Giochi con le frontiere

Non capisco tutto questo can-can per tre topi sui manifesti UDC… era più logico un gatt-gatt. Suvvia, tutti benpensanti ad un tratto, bisogna saper un po' sdrammatizzare. Era solo una simpatica provocazione impersonata da tre altrettanto simpatici toponi. Ah no? I ratti italiani e rumeni non vanno bene e invece l'americano Mickey Mouse è buono anche per i bambini. Lo hanno sottolineato in molti: il ratto come animale simbolo ha alle spalle una lunga e gloriosa tradizione iconografica che sarebbe peccato interrompere. D'altronde è famosa l'antica fiaba del topo di città e del topo di campagna (pubblicitaria). Infine, oh ticinesi, ricordatevi che stavamo mandando un Ratti a Berna come consigliere federale (Bundes-Ratt). Purtroppo Oltralpe "Maus" fa rima con "raus"…
Questo quello che avevo da dire sul topos del topo. Animaletto perfetto visto che non parliamo esattamente di quattro gatti. Nel merito della questione: ci riferiamo a 45mila frontalieri (circa).
La domanda è: ne abbiamo veramente bisogno? Certo che no. Basta col bla-bla retorico sui lavori "umili" che i ticinesi non vogliono fare. Come dire che un ticinese non sarebbe lieto di impilare mattoni, di asfaltare le proprie strade o - per rimanere nell'attualità stretta - di  scavarsi i suoi tunnel da sé. Non possiamo più fare questi lavori appaganti perché qualcuno deve pur mandare avanti il settore terziario in questo paese. Ma sappiate che ci sono migliaia di ticinesi ai quali il nodo della cravatta sta troppo stretto e guarda con invidia agli operai che stanno lì all'aperto, liberi di crogiolarsi al sole, all'aria, alla pioggia. Lavoratori in forma invidiabile che non devono trascinarsi in palestra dopo una dura giornata di lavoro per cercare di mettere un argine al proprio decadimento fisico. Avete mai sentito cantare un impiegato di banca allo sportello? E un muratore su un cantiere? Ci sarà un perché. Adesso, bisogna ammetterlo, comincia ad arrivare qualche italiano disposto a sacrificarsi sgobbando segregato in una banca svizzera. Noi persino contenti perché dovevano aiutarci a rastrellare meglio capitali italiani. Sì, poi però ci fanno gli scudi fiscali contro. Insomma mai che si trovi qualcuno disposto a farsi sfruttare fino in fondo.
Lavorano nelle fabbriche? Un privilegio! Vuoi mettere gustarti la poesia dell'aurora, lo spettacolo commovente della luce che comincia a rischiarare i dolci declivi delle nostre zone industriali. E una giornata lavorativa fatta di routine ma anche di emozioni forti, oggi la fabbrica c'è, domani, chissà? magari sposta l'attività produttiva a Shangai.
Lavorano negli ospedali? Ma la professione para-medica è come la prostituzione, non si esercita mai nel proprio paese. Noi rubiamo gli infermieri alla Lombardia, la Lombardia al Meridione d'Italia, il Meridione al Nord Africa e via di seguito.
Concludo: i frontalieri non ci servono. Facciamo da soli, ci bastano le nostre patate nei nostri orti, le nostre castagne e bacche nei nostri boschi. E col latte delle nostre mucche faremo il formaggio per i nostri topi. Ecco.

Pubblicato il

22.10.2010 13:30
Flavia Parodi