Averne – si è quasi tentati di dire – di governi di destra come quello costituito dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Sette donne su 15 ministri, un socialista sostenitore di Ségolène Royal al ministero degli esteri, due altri esponenti della sinistra fra i segretari di Stato, il presidente di Emmaus nominato "Alto Commissario alle solidarietà attive conto la povertà", una figlia di marocchino e di algerina al ministero della giustizia, il numero due del governo incaricato dell'ambiente e dello sviluppo durevole. E poi, appena insediato il governo, il Presidente ha incontrato i sindacalisti del consorzio Airbus, oggi in difficoltà, mentre il primo ministro ha visitato un centro d'accoglienza per madri in difficoltà.
Solo "manovre"? Solo propaganda? Forse non solo, benché il programma di Sarkozy contenga un nocciolo duro propriamente di destra: detassazione delle ore straordinarie per mandare all'aria le 35 ore settimanali; riduzione delle imposte per i grandi patrimoni e abolizione o quasi dell'imposta di successione; ostacoli al ricongiungimento familiare degli immigrati; abbassamento dell'età penale dai 18 ai 16 anni… Ma, per l'appunto, non stiamo parlando della sinistra, ma della destra: che ci sembra un po' diversa dalla rozza destra svizzera o da quella berlusconiana, ferma all'anticomunismo viscerale.
I due più conosciuti esponenti di sinistra del nuovo governo, Bernard Kouchner agli esteri e Martin Hirsch alla lotta contro la povertà, rivendicano i loro dissensi con il presidente e il loro attaccamento ai valori per cui promettono di continuare a battersi. Opportunisti? Ambiziosi? Idealisti intenzionati a promuovere i loro obiettivi al di là degli schieramenti? Consideriamoli pure in "libertà vigilata", ma evitiamo di condannarli subito come "traditori" e riconosciamo anche il coraggio innovatore dell'odiato Sarkozy (il settario, il pericoloso, quello che vuole ripulire le banlieues dalla feccia, e accentrare tutti i poteri).
Kouchner (fondatore e presidente di "Medici senza frontiere") spera di condurre la Francia a più coerenza nella difesa dei diritti umani e nella lotta all'oppressione e alla miseria su scala mondiale. È vero che, con un brillante gioco di parole, viene definito "un tiersmondiste, deux tiers mondain", per un suo certo esibizionismo salottiero. Non dimentichiamo però che è stato molte volte sul terreno, in Africa, in Asia, in America Latina, in mezzo alla miseria e alle guerre, a praticare il lavoro umanitario. Né crediamo alle calunnie di chi sostiene che è stato favorevole all'intervento in Iraq: aveva solo detto di essere «contro la guerra e contro Saddam Hussein». Come dargli torto? Quanto al presidente di Emmaus, egli si propone di mettere in pratica una riforma che coniughi la garanzia del minimo vitale per tutti i poveri e gli incentivi a riprendere il lavoro, e che cancelli lo scandalo dei "working poor".
Ce la faranno i due "transfughi" della sinistra? Kouchner è stato chiaro: «Se, un giorno, la situazione divenisse inaccettabile per me, abbandonerò il governo. A tal fine, conto sulla vigilanza dei miei amici». Vigilare, dunque, non scomunicare.

Pubblicato il 

25.05.07

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