Giovani padroni, vecchie idee

Viva la Svizzera ricca di cultura, usanze, costumi e tradizioni. Abbasso coloro che si appropriano dell'amor patrio per giustificare ideali ed interessi di parte. Tra questi possiamo senza dubbio citare i giovani leghisti, un'organizzazione che vuole intervenire nel panorama politico ticinese ma tende a dare però poco valore alle parole. In effetti si proclamano "Padroni a casa nostra!" (come possiamo leggere su uno dei loro striscioni): padroni, quindi possessori, proprietari di casa loro, dunque anche di casa nostra, ohibò della Svizzera! Ehi, un momento, come padroni? L'annuncio di una manifestazione in difesa della nostra cultura, dei nostri usi, dei nostri costumi e delle nostre tradizioni, ci svela che il termine padroni è da estendersi a quello di Svizzeri e da opporsi agli altri perché diversi e quindi pericolosi o sbagliati. In una democrazia sviluppata, una manifestazione come questa ha il diritto di essere tenuta, ma non quello di voler rappresentare la visione dei giovani ticinesi (leggiamo sul volantino "i giovani leghisti e altri enti giovanili manifesteranno sotto la denominazione di giovani ticinesi"). Padroni della Svizzera sono tutti quelli che ci vivono, ci lavorano, ci soffrono e la arricchiscono con le loro esperienze, conoscenze e specificità. La nostra bandiera ci rappresenta tutti: dal multimilionario alla perenne ricerca di sgravi, al senzatetto di passaggio ieri alla stazione di Lugano in cerca di un riparo, perché far parte della Svizzera è un punto di partenza e non un punto di arrivo.
Ci insegnano che il mondo economico debba prestare molta attenzione ai cambiamenti, essere flessibile e pronto ad adeguarsi per inseguire una sempre maggiore competitività; la società dovrebbe al contrario chiudersi a riccio? Una persona può essere svizzera nel più profondo significato del termine, senza disprezzare il resto del mondo. Difendere i valori tipici della Svizzera significa sviluppare la solidarietà verso i più poveri, verso coloro che hanno bisogno di aiuto, concepire i rapporti tra gruppi diversi come dialogo e ricerca del consenso. Questi "enti giovanili" che manifesteranno a Lugano non difendono i valori nazionali, la bandiera svizzera o la tradizione, promuovono invece le loro idee nascondendole e contrabbandandole per valori nazionalmente condivisi. Da questo punto di vista, in una democrazia sviluppata, abbiamo il dovere di dissentire e di mettere in guardia la popolazione affinché vengano isolate le vere ragioni che portano questo gruppo a manifestare. Il pericolo che nasce dalla confusione tra i gli intenti esplicitati e quelli che si possono sospettare potrebbe spingere chi crede in una società accogliente e solidale a reagire in modo provocatorio, mentre l'unica risposta possibile deve essere basata sul dialogo.
In quanto componente giovane di un partito con responsabilità di governo ci si aspetterebbe dai giovani leghisti che partecipassero maggiormente al processo democratico ed evitassero l'uso maldestro del titolo di "giovani ticinesi".

* Gioventù Socialista Ticino

Pubblicato il

08.12.2006 13:30
Clio Rossi
Ronnie David