Per la quarta volta in poco più di 15 anni, i bernesi vanno domenica alle urne per esprimersi sul futuro della Reitschule. L’ex maneggio, trasformato in centro culturale, fa ormai parte della città al punto che persino i radicali bocciano la proposta della destra di penalizzare questa struttura. Girando per le strade di Berna saltano all’occhio i manifesti scelti dai sostenitori della Reitschule per questa votazione. Il vecchio edificio (risale al 1897) pieno di graffiti viene simbolicamente riprodotto accanto a Palazzo federale o nei pressi della famosa Torre dell’orologio. È come dire che questo centro è parte integrante della città. L’edificio è stato occupato una prima volta dai giovani tra il 1981 e il 1982 e poi di nuovo nel 1987. Da allora, non se ne sono più andati. Naturalmente vi è stato un continuo cambio generazionale. «Una generazione alla Reitschule dura circa tre, quattro anni» precisa al Tages Anzeiger lo scrittore Lukas Bärfuss, che un tempo ne faceva parte. È qui che molti giovani artisti hanno mosso i primi passi e altri continuano a farlo. Sotto questo tetto giovani e meno giovani si incontrano per vedere film, ascoltare concerti o rappresentazioni teatrali. Sono quasi 42 mila persone all’anno, precisano i gestori della Reithalle, come viene anche chiamata da molti. L’ex maneggio oggi è un centro ben strutturato, con tanto di bar, ristorante, biblioteca, cinema, teatro, sale per concerti, tipografia, ma c’è anche una falegnameria e persino degli alloggi. Nella grande sala del maneggio una volta al mese si tiene un mercato delle pulci ed è qui che i giovani si esercitano quotidianamente con i loro skateboard. Insomma, anche se gli anni passano la vita pulsa più che mai. La Reitschule continua comunque ad avere i suoi nemici. Uno di questi è Simon Glauser, esponente dell’Udc cittadina che è sostenuto dal suo partito e dai Democratici svizzeri. Per lui «la Reitschule è il simbolo dell’estrema sinistra», come ha precisato in una intervista alla Berner Zeitung. È stato lui a concepire l’iniziativa “Niente diritti speciali per la Reitschule” sulla quale si voterà domenica prossima. Chiede che i responsabili del maneggio paghino alla città, cui l’edificio appartiene, affitti di mercato per il ristorante, i locali commerciali e gli alloggi, ciò che potrebbe minare l’esistenza stessa della struttura. A forte maggioranza, il parlamento cittadino ha bocciato l’iniziativa. Indiscutibilmente, i responsabili della Reithalle godono di molti appoggi in città. Non sono sostenuti solo da sinistra, verdi ed esponenti sindacali, ma in questo caso anche dal Partito radicale cittadino. Molti artisti, alcuni dei quali hanno mosso i primi passi proprio sotto questo tetto, e personalità cittadine hanno poi firmato l’appello “La Reitschule resta” e invitano a votare no domenica prossima. Il coro dei No è così ampio, anche perché da un anno a questa parte i gestori dell’ex maneggio hanno concluso con le autorità cittadine un contratto di prestazioni che durerà sino al 2007 e che di fatto rende superflua l’iniziativa. La città copre i costi d’affitto dei locali e una parte dei costi di gestione (60 mila franchi all’anno). Dal canto loro i responsabili dell’ex maneggio si impegnato a tenere una corretta amministrazione del centro culturale. La città sostiene in modo analogo, ma in quantità più consistente, altre attività culturali cittadine, come la Dumpfzentrale, il Teatro del macello, la Kunsthalle, il Museo delle belle arti e il teatro cittadino. La Reitschule esiste soprattutto grazie al lavoro di volontariato, ma deve sostenere molti costi. Per pagare elettricità, riscaldamento, immondizie, assicurazioni, tasse e lavori vari di riparazioni l’anno scorso sono stati spesi 120 mila franchi. Non mancano le entrate, per esempio attraverso il prezzo del biglietto degli spettacoli che non può essere superiore a 20 franchi. Il consumo di bevande alcoliche è penalizzato con una tassa che serve per finanziare attività che non riescono a coprire i costi, come è il mensile Megafon. L’obiettivo degli iniziativisti è di rendere più cara questa struttura per chi la usa, in particolare le organizzazioni anti-global o dell’estrema sinistra che tengono qui le loro assemblee e riunioni. È questo che disturba veramente la destra. Per questo i bernesi devono andare ancora una volta alle urne, anche se finora si sono sempre espressi in favore di questo centro culturale che, votazione dopo votazione, è sempre più ancorato nella città.

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25.11.05

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