Famiglie, anziani, malati e giustizia sotto tiro

Il prossimo 12 febbraio saremo chiamati a votare su tre misure previste dal Cantone per contenere i costi del 2017 e contro le quali erano stati lanciati altrettanti referendum. Le conseguenze se questo ennesimo attacco alla socialità ticinese dovesse avere la meglio.

Con la manovra di risanamento delle finanze cantonali (tagli) votata dalla maggioranza del Parlamento sono state introdotte due modifiche di legge che, se entreranno in vigore, penalizzeranno ancora una volta le fasce più deboli della popolazione: l’abbassamento delle soglie di intervento della Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali (Laps) e l’introduzione della base legale per chiedere un contributo a chi usufruisce dei servizi di assistenza e cura a domicilio.


A queste misure se ne aggiunge una che prevede di ridurre il numero dei giudici dei provvedimenti coercitivi e che andrebbe ad intaccare la qualità del sistema giudiziario ticinese e quindi della sicurezza del Cantone.
I referendum lanciati alla fine dello scorso anno contro queste misure hanno avuto successo e il popolo ticinese avrà quindi la facoltà di esprimersi su questo ennesimo attacco alla socialità il 12 febbraio. Vediamo perciò misura per misura quali sarebbero le conseguenze pratiche della loro eventuale attuazione.


Meno prestazioni sociali
Le modifiche della Laps causeranno tagli agli assegni integrativi per i figli e ai sussidi di cassa malati, prestazioni che permettono a molte famiglie in difficoltà di avere una vita dignitosa. L’adeguamento delle soglie d’intervento, cioè dei limiti di reddito sotto i quali vengono concesse le prestazioni sociali, diminuirà le entrate di oltre il 16 per cento per i nuclei famigliari di 4, 5 o sei persone rispetto allo scorso anno, arrivando fino a sfiorare gli 800 franchi in meno al mese per un’economia domestica di 6 persone. Nel 2017, tutti i coefficienti marginali della scala Laps si riducono, salvo quello per la settima persona, ma ben poche famiglie sono così numerose. Inoltre, gli importi Laps 2017 sono sempre inferiori al costo medio per figlio stimato per la Svizzera.
Questa misura, invece di perfezionare gli strumenti finanziari della politica famigliare, li peggiora giustificandosi con la necessità di migliorare i contributi agli asili nido e di sperimentare forme di consulenza e sostegno all’inserimento per le famiglie beneficiarie di Assegni di prima infanzia (Api). Lo scopo degli Api però dovrebbe essere quello di colmare una lacuna di reddito venutasi a creare perché un genitore (verosimilmente la madre) ha rinunciato in parte o completamente alla sua attività lucrativa per occuparsi personalmente del figlio dagli 0 ai 3 anni. La manovra risulta quindi quantomeno contraddittoria.


Anche l’introduzione degli importi massimi degli assegni integrativi per i figli (Afi) ha quale effetto una diminuzione delle entrate per molte famiglie: ad esempio, con la scala Laps 2017 e il nuovo dispositivo Laf, una famiglia di due genitori e un figlio che vive di redditi propri più Afi e Api arrivando a 3.706 franchi al mese e che dovesse avere un altro figlio, riceverebbe ancora 763 franchi per il secondo Afi, ma il suo Api verrebbe ridotto per non superare il limite di 3.111 franchi di reddito disponibile. Si ritroverebbe quindi con 595 franchi in meno al mese e un figlio in più.


Pagare le cure a domicilio
Questa misura, che entrerebbe in vigore solo fra due anni, chiede di far pagare agli utenti del servizio fino a 16 franchi per intervento (fino a un massimo di 2.000 franchi all'anno) e potrebbe avere un impatto non indifferente sulla politica sanitaria cantonale oltre che sulle finanze stesse dei servizi di assistenza e cure a domicilio (Acd) e di conseguenza del Cantone.
Anche in questo caso spicca l’incoerenza: da anni si sta lavorando per favorire la permanenza a domicilio delle persone anziane e il rientro a domicilio precoce dopo un’ospedalizzazione, mentre dovendo pagare dei costi per questo servizio, alcune persone potrebbero richiedere una permanenza più lunga in ospedale o un ricovero in una casa per anziani. Un altro effetto potrebbe essere quello di non chiedere gli aiuti necessari (per non doverli pagare), mettendo a rischio la propria salute e magari anche finire nuovamente in ospedale, con i relativi costi certamente superiori rispetto a quelli di una permanenza a domicilio. Senza contare l’aggravio amministrativo che questa misura comporterebbe per gli Acd.


Finanziariamente si creerebbe inoltre una disparità di trattamento visto che il contributo non è in relazione alla situazione finanziaria dell’utente né al grado di bisogno terapeutico. I più colpiti sarebbero coloro che sono esclusi dalle prestazioni complementari (e quindi non ricevono il rimborso), ma si trovano appena sopra alla soglia per accedere a queste prestazioni e quindi il fatto di doverle pagare potrebbe pesare in modo importante sul loro budget.


Un altro aspetto controverso se si parla di risparmio per il Cantone è il vantaggio competitivo che questa misura dà agli enti privati di assistenza e cura a domicilio, visto che non sono obbligati a chiedere alla propria utenza di pagare un contributo. Altro vantaggio per i privati, che non sono tenuti ad offrire un servizio a tutte le persone che lo richiedono, è quello di poter scegliere l’utenza che ha un costo minore e quindi concentrarsi sulle zone urbane (minori costi di trasferta), a scapito delle regioni periferiche che dovranno quindi essere prese a carico dal servizio pubblico.


Meno giudici
La riduzione del numero dei giudici dei provvedimenti coercitivi presuppone una modifica della Legge sull’organizzazione giudiziaria e non può pertanto essere considerata una semplice misura di risparmio, senza contare che è stata decisa senza interpellare l’Ufficio interessato né il Consiglio della Magistratura. La qualità del sistema giudiziario cantonale sarebbe compromessa se questa misura entrasse in vigore: i giudici rimanenti vedrebbero aumentare il carico lavorativo di circa il 30 per cento, e questo non potrà essere senza conseguenze in un settore delicato come quello della giustizia. Queste persone sono infatti chiamate a prendere decisioni importanti e delicate, devono controllare la legalità di restrizioni, per motivi d’inchiesta, a diritti costituzionalmente garantiti (carcerazione preventiva, eventuale sequestro di beni, disporre o meno di intercettazioni telefoniche ecc.) e lo devono fare in tempi relativamente brevi (48 ore per l’eventuale conferma di un arresto e 5 giorni per quasi tutte le altre decisioni), ma non senza aver approfondito, riflettuto e analizzato ogni situazione a dovere.
Anche in questo caso, il risparmio preventivato dal Cantone sarebbe di 250.000 franchi, ma avendo deciso di introdurre un giurista in più per dare manforte ai tre giudici restanti, il risparmio scende di almeno un centinaio di migliaia di franchi.

Pubblicato il

25.01.2017 20:47
Veronica Galster