Gaia e le mode

Nella nostra società dell’informazione anche i temi o teorie scientifiche d’attualità seguono le mode. Questo è comprensibile per il tempo in atto, naturalmente molto variabile, per cui oggi parlo delle alluvioni in Siberia e settimana prossima un disastro da un’altra parte del globo mette in moto giornalisti e catene televisive: l’importante è fare sensazione! Bisogna dire che grazie all’abbondanza di scienziati, non è difficile trovarne qualcuno che confuti teorie più o meno accettate dalla maggioranza, nell’intento di profilarsi e ricevere quindi fondi per continuare la sua attività. Per quel che riguarda il clima, una bella teoria è purtroppo passata di moda: l’ipotesi Gaia di J. Lovelock. Non per questo, a mio giudizio, ha perso di attualità, al contrario. Ricordiamo brevemente il senso di questo approccio. Non conosciamo altri corpi celesti abitati da esseri viventi, malgrado ciò sia perfettamente possibile, anche se probabilmente piuttosto raro, dato che sono necessarie delle condizioni molto particolari. Il nostro pianeta ha subito delle variazioni ambientali considerevoli duranti i miliardi di anni di presenza della vita. L’ipotesi Gaia suggerisce che la biosfera, ossia l’insieme degli esseri viventi e del loro medio ambiente, non solo si adattano alle mutazioni, bensì contribuiscano a mantenere le condizioni tali da perpetrare la vita, favorendo delle specie oppure delle altre. Possiamo considerarla quindi come un unico essere vivente molto complesso, che si autoregola per sopravvivere: anche noi sviluppiamo la febbre per combattere un’infezione o sudiamo quando abbiamo caldo! Nel passato ci sono state delle variazioni importanti della concentrazione di biossido di carbonio (con le conseguenze sulla temperatura a causa dell’effetto serra). Queste hanno avuto delle conseguenze sul tipo di piante predominanti, che fissavano più o meno il carbonio atmosferico, e che a loro volta servivano a stabilizzarne i livelli. Avevamo quindi un sistema di autoregolamentazione. Gaia (ossia la dea madre terra degli antichi greci) ha però avuto la balzana idea di generare l’uomo, che si è moltiplicato in modo abnorme, ha depredato l’ambiente dove vive e in un tempo brevissimo sta modificando le condizioni ambientali (emissione di gas di serra, deforestazione, emissione di sostanze tossiche, ecc.). In più, egli si sente la specie "eletta" a cui tutto è permesso e anzi tutto deve girare a suo profitto. Non credo che Gaia si turbi troppo per questo: troverà sicuramente il modo di regolarsi, facendo gli opportuni "aggiustamenti strutturali", come si usa dire oggi. Probabilmente il ruolo della specie umana sarà dopo fortemente ridimensionato Chi sarà a farne le spese?

Pubblicato il

25.05.2001 13:00
Paolo Ambrosetti
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