Finita la battaglia può restare solo il santino

La Svizzera dichiara guerra ai miseri? In passato, con i soldati mercenari  ha difeso il papa, il re di Francia, i Borboni di Napoli. Poi i suoi avversari sono diventati gli stranieri; negli anni Cinquanta del secolo scorso li relegava nelle baracche e temeva l'inforestierimento. Oggi relega i richiedenti l'asilo, quando non li dichiara inesistenti: gente per cui "non si entra in materia". Ora addirittura il Consiglio nazionale propone che, se i rifiutati se ne vanno subito, bene, se no gli spariamo addosso. Non con armi letali, è vero; però poco ci manca.
Verso la fine del secolo scorso, durante i lavori  di traforo del San Gottardo, il dottor  Ferdinando Giaccone, dopo un sopralluogo ad Airolo, mandò un rapporto al console d'Italia a Berna in cui diceva, tra l'altro: «…se l'essere forestieri qui è un torto, l'essere Italiani è un'infamia». Oggi in Svizzera è un'infamia essere neri, albanesi, rifugiati, sans-papiers?

Luca, il segretario del partito, tira fuori le schede dal marsupio e ci spiega come si fa a votare. Si può rigare un nome e sostituirlo con quello di un altro candidato: è quel che si chiama una "livragazione". Ecco, ho imparato una parola nuova, che non c'è nel vocabolario. Però il Battaglia e il Panzini portano "livragare": "sopprimere, uccidere in silenzio". Il termine viene dal tenente Livraghi, capo della polizia italiana in Eritrea, passato alla storia per gli spietati metodi di repressione usati contro gli indigeni.
In questi giorni ci sarà, dunque, una guerra a colpi di livragazione:  molti candidati saranno soppressi nel silenzio delle urne. Livragati. Se è vero, come disse il generale tedesco Karl von Clausewitz, che la guerra è una continuazione della politica con altri mezzi, può essere vero anche il contrario: la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi.

Ma, in campagna elettorale, è in atto anche una guerriglia linguistica: quella tra chiarezza e oscurità, tra concretezza e fumo. Prendiamo il seguente slogan, di un candidato nostro avversario: «Per un costante miglioramento delle condizioni quadro». Che cosa vuol dire "condizioni quadro"?
Chi si accinge a scrivere di politica dovrebbe cercare di seguire le regole di George Orwell ( Nel ventre della balena, p.148): non usate mai una metafora,  una similitudine o un'altra figura retorica che si è soliti veder pubblicata; non usate mai una parola lunga laddove va bene una parola più corta; se è possibile eliminare una parola, eliminatela; non usate la forma passiva quando potete usare quella attiva; non usate mai una parola straniera, un termine scientifico o gergale se potete pensare a una equivalente nella lingua d'ogni giorno; infrangete una qualsiasi di queste regole se vi portano a scrivere qualcosa di assolutamente ignobile.
Se non sa farsi capire, al nostro candidato non resterà che il santino: piccolo cartoncino commemorativo recante la fotografia di un defunto, come dice il vocabolario.

Pubblicato il

19.10.2007 13:00
Alberto Nessi