Fuori i sindacati

Nel gigante blu (Swisscom), così denominato per distinguerlo da quello giallo (La Posta) dal quale si è separato qualche anno fa, emergono preoccupanti comportamenti antisindacali. Durante le attuali trattative per il rinnovo del Contratto collettivo c’è il malcelato tentativo di escludere i sindacati del settore. «In pratica – ci dichiara Angelo Zanetti segretario ticinese del Sindacato della comunicazione – Swisscom sta tentando di negoziare un Contratto nazionale quadro completamente vuoto e ogni singola unità dovrà negoziare gli aspetti salariali, l’orario e l’organizzazione del lavoro». Da tenere presente che queste contrattazioni successive non avverrebbero con i partner sociali riconosciuti ma con le commissioni aziendali. Ma a che pro tale atteggiamento? «Il motivo è presto detto – continua il sindacalista – in questo modo riescono ad ottenere migliori condizioni per loro e peggiori per i dipendenti. Ricordo che il gruppo Swisscom è composto ormai da aziende autonome. Queste imprese hanno ottenuto risultati aziendali diversi. Chi buoni e chi meno buoni». «Mobile – spiega Zanetti –, i telefonini per intenderci, ad esempio va bene e fa utili. La commissione di questa impresa potrebbe, forse, avere un contratto migliore rispetto a Fixnet (telefonia fissa) che va meno bene». La bontà della negoziazione dipenderà quindi da quello che riuscirà ad ottenere la commissione del personale della singola unità. Se questo è il modello che s’imporrà, i lavoratori rischieranno di prendere una brutta batosta. È quindi importantissimo il ruolo che dovrà giocare il sindacato per sensibilizzare tutto il personale Swisscom. «I dipendenti vicini al sindacato, che partecipano e sono attenti intravedono il segnale di pericolo ma purtroppo in questo settore esiste un deserto sindacale incredibile. Mi riferisco a tutto il mondo delle telecomunicazioni e del nuovo terziario. Il lavoro di sensibilizzazione da svolgere è lungo e i risultati si ottengono sul lungo periodo. Però si ottengono, come dimostra la soluzione che si è ottenuta per SwissDirectories», conclude ottimisticamente Zanetti. Nuovi tagli in Posta Il Sindacato della Comunicazione si occupa pure delle ex Ptt, l’attuale “La Posta” che sta anch’essa attraversando un periodo poco felice della sua storia centenaria. Dopo la decisione del Consiglio nazionale di liberalizzare l’ultimo monopolio che le rimaneva (gli invii sotto i 2 kg), un dipendente ha commentato amaramente «stanno buttando all’aria 150 anni di tradizione». Anche la Posta, come sua “figlia” Swisscom, pur non essendo ancora una Società anonima, è divisa in tantissime unità e il vecchio servizio che l’ha resa gloriosa agli occhi degli svizzeri e invidiata all’estero, è diventato un settore marginale della sua attività. Infatti si occupa prevalentemente di quello i manager chiamano “servizi terzi” e cioè la vendita di fondi azionari, di telefonini, materiale di cancelleria, computer ecc.., dimenticando il core business e cioè la consegna delle lettere e dei pacchi. «Questo aspetto – ci racconta Zanetti – lo si vede chiaramente nel progetto Rema che prevede la chiusura di tutti i 18 centri lettere e la concentrazione dell’attività in due soli centri. Di questi non si sa né dove verranno costruiti né quando lo saranno». Ed è molto probabile che il Ticino non avrà nessun centro di smistamento. «Ciò vuol dire che si perderanno solo in Ticino 250-300 posti di lavoro». Numero che potrebbe aumentare se si tiene conto dell’“indotto Posta”: i trasporti e le autofficine aziendali. Contro questo folle progetto il Sindacato della comunicazione e altre organizzazioni hanno l’intenzione di creare un comitato cantonale per cercare di frenare la morìa di posti in Ticino. La decisione del Consiglio nazionale accelererà questo progetto Rema. «Oggi il personale è sotto pressione e i cittadini non immaginano che chi lavora in Posta sta male» conclude laconico Zanetti.

Pubblicato il

11.10.2002 02:00
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