Ristrutturazioni, ottimizzazioni, riorganizzazioni e ancora ristrutturazioni. È questo il leit motiv che contrassegna la vita di aziende ancora pubbliche (per quanto?), quali Swisscom e La Posta. E con esse la vita di migliaia di persone. Abbiamo usato la parola persone – e non dipendenti – volutamente. Dietro qualunque scelta di natura aziendale ci sono, infatti, persone e non numeri. Donne e uomini che non vogliono e non possono ripensare e pianificare la loro vita ogni volta che una mattina qualcuno, sopra la loro testa, decide una nuova strategia aziendale (vedi articolo a pagina 6). Ed ecco le famose strategie celate dietro acronimi e sigle accattivanti. Rema, Futura plus, Optima ecc. nascondono in realtà classicissimi tagli di personale, denominati eufemisticamente e semplicemente «fluttuazione naturale dell’organico», come se cambiasse qualcosa per chi è direttamente toccato dalla perdita del posto di lavoro. Peggioramenti di servizi pubblici essenziali, come le chiusure di uffici postali periferici chiamate «razionalizzazioni e ottimizzazioni»; cancellazioni di sedi regionali (vedi Directories di Bellinzona) importantissime per la «clientela», una volta semplice «utenza», che si vuole servire. Un modo per indorare la pillola amara della verità. Il tutto potrebbe essere riassunto semplicemente e onestamente in una frase: «smantellamento di servizi pubblici in nome del profitto e del mercato». Lo dichiarassero, almeno sarebbe chiaro l’obiettivo cui mirano i capoccioni che guidano queste aziende e i cittadini e la società tutta si potrebbero comportare di conseguenza. Invece no, si cerca di nascondere sempre la verità «vera» per sviare, ingannare e cercare il consenso. Si giustificano scelte, sbagliate, in nome di un mercato che in realtà non esiste o che comunque è troppo piccolo per legittimare opzioni estreme. Un mercato virtuale che esiste solo nelle menti di alcuni politici e manager ma che trasforma in denaro sonante, per questi ultimi, scelte drammatiche per altri.

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19.04.02

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