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Finanze dissanguate
di
Generoso Chiaradonna
La campagna elettorale, in attesa degli ultimi fuochi della settimana che precederà il voto, langue. Gli elettori ticinesi non sembrano, almeno apparentemente, interessarsi molto al dibattito politico in corso. Eppure occasioni di scontri e scintille ce ne sono. A partire dal fuoco incrociato – a mezzo stampa – tra Marina Masoni, direttrice del Dipartimento delle finanze ed economia e Patrizia Pesenti, responsabile del Dipartimento della sanità e socialità. Il tema del contendere – la situazione delle finanze pubbliche – è solo apparentemente per addetti ai lavori; in realtà si scontrano due visioni politiche ben precise sul ruolo che deve avere lo Stato nella gestione della cosa pubblica. Una visione, quella masoniana, chiaramente liberista; più accorta alle politiche sociali e al rafforzamento dello Stato, quella di Patrizia Pesenti. Di questa contrapposizione abbiamo parlato con Christian Marazzi, economista e docente presso la Scuola universitaria professionale (Supsi). «È innegabile – esordisce Marazzi – che un quadriennio di politiche di sgravi fiscali, portati avanti da Marina Masoni, hanno tolto risorse finanziarie allo Stato. Risorse che sarebbero servite oggi per attuare quelle politiche anticicliche di cui avremmo bisogno per uscire dalla crisi economica». L’economista continua sottolineando alcune incongruenze plateali delle politiche masoniane: «Mi sembra che si sia creata una situazione, per certi versi assurda, dell’interpretazione dei conti dello Stato. Si dà per certo, mistificando la realtà, che gli sgravi hanno permesso addirittura di far aumentare le entrate. E questo in un modo molto autoreferenziale. Senza porsi domande circa il contesto di grave crisi (non solo locale) in cui ci troviamo e senza tener conto dell’evoluzione futura dell’economia in generale». «Quello che preoccupa – dichiara Marazzi – è l’occultamento sistematico di ciò che è difficilmente contestabile. Ed è inutile nascondersi dietro un dito: effettivamente le entrate stanno diminuendo, specialmente da quando si sono attuati i tagli fiscali. Questa situazione non viene per nulla riconosciuta dalla parte politica di Marina Masoni, secondo me ad arte, per predisporre i cittadini di questo cantone ad una serie di tagli che saranno regolarmente effettuati a danno dei servizi». Se questi tagli non fossero stati effettuati o almeno non in questa misura, ci saremmo trovati in una situazione diametralmente opposta… «È sicuro. Il problema è anche un altro. Noi possiamo discutere di varie politiche economiche possibili (riduzioni fiscali, maggiori investimenti, indebitamento, ecc…) se si ha un quadro di riferimento chiaro. Ma non è questo il caso. La situazione e il dibattito politico si sono talmente polarizzati che alle critiche formulate da Pesenti, vi è stata la reazione durissima di Marina Masoni. Ciò non permette di aprire un dibattito franco e prospettico, soprattutto in questi mesi di difficoltà economica. Sappiamo tutti che la piazza finanziaria ticinese è in difficoltà e ciò si ripercuoterà inevitabilmente sul gettito fiscale. Si è creata una precondizione in cui l’unica via è quella di tagliare sulle uscite e, come affermavo prima, c’è poco spazio di manovra anche dal punto di vista del dibattito politico». Si riferisce alla difesa a spada tratta di Marina Masoni da parte del Plrt? «Certo. I liberali hanno voluto ideologizzare a tal punto le loro scelte di tipo liberista, che si sono intestarditi a voler dire che la politica di sgravi ha prodotto addirittura un aumento delle risorse pubbliche. Ciò evidenzia che all’interno del fronte liberale non c’è più spazio di dissenso. In una situazione simile e su un tema così difficile, si ha per forza uno scontro frontale. E i socialisti ci sono stati costretti allo scontro che diventa difficile da gestire in un regime consociativo. Lo spostamento a sinistra del Ps su questi temi è la logica conseguenza». Se lo Stato ha troppi soldi è giusto redistribuirli, ma solo se ne ha troppi… «Sì, però non è solo questo il ruolo dello Stato. Non si può ridurre il tutto ad automatismi fiscali. Lo Stato ha soprattutto un ruolo di equilibratore della società. Per la prossima legislatura, secondo me, saranno prese misure draconiane sul fronte della spesa e bene ha fatto Patrizia Pesenti a denunciare questa falsa interpretazione dei conti pubblici. Ciò, però, dà anche la misura del restringimento degli spazi di manovra all’interno dello stesso governo. Oltre alla Pesenti e al suo partito, non sento voci contrarie né all’interno dei radicali, né all’interno degli altri partiti di governo. Il quadro economico generale è destinato a deteriorsi e non c’è tempo per una politica anticiclica, semmai ci saranno solo tagli sociali. C’è poi da evidenziare una sorta di accerchiamento dei media che non si discostano dalla linea di pensiero dominante. Il pubblico dibattito è stato azzerato. Siamo di fronte a una sorta di unilateralismo su scala locale che ricorda quello ben più grave che si gioca su scala mondiale». «Il vento del liberismo – conclude Marazzi – si sta attenuando; i manager hanno perso la fiducia dei cittadini. Diciamo che non c’è più quella fede cieca nel capitalismo, o meglio in questo modello liberista».
Pubblicato il
21.03.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 12
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