Lavoro & DignitĂ 

Da sei mesi, il mestiere di falegname non è più tutelato da un Ccl nella Svizzera tedesca e italiana. Un vuoto contrattuale in uno dei settori maggiormente sottoposti alla pressione estera. In Ticino, il ramo occupa storicamente la prima posizione di notifiche di lavoratori distaccati. Oggi, si registrano i primi casi di bassi salari, in particolare tra le agenzie interinali.  

«Senza Ccl, non succederà granché, almeno sul breve termine» aveva sostenuto in gennaio la sezione ticinese dell’associazione padronale in un suo scritto sulle conseguenze del vuoto contrattuale. Qualche riga successiva, concedeva dei cambiamenti: «I lavoratori attuali non subiranno una diminuzione di stipendio, tuttavia è probabile che i nuovi assunti avranno stipendi inferiori agli attuali».

 

A sei mesi di distanza, si osservano i primi effetti. «Attualmente disoccupato, l’Ufficio di Collocamento mi ha segnalato una falegnameria ticinese alla ricerca di personale. Malgrado io sia un falegname qualificato, avendo superato gli esami di diploma federale, durante il colloquio il datore di lavoro mi ha subito fatto capire che non mi avrebbe retribuito come tale» racconta Aldo*. Nulla di illegale in effetti, dato il vuoto contrattuale. «Ho declinato. Stiamo parlando di una paga oraria sui 25 franchi lordi, non uno stipendio da nababbi. È una questione di dignità» conclude Aldo. È una delle prime segnalazioni raccolte dal sindacato Unia per capire cosa stia accadendo nel ramo. Ad oggi la situazione non appare ancora drammatica, ma stanno progressivamente emergendo indizi che non lasciano presagire nulla di buono per il prossimo futuro.  


La punta di lancia del dumping salariale, come sovente accade, è il lavoro interinale. In assenza di obblighi contrattuali, le agenzie sono le prime ad aver prontamente adeguato al ribasso il salario ai falegnami impiegati temporaneamente presso le falegnamerie ticinesi. Anche in questo caso, tutto legale. «Confermo che registriamo un aumento di lavoratori interinali assunti tramite agenzie retribuiti con salari ben inferiori a quelle che erano previsti dal Ccl» spiega Igor Cima, responsabile del settore di Unia Ticino.


In effetti, la differenza di paga è sostanziale. Un posatore specializzato, col vecchio Ccl, avrebbe guadagnato in un anno poco meno di 67mila franchi, mentre da interinale ne riceverà meno di 53mila. Ancor peggio per un aiuto posatore ventiquattrenne, che da interinale in un anno perderà 17mila franchi di retribuzione lorda. «Con queste differenze, anche le imprese che si definiscono serie, non tarderanno ad adeguarsi con le paghe per rimanere competitive con le aziende che annoverano tra le maestranze un solo lavoratore fisso e dieci interinali» commenta Cima.


E pensare che proprio nel Ccl di settore, padronato e sindacati avevano voluto introdurre una norma che limitasse fortemente l’impiego di manodopera interinale. I motivi che avevano spinto l’associazione padronale ticinese a regolamentare l’impiego di manodopera interinale, li aveva spiegati a suo tempo ad area il presidente Renato Scerpella. «Di principio non ho nulla contro le ditte interinali e gli indipendenti. Il discorso si fa diverso con chi invece approfitta della debolezza del mercato italiano dando agli operai qualificati di oltre frontiera dei salari da aiutante o da manovale, praticando così concorrenza sleale e dumping. Il continuo fiorire di tantissime ditte bucalettere che impiegano solo personale interinale oppure dei lavoratori a tempo parziale in modo fittizio, in realtà impiegati al 100%, sono un altro grave problema».


La decisione padronale di scegliere il vuoto contrattuale piuttosto dell’introduzione del prepensionamento, agli occhi del sindacalista Cima, «è ancora più inspiegabile. Vista la pressione estera e la possibile concorrenza sleale con l’impiego di personale temporaneo, non si capisce perché l’associazione padronale, almeno in Ticino, non sia disposta a trovare una soluzione».  


Si ricorda che il vuoto contrattuale è frutto della decisione padronale di scorporare l’accordo scaturito nelle trattative coi sindacati, che prevedeva un nuovo Ccl leggermente favorevole alle imprese in cambio dell’introduzione del prepensionamento a 63 anni dei lavoratori. A novembre, a sorpresa, l’assemblea padronale aveva bocciato sonoramente il prepensionamento e approvato il Ccl. «Si son serviti al buffet, prendendo quel che gli aggradava. Così facendo hanno dimostrato quanto siano inaffidabili» avevano commentato i sindacalisti.  
La posizione padronale svizzero tedesca e italiana parrebbe piuttosto ideologica, tenuto conto che in Romandia il prepensionamento nelle falegnamerie è una realtà da una quindicina d’anni. Eppur funziona.

 

*nome di fantasia

 

3 luglio, tutti a Zurigo
I sindacati organizzano la trasferta collettiva per la manifestazione nazionale dei falegnami, indetta il prossimo sabato 3 luglio a Zurigo alle ore 11. In quell’occasione verrà consegnata all’associazione padronale la petizione sottoscritta dai lavoratori in cui si chiede alla parte padronale di tornare al tavolo delle trattative per ristabilire un contratto collettivo di settore e il pensionamento anticipato, come deciso negli accordi precedenti. Per informazioni e iscrizioni per le partenze dal Ticino, contattare i segretariati Unia o i funzionari sindacali di riferimento.

Pubblicato il 

23.06.21
Nessun articolo correlato