Il 31 gennaio scorso il Consiglio municipale di Zurigo ha elaborato un documento-appello (primo firmatario il sindaco Elmar Ledergerber) contenente dieci proposte (definite “regole”) per una nuova politica d’asilo in Svizzera. Lo scritto si rivolge in particolare a Confederazione e cantoni affinché impostino «con buonsenso e umanità» e «in modo produttivo e socialmente compatibile» tutte le problematiche derivanti dall’aumento dei flussi migratori. Le proposte si orientano in più direzioni: messa a disposizione di offerte di lavoro utili, formazione dei bambini e dei giovani, accelerazione delle procedure d’asilo e di quelle inerenti il rimpatrio di coloro la cui domanda è stata respinta, finanziamento delle prestazioni. Secondo il municipio della città sulla Limmat, è giunta l’ora di «finirla una volta per tutte con la propaganda psicologica contro i richiedenti l’asilo e con una politica che favorisce un contesto che induce alla criminalità.» Le città e i comuni non possono essere lasciati soli ad affrontare questioni che sovrastano le loro forze e competenze, tanto più in una fase in cui «le regole d’ammissione sono state inasprite, i mezzi tagliati massicciamente e le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo ridotte ad un livello pressoché inaccettabile». Un contesto di questo genere rappresenta «in tutta franchezza un invito alla microcriminalità o addirittura al commercio di stupefacenti.» Soccorso operaio apprezza il tono con cui il Municipio di Zurigo ha impostato il discorso e l’indirizzo generale che esprime in materia di politica d’asilo. Vista la tribuna da cui proviene, c’è da augurarsi che l’appello contribuisca a fare uscire il dibattito politico dal vicolo cieco in cui è stato cacciato, soprattutto da quelle forze che riducono la problematica degli asilanti ad una questione di repressione e di ordine pubblico. Non è un caso che la parte introduttiva alle dieci regole cominci con un riferimento alla votazione del 24 novembre 2002 sull’iniziativa dell’Udc sull’asilo. Il richiedente l’asilo non viene considerato come fonte di problemi ma come un essere umano che può dare un enorme contributo alla crescita civile e sociale della società che lo accoglie. L’adozione di misure repressive e l’inasprimento della legge sull’asilo non servono a risolvere i problemi; molto di più possono un atteggiamento umano e costruttivo e l’individuazione di soluzioni concrete volte ad entrare nel merito delle questioni, anche mediante l’individuazione e predisposizione di mezzi finanziari adeguati, senza i quali ogni discorso si limiterebbe ad una mera enunciazione di principi. Certo, non tutte le dieci proposte possono essere accettate (ma non è sui contenuti che volevamo soffermarci in questa sede). Purtuttavia esse offrono la possibilità di un confronto sulle cose da fare. Confronto, come accennato nella decima regola, che deve vedere protagoniste insieme alle istituzioni svizzere anche le organizzazioni degli stranieri. *Responsabile comunicazione Sos - regione Ticino

Pubblicato il 

01.05.03

Edizione cartacea

Rubrica

Nessun articolo correlato