Altra soppressione d'impieghi alle Officine di Bellinzona, accompagnata da investimenti per 30 milioni. In una conferenza stampa piuttosto affollata del mercoledi mattina, i dirigenti di Ffs Cargo, Daniel Nordmann e il direttore Officine di Bellinzona, Paul Hänner, hanno annunciato l'eliminazione di 72 posti di lavoro nell'arco dei prossimi 3 anni. Stando a quanto affermato dai dirigenti, ma anche in ossequio al Contratto collettivo di lavoro, non ci saranno licenziamenti. Si ricorrerà dunque alla fluttuazione naturale prevista (pensionamenti). Questa fluttuazione è però insufficiente e quindi almeno 25 persone saranno indirizzate verso il servizio di Riorientamento professionale e lavoro (Noa). 7 persone hanno già ricevuto lo stesso mercoledì mattina la lettera di presentarsi al Noa. Alle 11.30, uno di questi lavoratori ha subito un crollo psicofisico ed è stato soccorso dalla Croce verde di Bellinzona. La prima vittima della ristrutturazione.

«Le Officine di Bellinzona godono di una buona posizione geografica, forniscono prodotti di buona qualità. Hanno però un difetto: i prezzi elevati. È quindi necessario migliorare la produttività del 20 per cento per ottenere dei risultati positivi» queste in sintesi le ragioni dei tagli di 70 posti di lavoro espresse da Daniel Nordmann, direttore della divisione Ffs Cargo. A titolo di esempio ha citato la perdita di una comanda del cliente Hupac (di cui Nordmann è vicepresidente, ndr.) in ragione dei prezzi superiori del 20 per cento nei confronti dei tedeschi che si sono aggiudicati l'ordine. Per questi motivi, Ffs Cargo ha deciso da un lato di investire 30 milioni nelle Officine di Bellinzona per migliorarne tecnologia e strutture, e contemporaneamente la soppressione di 72 posti di lavoro.
Se la volontà di investire nella sede di Bellinzona è stata accolta come una nota positiva per il futuro dell'Officina bellinzonese, l'esposizione dei dirigenti di Ffs Cargo delle ragioni e delle modalità dei tagli dei posti di lavoro lasciano alcuni dubbi (cfr. il riquadrato in alto a destra). Non a caso, il sindacato Sev nel suo comunicato stampa a commento dei tagli e investimenti annunciati, dichiara: «il Sev intende porre a Ffs Cargo condizioni chiare per questa ennesima ristrutturazione: chiare indicazioni sull'investimento di 30 milioni di franchi». Inoltre il Sev afferma che «i tagli sono eccessivi. Se le soppressioni di posti di lavoro fossero veramente inevitabili, dovranno avvenire tramite fluttuazioni naturali. I pensionamenti anticipati devono essere facilitati da contributi di Ffs Cargo».
Pietro Gianolli del sindacato Sev esprime poi un'altra preoccupazione «Gli operai delle Officine stanno lavorando a ritmi impressionanti. So di casi di operai che hanno lavorato gli ultimi 5 sabati consecutivi, oltre ai normali 5 giorni settimanali. Altri stanno accumulando ore straordinarie in forma esponenziale. Le Officine di Bellinzona hanno quindi un sovraccarico di lavoro ed ora annunciano di voler tagliare 70 impieghi. Come riusciranno a soddisfare tutte le comande con meno personale non è assolutamente chiaro».
Nel suo comunicato, il sindacato aggiunge: «Il Sev constata da tempo come alle Officine di Bellinzona la pressione sui dipendenti non faccia che aumentare, in particolare nei confronti delle fasce più deboli, sul personale non specializzato o con capacità lavorative ridotte per motivi di salute». In effetti, alle Officine di Bellinzona sono molteplici gli strumenti messi in atto per esercitare una pressione sui lavoratori con il vantato obiettivo di voler aumentare la produttività. Il metodo Kaizen, detto anche il metodo giapponese della Toyota, è stato introdotto l'anno scorso e prevede sei punti centrali per una riorganizzazione del lavoro con lo scopo di ottenere una riduzione di quei processi che non creano valore aggiunto sul prodotto. Secondo i dirigenti delle Officine, questo sistema avrebbe già aumentato del 20 per cento la produttività nei settori dove è stato applicato. Secondo metodo, il Multimoment (Mtm), che in pratica consiste nel cronometrare i tempi di lavoro degli operai ad una macchina e definirne la produttività in base ai tempi rilevati. Avete presente, Charlie Chaplin nel film Tempi moderni, quello dove rincorre le lancette dell'orologio?
Terzo strumento di pressione, la gestione delle assenze. Secondo la direzione sono troppe. Quindi ogni impiegato che sarà malato per 2 volte in 6 mesi, sarà interrogato sulle ragioni delle sue malattie.
Quarto strumento, la flessibilità del personale. La prima riguarda la volontà di annualizzare il tempo di lavoro invece di calcolarlo su base mensile. Ciò significa stabilire un monte ore di lavoro annuale nel quale impiegare il personale a seconda delle ordinazioni. Lavorare molto di più in certi periodi dell'anno e lasciarli a casa quanto conviene. La conseguenza per il personale è la difficoltà a pianificare una vita sociale al di fuori del lavoro. Altro elemento che si inserisce nella flessibilità riguarda l'impiego di personale temporaneo dalle agenzie di lavoro interinale. Nel 2001 le Ffs cargo hanno stipulato un contratto in questo senso con l'agenzia interinale Adecco. Progressivamente, come illustrato dalla tabella, il numero di lavoratori interinali non ha fatto altro che aumentare. La giustificazione della direzione è che il ricorso a personale temporaneo è dovuto a specifici contratti che hanno una durata limitata nel tempo. In un articolo di area (nr. 48, 2005) la dirigenza Ffs Cargo interpellata rispondeva che i lavoratori interinali sarebbero stati impiegati per un preciso tipo di lavoro, l'installazione sulle locomotive degli strumenti per il rilevamento dei segnali di cabina impiegati in futuro sulla nuova linea Mattstetten-Rothrist e nella galleria di base del Lötschberg. Concludevano affermando che «la tendenza dovrebbe invertirsi nel 2006, quando il numero di collaboratori temporanei impiegati in Ticino dovrebbe dimezzarsi attestandosi attorno alle 20-25 unità». Oggi, aprile 2007, i collaboratori temporanei alle sole Officine di Bellinzona sono 60 unità. L'impressione dunque è che i lavoratori temporanei non sia una esigenza temporanea, ma una forma "normale" dell'organico degli impiegati.
Quinto strumento, l'annuncio di questa settimana della soppressione di 70 posti di lavoro.
«Siamo uomini, non attrezzi» commenta Gianni Frizzo, presidente della Commissione del personale Officine. «Una delle critiche principali che rivolgiamo alla dirigenza è la scarsa capacità di relazionarsi con gli impiegati. Hanno adottato una serie di misure e di pressioni sui lavoratori senza dimostrare nessun rispetto delle persone. Inoltre nelle loro comunicazioni, come quest'ultima, stanno perdendo ulteriormente la loro credibilità presso il personale.»

Comunicazione poco chiara

A fine marzo, il direttore Ffs Cargo Daniel Nordmann era giunto in Ticino per comunicare ai partiti locali le sue intenzioni nei confronti del futuro delle Officine di Bellinzona.
Mercoledì 25 aprile ore 8.30 l'appuntamento è con i sindacati per comunicare le decisioni. Alle 9 invece vengono informati gli operai per il tramite della Commissione del personale delle Officine. Alle 10.30 si Nordmann si presenta alla stampa per ufficializzare quanto previsto. Ma l'impressione avuta è che le informazioni comunicate siano state poco chiare. Sensazione condivisa da chi ha partecipato ad uno dei vari momenti informativi.
Le possibilità sono due, o i dirigenti non sono all'altezza nel comunicare i loro piani, oppure non li vogliono esporre con tutta la necessaria trasparenza. Una trasparenza dovuta al fatto che la Ffs Cargo appartiene alla Confederazione e, di riflesso, a tutti i contribuenti svizzeri. Da ciò deriva il diritto di sapere per i cittadini e il dovere di informare chiaramente sui progetti di ristrutturazione previsti da parte della dirigenza. A titolo d'esempio, durante la conferenza stampa i dirigenti Nordmann e Paul Hänner non hanno saputo dire con precisione quanti dei 72 posti di lavoro soppressi riguardano personale con contratto fisso e quanti personale interinale. In secondo luogo non hanno saputo dire con precisione quanti degli impieghi soppressi riguardano il personale produttivo o quello amministrativo. Non hanno neanche chiarito i dubbi sulla promessa di 30 milioni d'investimento se il totale dell'importo si riferisce a futuri investimenti oppure, come appare dal testo scritto consegnato in conferenza stampa, comprende la nuova sala prove locomotive in funzione da quasi un anno.
Tutte risposte che non dovrebbero essere difficili da formulare se il piano d'investimenti e ristrutturazioni del personale triennale esistesse. Tutt'altro che chiara quindi l'esposizione dei dirigenti Ffs Cargo.

Pubblicato il 

27.04.07

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