In evidenza

Cerca

Esteri

Genocidio in diretta. E l’Italia gira la testa

Mentre il massacro di donne, uomini e bambini a Gaza per mano di Israele non conosce tregua, il governo mostra indifferenza e resta inginocchiato ai piedi di Netanyahu e Trump

Atto primo: l’Unione europea, fedele alleata del governo criminale di Tel Aviv, di fronte all’accelerazione del genocidio palestinese ha finalmente avuto un sia pur timido scatto di dignità e vota la sospensione degli accordi commerciali con Israele. 17 voti a favore, l’Italia vota contro insieme alla Germania. Ci risiamo con il famigerato asse Roma-Berlino.

 

Atto secondo, il giorno dopo: alla Camera dei deputati si discutono quattro mozioni sul massacro in atto a Gaza, una firmata da PD, M5S e AVS, una della maggioranza e due dei centristi (detti anche ruote di scorta del governo, Renzi e Calenda). In aula non c’è nessun membro del governo, salvo un sottosegretario agli esteri a testimonianza di quanto il cuore dei fascisti, leghisti e ultracapitalisti berlusconidi soffra per la strage di bambini, donne e uomini a Gaza come in Cisgiordania. Fuori dal Parlamento un sit-in di protesta chiede alla politica italiana di prendere finalmente una posizione netta, ritirare l’ambasciatore, sospendere il commercio di armi con il governo genocidario di Netanyahu. In aula prima del voto, quando accorrono tutti gli assenteisti, ci sono appena 10 deputati della maggioranza. Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni accusano Meloni e la sua corte di complicità nel massacro in Palestina realizzato con le armi e con la condanna di un popolo alla morte per fame e sete. Viene approvata la mozione di maggioranza che inginocchia l’Italia di fronte al “diritto a difendersi” di Netanyahu. Certo, non dovrebbe esagerare come sta facendo e lasciar passare qualche sacco di farina dal valico di Rafah.

 

Atto terzo: mentre a Montecitorio si litiga su Gaza, a Jenin una delegazione composta da 32 diplomatici europei, asiatici, nord- e sudamericani e arabi, autorizzata e garantita da un permesso del governo israeliano viene presa a fucilate dall’esercito di Netanyahu. Sette colpi sparati per fortuna in aria, falsa l’accusa avanzata da Tel Aviv ai diplomatici di aver deviato dal percorso autorizzato prima delle scuse d’ufficio alle vittime dell’attacco, tra cui il viceconsole italiano. L’Italia, come tutti i governi interessati, convoca l’ambasciatore di Tel Aviv a Roma per protestare, educatamente, e incassare le scuse. Il ministro degli esteri Tajani si affretta a precisare che “non dobbiamo punire lo Stato d’Israele e allontanarlo dall’Europa per colpa dei comportamenti sbagliati del suo governo”. E aggiunge: “Dobbiamo far capire a Netanyahu che sta sbagliando”, della serie ‘ammazzate qualche bambino in meno’. Comunque business is business e avanti con il traffico bilaterale di armamenti. La politica estera italiana che aveva caratterizzato il dopoguerra per tutta la Prima Repubblica, da Andreotti a Craxi, basata sull’equivicinanza con i palestinesi e lo Stato d’Israele è stata messa al rogo da Giorgia Meloni.

 

La politica estera del governo è dettata da Washington (e in subordine da Tel Aviv) sia in relazione al massacro dei palestinesi che al conflitto russo-ucraino. La storiella del ruolo ponte di Palazzo Chigi tra l’UE di Von der Leyen e gli USA di Trump fa ridere i polli, come dimostra la decisione di Meloni di non votare il piano pandemico dell’Organizzazione mondiale della sanità, in conformità con l’annuncio di Trump di volere uscire dall’OMS. Armi a Kiev fino alla improbabile vittoria finale, ma al tempo stesso non disturbare con nuove sanzioni alla Russia Trump che sta facendo parlare i due nemici. E se Trump dovesse fallire? Meloni è già pronta ad accucciarsi dietro la talare bianca del nuovo papa yankee che spera ardentemente si dimostri più conservatore di Francesco. Per il resto, la premier sta con i leader europei e mondiali sovranisti e fascisti. Persino socialisti, ma a condizione che siano pronti a inginocchiarsi al suo cospetto come ha fatto l’albanese Edi Rama, il leader amico che ospita i migranti da ributtare nel loro paese d’origine da cui sono fuggiti.

 

Il resto della politica governativa va come sempre, segnato dalle bugie di Meloni sul presunto boom dell’occupazione smentito persino dalla governativa Istat. Anche le morti sul lavoro vanno come sempre: le ultime due vittime sono una diciassettenne veneziana al primo giorno di lavoro al nero su un catamarano e un altro veneto, un autotrasportatore settantanovenne, un pensionato a cui la pensione non era sufficiente per vivere.

FOTO: Alamy Stock Photo

Pubblicato il

23.05.2025 10:34
Loris Campetti
Editore

Sindacato Unia

Direzione

Claudio Carrer

Redazione

Federica Bassi

Francesco Bonsaver

Raffaella Brignoni

Federico Franchini

Mattia Lento

Indirizzo
Redazione area
Via Canonica 3
CP 1344
CH-6901 Lugano
Contatto
info@areaonline.ch

Inserzioni pubblicitarie

Tariffe pubblicitarie

T. +4191 912 33 88
info@areaonline.ch

Abbonamenti

T. +4191 912 33 80
Formulario online

INFO

Su di noi

Iscrizione newsletter

Impressum

Privacy Policy

Cookies Policy