La scorsa settimana, il Consiglio di Stato, riunitosi in conclave a Lugano per la due giorni di riflessione di metà legislatura, ha partorito e annunciato la riforma del "Regolamento sull’organizzazione del Consiglio di Stato e dell’amministrazione". Il vecchio regolamento risaliva addirittura al 1855 anche se di fatto non era applicato in tutti i suoi punti. Si pensi che c’era un articolo, il numero due, che stabiliva l’obbligo di residenza costante, per i consiglieri di Stato, nel capoluogo. Abbiamo chiesto ad Alex Pedrazzini, padre della nuova Costituzione cantonale e già consigliere di stato per il Ppd dal 1991 al 1999, alcune considerazioni sulla "riforma" e sui potenziali effetti che essa avrà sui futuri assetti governativi cantonali.
Il regolamento, risalente al 1855, è stato oggetto di una riforma apportatrice di novità, a parole, importanti. Secondo lei, Avv. Pedrazzini, è vera riforma?
Lo sarebbe se poi davvero il Consiglio di Stato, al momento opportuno, lo applicasse, ma le posso già annunciare che così non sarà.
La possibilità, prevista dal nuovo regolamento, di rivoluzionare il futuro assetto governativo con, ad esempio, un socialista al Dipartimento delle finanze ed economia, è secondo lei realistica?
No, non lo è. Quando la questione si porrà effettivamente, si farà marcia in dietro. Significative, d’altronde, sono le dichiarazioni del presidente del Plr Merlini che ha già detto che "al momento opportuno siamo pronti a discuterne". Ma di cosa si discuterà? Se il regolamento esiste occorrerà semplicemente applicarlo a meno che vi siano sin d’ora — come penso — riserve mentali.
Nel periodo della sua permanenza in Consiglio di Stato, aveva sofferto "l’assegnazione" partitica dei Dipartimenti?
No, il punto centrale non era stato tanto quello. Avevo sofferto, dal 1995 al 1999, di una maggioranza che imponeva la sua legge anche contro ogni logica e buon senso come nel caso delle scelte in materia di rifiuti e della redazione dell’atto di concessione a Thermoselect assurdamente penalizzante per il Cantone (ed oggi ne paghiamo le conseguenze, basta vedere quanti ricorsi siano fioccati!). Anche se avessi avuto un altro Dipartimento, la maggioranza liberal-leghista mi avrebbe costretto nove volte su dieci ad andare nella direzione da essa auspicata.
Può raccontarci qualche retroscena del famoso ritiro sul Lago d’Orta di 10 anni fa? Se non sbaglio la riforma di allora era molto più incisiva. Si trattava di ridurre, o meglio di redistribuire competenze?
Quello che viene oggi fatto passare per una rivoluzione del governo attuale altro non è se non la realizzazione postuma di quanto già avevamo deciso sul lago d’Orta. Poi però il regolamento non nacque perché v’era chi era interessato a non applicare la regola della rotazione per anzianità di servizio: dapprima si tergiversò e poi, nel 1995, quando si giunse al dunque, ci si rimangiò vergognosamente la parola. Ora Luigi Pedrazzini e Patrizia Pesenti sono riusciti a far passare il principio e tolgo loro tanto di cappello. Sono pronto però a scommettere che si cambieranno una volta ancora le carte in tavola. D’altronde se questo Governo fosse stato convinto della validità del principio della rotazione perchè avrebbe rifiutato il Dos al Ppd ad inizio legislatura? E perché, dopo la scomparsa di Buffi, non ha nemmeno discusso un secondo dell’attribuzione del Dic ad altri Consiglieri già in carica ?
Data questa riforma, quale attuale Consigliere di Stato metterebbe a quale dipartimento per la prima rotazione?
Quali siano i miei desideri poco conta. Vi dico, in anticipo ed in prima mondiale, come andranno le cose. Il successore di Marina Masoni a capo del Dfe sarà un liberale. Nell’eventualità in cui non fosse un liberale, si procederà dapprima a togliere peso al Dfe tramite una riforma interna e scorporo di parecchi settori da attribuirsi ad altro Dipartimento (sempre gestito dai liberali). Vuole scommettere? Se vince lei, regalerò a Marina Masoni un abbonamento ad "Area"; se vinco io, lei le regalerà un abbonamento a "Popolo e Libertà". D’accordo?
Un avviso ai lettori: non buttate questo articolo, tornerà d’attualità nell’aprile del 2003.
Aspetteremo con ansia le elezioni cantonali del 2003 per il rinnovo del Gran consiglio e del Consiglio di Stato per vedere se il "monello" Alex Pedrazzini sarà stato buon profeta.
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