L?intenzione che esprime l?avanprogetto di Legge sul freno alla spesa pubblica (Lfsp), posto in consultazione questa settimana dal Dipartimento delle finanze e dell?economia (Dfe) di Marina Masoni, ? riassunto da un?arida e complicata ? per i comuni mortali (i cittadini) e riteniamo anche per i politici che saranno eventualmente chiamati a farla rispettare ? formula matematica. Lo spirito della futura legge ? chiaro e lampante: lo Stato non potr? spendere pi? di quanto cresca la ricchezza prodotta dalla collettivit? (il famoso Pil). ? insomma una sorta di ?Parametri di Maastricht? in salsa ticinese. Chiariamo subito che si tratta di un progetto dipartimentale, che non ha ancora il ?beneplacido? del Consiglio di Stato, e che rimarr? in consultazione fino al 30 novembre di quest?anno. Trattandosi di progetto in consultazione, potr? subire tutti i cambiamenti del caso prima dell?invio al Gran consiglio e alle commissioni competenti per l?approvazione definitiva. Tutto fa pensare che sar? sicuramente oggetto dell?agenda politica della prossima legislatura. Ma visto che il progetto ? in consultazione, proviamo a fare ? nel limite del possibile ? le pulci a questo documento. Una prima riflessione ? legata agli aspetti meramente quantitativi. Ai dati contenuti nel ?pre-messaggio?. ?Bisogner?, prima di tutto, avere una concordanza sui dati?, ci dichiara Mario Ferrari, granconsigliere socialista e membro della commissione della gestione. ?Sapere, ad esempio, ? continua il deputato socialista ? com?? stato costruito l?importo della spesa corrente riportata al Pil?. ?Una seconda riflessione da fare ? aggiunge Ferrari ? ? sullo strumento utilizzato. Lo strumento tecnico (il Pil) ? quello pi? opportuno? ? un parametro adeguato? visto che a volte ? messo in discussione??. Quindi il primo chiarimento da effettuare ? un chiarimento di natura tecnica ?anche perché ? ricorda il deputato socialista ? lo strumento analogo presentato a suo tempo dalla Confederazione conteneva un errore matematico?. Ma l?analisi principale da fare sar? di tipo politico. ?Sorprende che Marina Masoni abbia presentato questo strumento, questa sorta di gabbia finanziaria, solo oggi quando la sua iniziativa (l?iniziativa Masoni/Pezzati) fu presentata ? da deputata ? nell?ormai lontano marzo 1994. Nel frattempo ? diventata consigliere di Stato, e responsabile delle finanze. Sorge il dubbio che se il Cantone si fosse dotato di questo strumento prima, chiss? se avesse potuto fare le politiche di sgravi fiscali che ha effettuato. Del resto la direttrice del Dfe ha gi? applicato un principio che ? chiaramente indicato nel progetto per ridurre la spesa pubblica: i tagli fiscali?. ? un corsetto stretto messo alla fine di un percorso politico e non all?inizio. ?E ci? insospettisce ? continua Ferrari ?. Del resto esiste gi? una legge sulla gestione finanziaria dello Stato che va nella direzione del pareggio di bilancio e volendo essere cattivi non se ne capisce la necessit??. Un altro aspetto che emerge da questo progetto ? la connotazione negativa della spesa statale. ?Viene negata qualunque visione anticiclica della spesa pubblica. Per questo ? aggiunge Ferrari ? penso che questa legge ha una rilevanza pi? ideologica che di corretta gestione delle finanze cantonali. Si mettono vincoli alla spesa pubblica senza fare una riflessione sui compiti dello Stato?. Oltre a questo c?? il tentativo di azzeramento della politica. ?Lasciare a dinamiche tecniche quello che dovrebbe essere gestito dalla ?polis? e quindi dal Parlamento. Oltre a cercare di imbrigliare i conti dello Stato si cerca anche di controllare le dinamiche politiche racchiudendo il tutto in una formuletta ?magica??, conclude Ferrari.

Pubblicato il 

20.09.02

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