Formalismo elvetico che nuoce ai rifugiati

In materia di asilo, la Svizzera è come un’isola. È molto difficile arrivare fino al nostro paese senza averne attraversato prima un altro. Questa situazione è molto pratica per le autorità elvetiche: siccome il nostro paese applica il regolamento di Dublino, secondo cui è il primo paese di entrata in Europa ad analizzare la domanda di asilo, la maggior parte dei richiedenti che arrivano da noi possono essere rinviati verso altri Stati.
E la Svizzera non esita nell’applicare il regolamento molto rigorosamente: nel corso degli ultimi sei anni, le autorità hanno rinviato quasi 20.000 persone verso altri paesi europei, pari al 15 per cento dei richiedenti asilo arrivati in Svizzera. A termine di paragone, i rinvii effettuati dalla Germania rappresentano solo il tre per cento dei richiedenti.


Le conseguenze di questo formalismo elvetico sono catastrofiche per le persone vulnerabili: certe famiglie vengono separate, un ragazzo appena maggiorenne può rimanere in Svizzera ma i suoi genitori vengono rinviati; bambini che erano stati scolarizzati sono costretti ad abbandonare la propria classe nel corso dell’anno scolastico; persone invalide o malate vengono rinviate in paesi che non possono garantire loro le cure di cui necessitano. Questo nonostante la maggior parte di loro soddisfi i criteri stabiliti per ottenere lo statuto di rifugiato. Invece vengono sballottate da un paese all’altro, senza tenere conto della loro condizione.
Il regolamento Dublino, però, contiene esplicitamente una clausola di discrezionalità: ogni stato membro ha la libertà di esaminare una domanda di asilo depositata nel suo territorio, in particolare per motivi umanitari e di compassione. Quando una madre siriana ha dei famigliari che vivono in Svizzera, quando una coppia non è formalmente sposata ma ha dei figli, perché le nostre autorità si mostrano così intransigenti e separano delle famiglie?


Il sistema di Dublino può funzionare solo se gli Stati europei si mostrano solidali gli uni con gli altri. Ma dov’è la solidarietà quando un paese come l’Italia è confrontato con gli arrivi di decine di migliaia di richiedenti e altri paesi, che hanno la fortuna di non avere frontiere lungo il Mediterraneo, rifiutano di prendere a carico la loro parte e rinviano migliaia di persone verso la penisola? Quasi la metà di tutti i rinvii Dublino verso l’Italia provengono dalla Svizzera.


Il Consiglio federale può decidere di utilizzare la clausola di discrezionalità e proteggere così i rifugiati vulnerabili, le famiglie, le donne incinte o vittime della tratta, le persone anziane, invalide o traumatizzate da violenza o torture, i minorenni non accompagnati. Sarebbe un gesto di grande umanità.

Pubblicato il

26.04.2017 20:44
Sarah Rusconi
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