Per il consigliere nazionale socialista Fabio Pedrina il 24 settembre è una data importante. Quel giorno si voterà non solo su stranieri e asilo, ma anche sull'iniziativa popolare "Cosa". Essa vuole destinare gli utili annuali della Banca nazionale al fondo di compensazione dell'Avs, dedotto un miliardo da distribuire ai Cantoni. I sondaggi danno il sì in largo vantaggio, ma l'insidia potrebbe essere la necessità della doppia maggioranza di popolo e Cantoni. Ecco perché la campagna del no si concentra soprattutto sui piccoli Cantoni della Svizzera centrale e orientale. Secondo Pedrina, che martedì ha presentato il comitato ticinese di sostegno all'iniziativa, in essa si riflette il conflitto sociale degli ultimi anni. In questa intervista spiega perché. E, per quel che lo concerne, aggiunge di non essere interessato ad una candidatura per l'elezione del governo ticinese della primavera del 2007.

L'iniziativa popolare "Cosa" chiede che gli utili della Banca nazionale svizzera (Bns), dedotto un miliardo per i Cantoni, servano a finanziare l'Assicurazione vecchiaia e superstiti (Avs). I sondaggi danno l'iniziativa "Cosa" col vento in poppa. Fabio Pedrina, la votazione è già vinta?
No, anche se è una buona premessa perché le iniziative che partono perdenti nei sondaggi difficilmente riescono a risalire la china. Nei temi dell'Avs e dell'oro rispettivamente degli utili della Bns s'è rispecchiato negli ultimi anni lo scontro sociale in Svizzera. C'è stata una dura lotta condotta dal Partito socialista svizzero (Pss) contro i partiti borghesi per cercare di evitare che troppi soldi finissero sotto il controllo diretto dei Cantoni. Questi negli ultimi anni hanno utilizzato queste entrate per operare sgravi fiscali importanti a favore delle solite cerchie.
L'iniziativa "Cosa" è stata lanciata da un gruppo di cittadini. Il Pss solo in una seconda fase ha deciso di sostenerla (cfr. riquadrato). Ora il Pss ci crede davvero?
Certo, il Pss ci ha creduto fin dall'inizio. Io facevo parte del gruppo che ha sostenuto da subito l'iniziativa anche se il partito formalmente non si era ancora deciso. Succede spesso che un'azione politica parta da un gruppo sociale e il partito la sostenga solo successivamente, nei momenti decisivi della raccolta firme e della votazione.
Quando fu lanciata questa iniziativa si opponeva anche all'attivismo dell'Udc sul fronte sia della Bns che delle assicurazioni sociali.
Il nostro obiettivo era di smascherare il doppio gioco dell'Udc e di fare in modo di applicare la sua logica a tutti gli utili della Bns. E a questo punto l'Udc s'è tirata indietro. Le andava bene ragionare sulla redistribuzione del ricavato della vendita dell'oro della Bns per boicottare la costituzione della Fondazione di solidarietà: raggiunto questo loro obiettivo principale i democentristi non sono andati oltre.
La critica principale degli avversari dell'iniziativa è che essa sottrarrebbe soldi ai Cantoni, in tutto 666 milioni. Il Ticino non riceverebbe più 71,5 milioni all'anno ma solo 43, perdendo 28,5 milioni. Se lei fosse il ministro ticinese delle finanze sosterrebbe ancora l'iniziativa "Cosa"?
I Cantoni in questi ultimi due anni hanno già ricevuto indebitamente un grossissimo regalo, con i due terzi dei 20 miliardi provento della vendita dell'oro. Purtroppo questa battaglia l'abbiamo persa in parlamento: volevamo che su questo tema si esprimesse il popolo, oppure che si applicasse la legge della Bns, che prevede una distribuzione sull'arco di 8-10 anni. La maggioranza borghese invece ha inventato un'interpretazione ad hoc della legge, così che questi soldi sono stati distribuiti in un colpo solo. Così non si è ragionato su un utilizzo diverso di un'entrata che, per i Cantoni, sarebbe stata più regolare essendo diluita nel tempo. Ora questi soldi non ci sono più.
Insisto: se Pedrina fosse al posto di Masoni sosterrebbe "Cosa"?
Al suo posto non avrei questo problema perché avrei impostato in altro modo la politica fiscale. Non avrei quindi le casse dello Stato vuote per una politica fiscale che ha favorito i ricchi e le grandi banche. L'iniziativa riconosce comunque ai Cantoni un miliardo di franchi all'anno indicizzati, cioè circa il doppio di quanto hanno ricevuto in media negli anni '90. È solo negli ultimi anni che ai Cantoni viene distribuito un miliardo e mezzo. Il nostro è un ragionamento sul lungo periodo: riteniamo che dei proventi della Bns, che è un'istituzione nazionale del popolo svizzero, ne debba beneficiare in primo luogo il popolo svizzero. E che il modo più equo per farlo sia di destinarne gli utili soprattutto all'Avs.
Ma non c'è nessuna garanzia che gli utili della Bns siano sempre di due miliardi e mezzo all'anno.
È vero, anche se la media dell'ultimo decennio supera i 3,3 miliardi. Ma questa iniziativa non ha la pretesa di risolvere i problemi dell'Avs. Vogliamo semplicemente dare un contributo evitando nel contempo che una parte importante degli utili della Bns finisca nelle tasche di chi vuole risparmiare sulle imposte. Questo contributo eviterà almeno fino al 2015 di dover parlare di aumento dei prelievi sui salari o dell'Iva per finanziare l'Avs. D'altro canto è ancora da dimostrare che l'evoluzione futura dell'Avs sia così catastrofica come indicano gli scenari che da una decina d'anni regolarmente ci vengono proposti. E che sistematicamente sono stati smentiti. Tanto che solo negli ultimi due anni abbiamo avuto un utile di due miliardi nei conti dell'Avs. Sappiamo che dal 2015 ci aspetta una fase molto critica dovuta all'invecchiamento della popolazione. Sarà un problema che potremo affrontare allora, tenendo conto che finora l'evoluzione della massa salariale ha permesso di mantenere invariati per decenni i premi: se questa tendenza si confermerà, allora l'allarme sarà stato inutile. Altrimenti bisognerà intervenire correggendo il meccanismo soprattutto sul fronte delle entrate, e non come vuole fare Couchepin tagliando sulle prestazioni, aumentando a 67 anni l'età di pensionamento e annullando la compensazione del rincaro.
Per salvare i conti dell'Avs dopo il 2015 il Pss ipotizza un aumento dell'Iva. Si parla di tassi del 13-14 per cento. È accettabile dato che l'Iva non è un'imposta sociale?
Sono state fatte queste cifre ma non è questa la nostra proposta. Ci sono ancora dieci anni. Entro cinque o sei anni sapremo come reagisce la massa salariale rispetto alle nuove sfide. Sarà quello il momento delle scelte. Se necessario si potranno finanziare le nuove entrate o con i metodi classici che conosciamo oggi, oppure ricorrendo a idee nuove. Penso ad una riforma fiscale ecologica che al posto di tassare il lavoro o di aumentare l'Iva spinga anche l'economia verso una riconversione che la renda più rispettosa dell'ambiente. Potremo quindi cambiare i meccanismi di finanziamento, in particolare se avremo saputo modificare le maggioranze in questo paese.
Gli avversari di "Cosa" dicono che questa minaccerebbe l'indipendenza della Bns. Cosa risponde?
Sono coloro che fanno questa critica i primi ad aver manipolato la Bns. Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un'ingerenza vergognosa della politica proprio per depistare l'oro della Bns in modo illegale. La Commissione della gestione, che ha verificato questo aspetto, ha confermato che il Consiglio federale non ha rispettato la legge distribuendo in tutta fretta questi soldi ai cantoni e, a questo scopo, modificando i conti della Bns dopo averli approvati. Formalmente la nostra iniziativa non modifica la Legge sulla Banca nazionale: essa conserva la sua indipendenza e non c'è scritto da nessuna parte che essa dovrà fare determinati utili a favore dell'Avs. Sarà il tempo a dire se le fortune del mercato e l'agire a favore di tutta l'economia (e non solo della piazza finanziaria) porteranno alla Bns più o meno utili. Quella della minaccia all'indipendenza della Bns è quindi una critica ideologica e fuori luogo.

Non tutti sono fans di "Cosa"

I sondaggi la danno vincente, ma la vita dell'iniziativa "Cosa" non è sempre stata semplice. E non tutti a sinistra l'hanno sostenuta e la sostengono con convinzione.
L'iniziativa fu lanciata nella primavera 2001 da un gruppo di personalità vicine al Pss, fra cui Rudolf Rechsteiner, Marlyse Dormond, Hans Peter Tschudi (il papà dell'Avs, ora scompraso), Helmut Hubacher, Yvette Jaggi, Emilie Lieberherr e Angeline Fankhauser. Solo un anno dopo il Pss decise di sostenere ufficialmente l'iniziativa. E quando, a due mesi dal termine di consegna, si accorse che mancavano 30 mila firme, decise di versare ad ogni sezione un franco per ogni firma raccolta: una decisione che destò molto scalpore.
Pure oggi le voci critiche da sinistra non mancano. Il settimanale romando Domaine Public, di area socialista (presidente del consiglio d'amministrazione è Ruth Dreifuss), ritiene che una vittoria di "Cosa" dimostrerebbe sì l'attaccamento popolare all'Avs, ma sarebbe a breve termine. Infatti essa da un lato favorirebbe ancor più la politica delle casse vuote di Confederazione e Cantoni, con conseguenti tagli nelle prestazioni, dall'altro non affronterebbe i veri problemi dell'Avs. Che, per Domaine Public, si risolvono solo con un'Iva a tassi "europei" del 15 per cento.

"Vertici del Pss troppo prudenti"

Il Partito socialista svizzero (Pss) per il 16 e il 17 settembre ha in agenda il congresso di Sursee. All'ordine del giorno c'è in particolare la valutazione della presenza del Pss in Consiglio federale. Essa chiuderà il dibattito iniziato dopo l'entrata di Blocher e Merz in governo. La direzione del Pss dà un giudizio positivo della presenza socialista in Consiglio federale. Fabio Pedrina condivide questo giudizio?
Sono d'accordo sul fatto che la presenza socialista in Consiglio federale in questi ultimi anni ha permesso su alcuni temi di evitare attacchi sconsiderati ai settori più deboli della società. Proprio il Ps ticinese al congresso di Basilea aveva sottolineato l'importanza di questa verifica a due anni dall' entrata di Blocher e Merz in governo. Insistendo sul fatto che semmai è il Pss a dover creare le condizioni perché siano gli altri partiti a buttarlo fuori dal Consiglio federale: nel contesto istituzionale svizzero non ritengo infatti intelligente che siano i socialisti ad uscire di propria iniziativa sperando che poi le cose peggiorino. Saranno quindi importanti i risultati delle elezioni federali del 2007. Si tratterà di verificare se il Pss sarà riuscito a centrare l'obiettivo di diventare il primo partito svizzero. Questo sarebbe il primo passo per poter ribaltare la maggioranza in Consiglio federale.
Ma costruire una nuova maggioranza in governo sarà possibile solo con l'aiuto dei Verdi. Che però tendono a sganciarsi dall'abbraccio col Pss.
Questo non mi dà fastidio. L'importante è che crescano sia loro che il Pss. Le ultime elezioni nel canton Berna danno segnali un po' preoccupanti per il nostro partito. Non sono in grado di valutare se questa sia una tendenza nazionale. È anche ipotizzabile che entrambi i partiti crescano ma non abbastanza. Molto dipenderà dalla tenuta al centro di liberali e democristiani, in quanto l'Udc nella Svizzera tedesca sembra aver perso il suo potenziale di crescita. Già l'esclusione di Ruth Metzler e l'elezione di Christoph Blocher sono avvenute per pochissimi voti di scarto. Non è escluso che anche fra un anno e mezzo l'elezione del governo si giochi sul filo del rasoio. Sarà importante quindi non solo avere voti in più, ma anche seggi in più, che sono quelli che fanno la differenza.
Per fare più voti e più seggi ci vuole un partito dal profilo forte. L'attuale dirigenza del Pss è in grado di dare questo profilo al partito?
Mah… sì e no. La direzione attuale è troppo prudente, non è sufficientemente aggressiva e probabilmente non mette sufficientemente sotto pressione i nostri consiglieri federali. D'altra parte devo riconoscere che il partito ha messo in pista diverse iniziative e che nei prossimi mesi ci saranno diverse votazioni che possono permettere di alimentare la polarizzazione e di dimostrare agli elettori quali sono le scelte di principio dietro le quali si riconoscono i socialisti e quali sono le alternative proposte dai nostri avversari. A cominciare dall'iniziativa sull'armonizzazione fiscale che stiamo per lanciare e da quella sulle casse malati, su cui voteremo in primavera.
Il Ps ticinese mira a conquistare un secondo seggio in governo alle elezioni cantonali della prossima primavera. Il mestiere di consigliere di Stato la può interessare?
No, non sono disponibile: non sono interessato ad una campagna elettorale a livello cantonale.

Pubblicato il 

01.09.06

Edizione cartacea

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