Vi ricordate l’ultima campagna per le elezioni federali? Per un lungo periodo il tema della cassa malati unica fu al centro dei dibattiti. Sentendo da che parte tirava il vento, i candidati dei partiti borghesi si diedero un gran da fare a non opporsi frontalmente all’idea, pur avanzando una serie di se e di ma. Così il senatore Fabio Abate diceva: «Se mi dimostrate che serve, potrei essere d’accordo», il consigliere nazionale Ignazio Cassis nicchiava, i pipidini come al solito schivavano l’oliva, mentre la Lega batteva la grancassa affermando che l’idea era stata dapprima la loro, ciò che naturalmente non è vero.


Ora che l’iniziativa della sinistra è riuscita alla grande, tutti questi signori fanno finta di dimenticarsi di quanto avevano detto durante la campagna elettorale.


Ma non solo: il consigliere federale Alain Berset, per tener conto delle critiche della destra, ha preparato uno schema di controprogetto che prevede come punti principali un fondo comune per i grandi rischi ed una maggiore compensazione tra le casse malati. Quindi un paio di passetti nella giusta direzione, ma siamo ancora molto, molto lontani anche solo da una cassa malati unica light, come i partiti borghesi hanno definito le idee di Berset.


Temendo che la votazione popolare avvenga vicino alla scadenza elettorale del 2015, gli stessi signori hanno ora inscenato una gran gazzarra sia agli Stati sia al Nazionale per obbligare il Consiglio federale a mettere in votazione l’iniziativa popolare della sinistra al più presto. La manovra è stata orchestrata soprattutto dal liberale Cassis, che nel frattempo è diventato il gran capo della seconda federazione delle casse malati, dovendo perciò abbandonare il consiglio d’amministrazione dell’Ente ospedaliero cantonale, per ovvio conflitto di interessi. Quest’ultimo compito era sicuramente interessante ed anche onorifico, ma rendeva molto, molto meno della presidenza della Federazione delle casse malati. Qualcuno ci dirà che siamo troppo maligni. Ricordiamoci del compianto Andreotti, che diceva che “pensando male si fa peccato, ma di solito la s’imbrocca”. E così i nostri bravi deputati borghesi ticinesi hanno seguito il cassamalataro Cassis e Fulvio Pelli, vice-presidente della Genolier Sa, punta di diamante delle privatizzazioni a favore delle cliniche private e dell’abolizione dei contratti collettivi.


E sì che da un punto di vista oggettivo non c’è dubbio che la cassa malati unica sarebbe un grosso passo avanti nel razionalizzare il settore sanitario e nel rendere finalmente trasparente il problema dei costi. Basti pensare alla storia tragicomica dei milioni di franchi pagati in più dagli assicurati ticinesi e che nessuno riesce veramente a rimborsare, perché nel caos di quasi cento casse malati diverse non si riesce a raccapezzarsi e a trovare il bandolo della matassa. Con la cassa malati unica, un simile problema e un simile scandalo non sarebbero capitati. E, a proposito dell’utilità, basta anche pensare al paragone tra gli Stati Uniti, dove esiste una miriade di assicurazioni private, e il Canada, che ha una cassa malati unica simile a quella che vuole l’iniziativa della sinistra per la Svizzera. In Canada il costo globale della salute è del 50% inferiore, mentre i risultati a livello di popolazione sono perlomeno uguali, se non migliori rispetto a quelli statunitensi.
Ma queste cose ai politici borghesi interessano poco... Quello che conta è la propria saccoccia.

 

Pubblicato il 

03.07.13

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