«Palazzaccio»: circondato. Rai: circondata. Dal palazzo della Cassazione, a Roma, alla sede della televisione pubblica, l’«abbraccio» dei girotondi avvolge i luoghi-simbolo della democrazia «per difenderli, perché nessuno li tocchi, li deformi, li strumentalizzi», dice con ferma pacatezza Silvia Bonucci, traduttrice, madrelingua francese, iniziatrice dei girotondi romani con Marina Astrologo, anche lei traduttrice (ha curato l’edizione italiana di Harry Potter) ma soprattutto amica.
A ripensarci, dice, è una cosa che è nata tra amiche, tra donne: «era venuto il momento di fare qualcosa». Cosa? Innanzitutto dire che «i diritti vanno estesi e non ridotti, e che la difesa della democrazia è un affare di tutti». Le chiamano «girotondine». Hanno iniziato a Milano, stringendo in un cordone d’amicizia il palazzo di Giustizia, hanno continuato a Roma, erano tra i quarantamila del Palavobis, e i tre milioni della manifestazioni della Cgil. Le girotondine difendono i valori e principi che vengono minacciati. La giustizia, ma anche l’informazione – circondando la Rai –, con migliaia di girotondisti anche attorno alle sedi di altre città, non solo a Roma o Milano, a Firenze, Torino, Palermo…
Adesso tocca alla scuola, poi verrà il turno della sanità. Sabato 13 aprile la catena dei «nessuno tocchi la democrazia» cingerà il ministero della Pubblica istruzione a Trastevere. Silvia Bonucci ci sarà, in prima linea, forse con lei il «soldato Moretti» che ha già obbedito due volte alle «cape» dei girotondi. I mail riempiono la messaggeria elettronica, tanti, troppi. Silvia ha poco tempo, per il lavoro, per le relazioni pubbliche, ma trova un’ora nella sua agenda e mi dà appuntamento a Piazza Farnese. «Salvaguardare la Costituzione, ecco cosa facciamo. Vogliamo difendere i diritti costituzionali, né più né meno». Silvia Bonucci sa cosa significa «aderire al significato» di un testo. Ha tradotto i film di Moretti, gli ha fatto da interprete a Cannes, ha tradotto in italiano anche Amélie Poulain, ma non ha lavorato soltanto nel cinema. Le vere opere sono i cataloghi d’arte d’Electa tradotti per Gallimard. Capire il significato di un testo, tradurlo, viverlo, farne scaturirne idee, isolarne il senso. Non è un caso che questa esigenza sia sentita da traduttrici professioniste. La Costituzione, questo testo poco sconosciuto scende in piazza, viene incarnato dai cittadini ordinari, come è giusto, come è scritto, o quasi. In un paese in cui il «falso» diventa prodigiosamente il «vero», nelle televisioni, nelle aule dei tribunali, domani tra i banchi di scuola, le ragazze del «tenersi per mano» richiamano al «senso» della democrazia.
Silvia, non temi che in questa Italia dei «doppi fini», dove tutto è recuperato e travisato, strumentalizzato, e ridotto a logiche di bottega, i girotondi vengano a loro volta imbrattati dalla retorica qualunquista del «lo fanno perché hanno un interesse personale»?
No, se avessi, se avessimo paura di questo resteremmo a casa. Il fatto che siamo scesi in piazza dimostra che questa preoccupazione non ci angoscia. Anzi è proprio contro questa deformazione delle cose, delle parole e dei diritti, che protestiamo.
I girotondi si rifanno in qualche modo ai girotondi dei bambini, magari alludendo ad un simbolico «tutti giù per terra», oppure non c’entrano nulla?
Forse, in modo irrazionale, qualcosa dei girotondi dei bambini c’è. In realtà il girotondo «protegge» le entità che circonda. Il cordone attorno alla Rai ha voluto simbolicamente fare scudo, a protezione dell’informazione libera, pluralista e democratica. Così come quello attorno al palazzo di giustizia ha inteso tutelare la giustizia. In origine i girotondi erano dei cordoni, delle catene. Poi però la gente era stufa di stare in piedi, tenere la mano del vicino senza fare nulla. Allora si è messa a girare…
Se il girotondo protegge i luoghi-simbolo della democrazia, allora quello che è stato organizzato attorno alla City di Londra, centro mondiale della finanza, se ho capito bene, è stato fatto senza criterio?
Esatto. Adesso i girotondi spuntano come funghi e vengono usati senza capire il perché e il come. Quello contro l’intitolazione di una piazza di Aulla a Bettino Craxi andava ad esempio nel senso giusto, perché i girotondisti hanno voluto dire che volevano tenersi la piazza intitolata ad Antonio Gramsci invece di ritrovarci il nome di Bettino Craxi. Un caso di piazza a difesa della piazza!
Avete patito del clima della criminalizzazione instaurato dal potere berlusconiano contro le manifestazioni, sindacali o autoconvocate che siano?
L’assassinio di Marco Biagi ci ha fatti sprofondare in una grossa angoscia. Non capivamo all’inizio cosa fosse successo, e abbiamo temuto le conseguenze e anche le implicazioni che sarebbero scaturite da un preteso ritorno del terrorismo. Questa angoscia è stata comunque avvertita da tutti gli italiani. I girotondi sono stati sì investiti da questo clima. E sono stati anche direttamente criminalizzati. Dall'ex deputata europea di Forza Italia Ombretta Colli, che ha dichiarato in un’intervista a Repubblica qualcosa come: «tra girotondi e pistole c’è solo un passo». Ma noi non abbiamo reagito.
Insomma qualche trappola vi è stata tesa. Qualcuno ha tentato di recuperarvi politicamente?
No, assolutamente no, noi siamo indipendenti. La forza dei girotondi è l’indipendenza. Non rappresentiamo nessuno, se non le nostre idee, i nostri convincimenti, che poi sono quelli di chi vuole difendere la democrazia in uno Stato costituzionale e di diritto. Siamo in tanti, inafferrabili perché proveniamo da diversi orizzonti. Non è possibile contenerci in uno slogan o in un movimento politico. Chi manifesta nei girotondi appartiene a sfere diverse, a destra come a sinistra. Il girotondo è un mezzo, uno strumento di manifestazione per tutti. I politici non possono recuperarci, noi tra l’altro non abbiamo mai sollecitato il loro aiuto.
Chi sono i girotondisti?
Docenti universitari, professionisti e artisti, ma anche avvocati, imprenditori, operai… Molti sono venuti sull’onda del j’accuse di Nanni Moretti, a Piazza Navona, contro la leadership del centrosinistra. I girotondi e i girotondisti, malgrado la partecipazione di celebrità, oltre a Moretti, Margherita Hak, Roberto Vecchioni …, non hanno volto.
Dopo lo «scudo di gente che si teneva per mano» attorno al palazzo di giustizia di Milano, il procuratore capo di Milano, Gerardo D’Ambrosio, ha commentato: la gente ha capito che sotto tiro non ci sono solo i giudici…
Ad essere sotto attacco è la democrazia. Un attacco sferrato da quei poteri che dovrebbero invece difenderla e potenziarla. Sabato 13 aprile il terzo girotondo circonderà il palazzo-simbolo dell’educazione scolastica, il ministero della Pubblica istruzione, per urlare che non si tolgono i diritti agli studenti, casomai vanno estesi. La politica del governo tocca anche l’università e la ricerca che si vedono private di risorse finanziare importanti a seguito dei tagli di costi. Così non si può continuare.
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