Il personale delle Ferrovie federali svizzere è sul piede di guerra. Le Ffs hanno infatti annunciato di non voler rinnovare il contratto collettivo di lavoro (Ccl) attuale oltre il 2006, ed hanno presentato le loro pretese per negoziare un nuovo Ccl. Una tale situazione appare piuttosto paradossale, poiché la direzione ha adottato un comportamento rivendicativo verso il sindacato, proprio come di norma fa il sindacato nei confronti del padrone. E la cosa peggiore è che questa assurdità viene tollerata dal potere politico. Per giudicare la nutrita “piattaforma rivendicativa” delle Ffs, basta leggerla. Le ferrovie chiedono: l L’aumento della durata del lavoro a 41 ore settimanali, pari ad una durata annua di 2050 ore, con alcuni settori, come la centrale e la produzione Cargo nonché l’operating viaggiatori, che dovrebbero passare addirittura a 42. l La diminuzione di un giorno delle vacanze. l L’eliminazione di alcune condizioni, come il rispetto di un preavviso di 36 ore per la modifica di un turno e la durata minima di 6 ore. l La soppressione della definizione di un luogo di lavoro preciso. l La soppressione di diverse indennità: per turno irregolare, per lavoro in galleria, di funzione, di vestiario e dei rimborsi spese per i componenti delle squadre della linea e del personale viaggiante. l La soppressione del contributo delle Ffs (1/3) per l’assicurazione infortuni non professionale. l La riduzione dello stipendio, in caso di malattia al secondo anno, dall’attuale 90 all’80 per cento; a sua volta il Ccl separato per la manutenzione del materiale rotabile dovrebbe prevedere l’80 per cento già a partire dal 7° mese, analogamente a quanto disposto dal Ccl dell’industria delle macchine. l La limitazione della garanzia di stipendio in caso di retrocessione a due anni, con l’eccezione dei dipendenti di oltre 60 anni. l La riduzione della permanenza nel Noa (progetto “Nuovo orientamento professionale”), che verrebbe fatta dipendere dall’età e dagli anni in azienda, mentre l’offerta di alternative verrebbe ridotta ad un solo posto ragionevolmente esigibile. l L’elaborazione di un Ccl separato per i settori di produzione e industriali di Cargo, ispirati dalle condizioni vigenti presso la concorrenza. Le Ffs hanno motivato le loro richieste con la necessità di adeguare le condizioni di impiego alla crescente concorrenza con la quale sono confrontate, in particolare dalla Bls (la Ferrovia del Lötschberg) che beneficerebbe del vantaggio concorrenziale rappresentato da condizioni di lavoro più convenienti per l’azienda. In una strana inversione nel gioco delle parti, la conferenza Ccl del Sindacato del personale dei trasporti (Sev), s’è riunita il 1° febbraio scorso a Berna per esaminare la posizione e le richieste presentate dalle Ffs. I delegati hanno giustamente qualificato queste pretese come inaccettabili ed esagerate, definendole «un vero e proprio schiaffo al personale» che, oltre ad essersi sempre comportato con lealtà e impegno, si è particolarmente prodigato in particolare in occasione delle diverse panne ed interruzioni del servizio. «È un attacco al nostro Ccl», dichiara ad area François Gatabin, vicepresidente del Sev. «È difficile capire che cosa, così facendo, vogliano raggiungere le Ffs. Ritengono che le altre imprese ferroviarie della Svizzera abbiano condizioni di lavoro molto meno costose che le loro. Perciò chiedono le stesse condizioni. Ma quello che pretendono adesso va molto al di là del livello minimo che abbiamo in Svizzera». Ciò che ha suscitato particolare sdegno tra i delegati, è la richiesta di ridurre la permanenza nel programma Noa. Come mai? «Ai tempi dello statuto di funzionario», spiega ancora Gatabin, «non era permesso alle Ffs licenziare il personale. Quando siamo passati da quello statuto al Ccl avevamo concordato con le Ffs che non sarebbe stato ancora possibile licenziare il personale per motivi d’organizzazione. Occorreva però un riorientamento professionale del personale; abbiamo quindi sviluppato questo progetto Noa, grazie al quale il personale che perde il posto di lavoro possa trovare un sostegno per riorientarsi dal punto di vista professionale. Fino adesso era possibile rimanere due, tre, anche quattro anni in questo centro di riorientamento. Le Ffs vogliono adesso limitare la durata della permanenza nel Noa: non sappiamo esattamente per quanto tempo, ma un giovane potrebbe magari rimanere solo 6 mesi, uno un po’ più anziano un anno, eccetera, e dopo verrà licenziato. Questo significa che in realtà sarà possibile licenziare qualcuno per motivi d’organizzazione, e questo non l’accettiamo perché sarebbe un cambiamento troppo grande rispetto a quanto avevamo concordato». Altrettanto chiare sono state le conclusioni dei delegati alla conferenza di Berna sui contratti collettivi di lavoro delle Ffs e di Ffs Cargo: devono restare equivalenti e devono presentare condizioni di lavoro complessivamente almeno altrettanto buone di quelle previste dai Ccl attuali. Un negoziato, quindi, piuttosto complesso. Per quanto concerne il Ccl delle Ffs, spiega Gatabin, «c’è già stata una prima riunione, ma non erano vere trattative: abbiamo solo presentato la nostra posizione». Il primo vero incontro negoziale con le Ffs «è previsto a metà marzo». Ma per quanto concerne Ffs Cargo c’è ancora da negoziare il piano sociale per i licenziamenti già predisposti. I relativo negoziato – ha confermato Gatabin – si aprirà il 1° marzo. In un comunicato emesso dall’assemblea si afferma che il comportamento delle Ffs «è un vero affronto per i collaboratori», mentre il vicepresidente Gatabin non esita ad affermare che nelle Ffs «il clima di lavoro assomiglia sempre più a una polveriera». Che cosa si prevede, dunque, sul piano della mobilitazione? «Stiamo parlando con il personale per vedere come ci comporteremmo nel caso che le Ffs denuncino il Ccl. Non escludiamo tempi piuttosto duri nel prossimo autunno. Non è che abbiamo programmato scioperi o chissà cosa, ma siamo pronti a mobilitare il personale per salvare il livello attuale del Ccl».

Pubblicato il 

17.02.06

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