Germania, l'anno degli scioperi

La protesta dei lavoratori tedeschi del servizio pubblico contro l’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario nei giorni scorsi, dalle strade, si è spostata per qualche ora al Bundestag di Berlino. Nel corso di un dibattito parlamentare sullo sciopero, che ormai da un mese e mezzo paralizza il paese, i deputati della Linke/Pds hanno srotolato striscioni e indossato casacche del sindacato del terziario Verdi in segno di solidarietà con i lavoratori in agitazione. L’iniziativa non è piaciuta agli esponenti degli altri gruppi parlamentari, che hanno parlato di “spettacolo indecoroso”, ma ha contribuito certamente a infiammare il dibattito pubblico su uno sciopero, fino a quel momento, del tutto ignorato dal governo di grande coalizione guidato da Angela Merkel. Se tuttora, infatti, non sembrano esserci soluzioni in vista nel contenzioso tra le controparti, molte responsabilità sono da attribuirsi proprio al governo federale che ha preferito adottare la strategia dello struzzo, non intromettendosi nel braccio di ferro tra i Länder e i lavoratori. Che di una mediazione ci sia, invece, bisogno lo dimostra il fatto che, mentre a livello comunale sindacato e datori di lavoro hanno, in alcuni casi, trovato un accordo dopo una lunga serie di trattative, sul versante dei Länder le posizioni continuano a rimanere intransigenti. Sia ad Amburgo che in Bassa Sassonia il sindacato Verdi e le amministrazioni comunali si sono accordate su un aumento della settimana lavorativa da 38,5 a 39 ore a salario invariato (di 40 ore era la richiesta iniziale dei comuni), ma dall’aumento sono esclusi i cosiddetti lavori usuranti, come, ad esempio, quello di infermiere o operatore ecologico. Sulla stessa base si sta trattando in queste ore tra il sindacato e i comuni in Baden-Württemberg. Ai governi regionali, però, neanche questa soluzione di compromesso sembra andare bene. Il portavoce dei Länder, il democristiano Hartmut Möllring, in sei settimane di sciopero non si è mosso di un passo. La posizione dei datori di lavoro regionali rimane l’aumento indiscriminato a 40 ore lavorative la settimana a parità di salario e la cospicua riduzione dell’indennità per le ferie. Il rischio di una frattura tra Länder a guida Spd e quelli a maggioranza conservatrice è a questo punto concreto. Lo stesso leader di Verdi, Frank Bsirske, ha confermato che, a meno di rapidi colpi di scena, il suo sindacato è intenzionato a intavolare trattative separate con le regioni che segnalino disponibilità al compromesso. Tra queste non figurano certamente la Bassa Sassonia, il cui governatore Christian Wulff ha dichiarato di «non voler accettare alcun tipo di ricatto da parte sindacale», e la Baviera che punta ad un aumento della settimana lavorativa ad addirittura 42 ore. Le critiche giunte in questi giorni alla linea di condotta del “falco” Hartmut Möllring da parte della Spd fanno pensare che un Land come la Renania-Palatinato, guidata dal socialdemocratico Kurt Beck, potrebbe sottoscrivere in tempi brevissimi un accordo col sindacato. Fra poco più di una settimana in quel Land si vota per il rinnovo del parlamento regionale ed è probabile che Beck voglia presentarsi agli elettori con l’annuncio della fine degli scioperi. La possibilità di portare a buon fine le trattative con solo una parte dei Länder non soddisfa però Verdi. Un accordo a macchia di leopardo significherebbe di fatto la fine della contrattazione nazionale nel settore pubblico e, in prospettiva, un indebolimento della posizione dei lavoratori. Oltre alle agitazioni del settore pubblico, le più imponenti dal 1992, il governo di Angela Merkel e le amministrazioni regionali in questi giorni si trovano a fare i conti anche con la protesta dei medici. Il Marburger Bund, l’associazione di categoria dei camici bianchi delle cliniche universitarie e regionali, ha dato il via ad uno sciopero ad oltranza che garantisce solo i servizi d’emergenza. Nei nosocomi di Monaco, Bonn, Heidelberg e di diverse altre città universitarie tedesche nei giorni scorsi i medici hanno incrociato le braccia, dopo che quasi il 99 per cento degli aderenti al sindacato di categoria aveva approvato il passo tramite referendum. In base a quanto dichiarato da Ulrich Montgomery, presidente del Marburger Bund, i medici rivendicano aumenti salariali del 30 per cento (che li porterebbero ai livelli di retribuzione dei loro colleghi inglesi e olandesi) e orari di lavoro meno massacranti (al momento i turni di lavoro nelle cliniche arrivano spesso a 30 ore consecutive e gli straordinari in molti casi non vengono retribuiti). Ma non è finita, per i prossimi giorni anche i medici di base hanno annunciato di voler scendere in sciopero. Anche per loro le rivendicazioni sono di carattere economico, ma non solo. L’introduzione del ticket per le visite dal medico di famiglia e il progressivo aumento del numero di pazienti per ogni ambulatorio hanno fatto salire alle stelle le ore lavorative non retribuite e i compiti burocratici. Il 2006 sembra insomma un anno da primato quanto a scioperi per la Germania.

Pubblicato il

24.03.2006 03:30
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