Finito lo sciopero e trovato un accordo

Come i lavoratori di Leclanché Capacitors hanno ottenuto un buon piano sociale

Dopo quindici giorni di sciopero e delle trattative difficili, grazie alla loro grande determinazione, i lavoratori di Leclanché Capacitors hanno ottenuto un piano sociale ben migliore di quanto previsto inizialmente, che prevede indennità di partenza fino a quindici mesi di salario. Sono tuttavia delusi per la ferma decisione del datore di lavoro di delocalizzare, cancellando gli impieghi.

 

Lo scorso 30 settembre 12 lavoratori di Leclanché Capacitors, una ditta che fabbrica condensatori a Yverdon-les-Bains, sono entrati in sciopero per salvare 17 impieghi. Questo dopo che a metà agosto il gruppo franchese Mersen, proprietario dal 2018, ha annunciato di voler delocalizzare la produzione nel Nord della Germania, mostrandosi poco incline al dialogo.

A inizio settembre i dipendenti, sostenuti da Unia, hanno sottoposto alla direzione delle alternative valide alla delocalizzazione, tra le quali l’offerta di un possibile acquirente interessato a riprendere tutto il sito di Yverdon-les-Bains, salvando così gli impieghi. Proposte che non sono però state prese in considerazione: «Il gruppo ha subito fatto capire che non era loro intenzione vendere l’intero sito, ma solamente le macchine che non potevano essere trasportate in Germania», spiega Nicole Vassalli, sindacalista di Unia che ha seguito le trattative.

Dopo una complicata procedura di consultazione, i lavoratori hanno perciò deciso di interrompere la produzione fintanto che il loro datore di lavoro non avesse dato garanzie di una reale volontà di negoziare con loro. Dal canto suo il gruppo Mersen si è detto disponibile a entrare in materia solo se i lavoratori avessero immediatamente ripreso la produzione e nel frattempo ha sollevato dai suoi incarichi il direttore del sito, Stephen Fugate, in carica da oltre vent’anni e che con il personale aveva saputo creare un legame. Direttore rimpiazzato da Laurent Dousselin, con una grande esperienza nella gestione dei conflitti e nella chiusura di imprese.

Visto il blocco della situazione, dopo una grande manifestazione di solidarietà con gli scioperanti tenutasi il 12 ottobre, il 14 del mese si è tenuta la prima sessione di mediazione all’Ufficio cantonale di conciliazione, in seguito alla quale il personale ha deciso di interrompere lo sciopero a partire dal 15 ottobre a mezzogiorno: «I lavoratori hanno deciso di sospendere lo sciopero solo dopo che la direzione ha accettato di sedersi al tavolo con l’avvocato, e quindi ha manifestato una reale volontà di negoziare», spiega Nicole Vassalli, che si dice soddisfatta per la tenacia dimostrata dai dipendenti di Leclanché Capacitors, che sono riusciti a tenere quindici giorni di sciopero, costringendo il datore di lavoro a sedersi al tavolo delle trattative ed ottenere un piano sociale ben al rialzo rispetto a quanto previsto inizialmente.

Il 22 ottobre infatti, in tarda serata, è stato trovato un accordo tra il personale, sostenuto da Unia, e la direzione del gruppo Mersen, accordo accettato all’unanimità dal personale la mattina del 23 ottobre. Il piano sociale va a favore di tutti e 17 i dipendenti, i quali percepiranno delle indennità di partenza tra i cinque e i quindici mesi di salario, in funzione dell’anzianità di servizio e dell’età, il datore di lavoro si farà carico integralmente della Lpp di una lavoratrice prossima alla pensione e sono previste pure delle indennità per coloro che hanno figli a carico.

Pur soddisfatti del piano sociale concordato, i salariati di Leclanché Capacitors e il sindacato Unia deplorano la decisione del gruppo Mersen di delocalizzare e la conseguante perdita degli impieghi.

Pubblicato il

26.10.2020 10:04
Veronica Galster
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