Se n’è parlato per anni. È entrato dapprima nei circuiti finanziari internazionali, nelle teste dei banchieri e degli imprenditori. Ha cambiato i listini delle borse europee. Finalmente arriva, anche fisicamente nelle tasche e nelle mani dei cittadini europei e non. La lunga marcia d’avvicinamento alla moneta unica europea era iniziata nel lontano 1969 al vertice dell’Aja. Il crollo degli accordi di Bretton Woods del 1971 (fine della convertibilità del dollaro americano con l’oro) fece fallire il tentativo. I sogni di moneta unica non svanirono. Nel 1979 con la nascita del Sistema monetario europeo (Sme) fu istituita la prima moneta unica europea: l’European currency unit (Ecu). Sebbene l’Ecu non fosse una moneta a sé stante ma un paniere di valute europee, le speranze di vedere un giorno un’unica moneta europea come collante tra i futuri cittadini dell’Unione europea, non scomparvero. Da quell’embrione di unione monetaria nascerà, vent’anni dopo (1999), l’Euro. I passi concreti di unificazione monetaria furono decisi nel 1989 e concretizzati attraverso un piano articolato in tre fasi: liberalizzazione dei mercati dei capitali, convergenza delle singole economie degli Stati membri sui, tanto famosi e tragici per alcuni, parametri di Maastricht. Infine, l’ultimissima fase: l’adozione e introduzione della moneta unica da parte dei paesi membri, il primo gennaio 1999. Quindi di fatto l’Euro esiste già. Quello che avverrà a partire dal prossimo primo gennaio è la logica conseguenza di quello già attuato tre anni prima: la, neanche tanto graduale, sostituzione fiscale delle valute nazionali e l’inizio della circolazione in contanti della nuova moneta. Ricordiamo che dei 15 Paesi aderenti all’Unione europea, sono 12 quelli che hanno adottato l’Euro. Gli altri, tra cui la Gran Bretagna, si sono riservati il diritto di farlo, se lo vorranno, in seguito. Questo, in breve, la storia dell’Euro. Nel frattempo l’allora Comunità economica europea è diventata Unione europea e il Sme (serpentone monetario) è stato scosso dalla crisi valutaria del 1992. Tutto ciò è stato superato, anche con politiche economiche definite da «lacrime e sangue». Secondo alcuni economisti paghiamo ancora le conseguenze di quelle scelte. Ma quali saranno le conseguenze pratiche sulle abitudini dei cittadini e consumatori europei? Ne abbiamo parlato con Fabrizio Fazioli, giornalista economico presso la Televisione della svizzera italiana (Tsi) e autore di un saggio dedicato alla storia economica del franco svizzero, intitolato: «Nel nome del franco – storie morali e immorali sulla moneta». Signor Fazioli, l’introduzione dell’Euro nell’area della cosiddetta Eurolandia è alle porte. Fra pochi giorni anche noi svizzeri saremo confrontati, almeno indirettamente, con la nuova moneta. Quali ripercussioni, soprattutto di carattere psicologico ci saranno? Da un punto di vista puramente pratico, l’introduzione dell’Euro, non dovrebbe creare nessun problema. Sarà come quando andiamo all’estero che facciamo relativamente in fretta ad abituarci con la moneta di quel paese. Ecco, con l’Euro sarà lo stesso. Basterà rendersi conto di quanto costa un caffè o un qualunque altro articolo, per incominciare a ragionare in termini di valore di quella moneta. Secondo me, le paure diffuse dai mezzi d’informazione, sono delle preoccupazioni minime e soprattutto transitorie. È vero, però che l’aspetto psicologico è notevole. Le valute nazionali sono, per molti cittadini un emblema, una bandiera. In questa bandiera monetaria il cittadino si riconosce. L’esempio classico è il franco svizzero – tra l’altro frutto anch’esso di un’unione monetaria alla fine dell’ottocento –. Per il nostro immaginario di svizzeri esso rappresenta la solidità, non solo monetaria, per eccellenza. Incarna valori, per molti importantissimi. Piuttosto bisognerebbe chiedersi se il fatto di avere una moneta comune da Amburgo a Palermo fungerà da collante o sarà l’inizio di un’eventuale discordia? Ciò potrà essere un fatto incalcolabile. È questo il problema, l’aspetto tecnico è limitato. È particolare che per costruire l’unità europea si parta dai «soldi»? L’Euro è l’unica moneta nata prima nelle teste dei burocrati per scendere poi nelle tasche dei cittadini. Non è mai successo precedentemente. È sicuramente un fatto storico, anche se non unico, nel senso che già altre monete come il dollaro americano, la lira sterlina e anche il franco sono frutto di unificazioni monetarie e hanno, storicamente, sempre funzionato, ma non è mai successo che nascesse prima nei libri contabili e poi materialmente. È, indubbiamente, un fatto storico. Di fatto l’Euro non è una vera novità. Esiste, come moneta scritturale, già dal 1999, per non parlare poi dell’Ecu. La novità è che sarà finalmente tangibile… Il fatto stesso che già esisteva e non ha provocato dei grandi problemi, dimostra che non ne creerà dal 2002. Anzi, tre anni fa si erano riposte molte speranze nell’Euro. Doveva diventare la moneta da contrapporre allo strapotere del dollaro americano. Ciò, purtroppo non è e dal 1999 , nei confronti del dollaro, si è svalutato di circa il 20 per cento. Il fatto nuovo, ripeto, è che si unificano monete di lingue e culture diverse. E questo la storia non l’aveva ancora provato. Ritorniamo ancora al problema della bandiera in cui riconoscersi che scompare. Integrare monete di diversi paesi vuol dire integrare diverse economie… Qui c’è un altro aspetto interessante. In Europa, come all’interno di ogni singolo Stato, c’è un Nord e un Sud intesi come zone più o meno economicamente forti. Anche dal punto di vista monetario c’è una linea che divide il Nord dal Sud. Una linea di demarcazione al di sopra della quale tutte le monete sono forti, cioè senza «troppi zeri» (marco tedesco, fiorino olandese, ecc.). al di sotto della stessa ci sono monete con «tanti zeri» dietro. Quegli zeri non sono nient’altro che gli inciampi monetari, di tutte le svalutazioni e di tutte le inflazioni dei decenni scorsi. L’Euro di fatto contabilmente cancellerà tutti questi zeri. Questa cancellazione sarà sufficiente? Riuscirà l’euro a tenere unite queste economie che procedono a velocità più o meno diverse? Ce l’auguriamo tutti, ma possiamo solo augurarcelo; a questo non riusciamo a rispondere. Cosa cambierà per la Svizzera e per noi, visto che non aderiamo all’Ue? Secondo me potrebbe cambiare molto. Io ho l’impressione, anche se non è scritto da nessuna parte, che ci sarà una doppia circolazione. Molte catene commerciali, infatti, hanno annunciato che accetteranno la nuova moneta e apporranno doppi prezzi, in franchi svizzeri e in euro, ai loro prodotti. Questa doppia circolazione, alla lunga, potrebbe vanificare la funzione del franco svizzero. Se noi possiamo spendere in euro anche in Svizzera, perché non dovremmo farlo. Non so quando avverrà, ma credo che il destino della Svizzera sia quello di aderire prima o poi all’Euro. Alcuni «euro scettici» dicono che le nuove banconote non avranno successo perché sono graficamente brutte. Io, personalmente, non le trovo particolarmente belle. Da osservatore dico che qualsiasi moneta nuova, per il cittadino è brutta. Io mi ricordo perfettamente le polemiche che ci sono state quando è comparso Francesco Borromini sul 100 franchi. Si gridò quasi allo scandalo: «come uno che non era neanche svizzero e con una chiesa che si trova a Roma…». Non piacciono mai le nuove monete, dopo subentrano le abitudini. Sarà così anche con la nuova moneta europea. Cosa cambierà per noi? Teoricamente, per la Svizzera e per i consumatori svizzeri, non dovrebbe cambiare nulla, nel senso che la Svizzera non aderisce alla moneta unica europea. Inevitabilmente però, come viaggiatori e visitatori dei paesi a noi confinanti, avremo a che fare e dovremo familiarizzare, volenti o nolenti, europeisti o antieuropeisti, con le nuove banconote. I principali circuiti commerciali svizzeri hanno annunciato che accetteranno, volontariamente, anche la nuova valuta. I vantaggi sono evidenti. Chiarezza dei prezzi dei vari prodotti e servizi e, per i turisti europei,, la confrontabilità. Sarà più facile rendersi conto se un articolo è più o meno caro rispetto al proprio paese di provenienza. Innanzitutto i tagli dell’Euro cartaceo saranno 7, rispettivamente da 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500 Euro. Saranno di varie grandezze e colori, su cui saranno effigiate cartine e monumenti simbolici europei. Da notare che queste banconote saranno uguali in tutti i Paesi dell’Unione europea. Un discorso a parte è da fare per le monete metalliche. Innanzitutto ci saranno 8 diverse monete. Da quella da 1 centesimo (1, 2, 5, 10, 20 e 50) fino a quella da 2 Euro (1 e 2 euro). Una delle due facciate sarà uguale per tutti i dodici paesi aderenti alla moneta unica, mentre l’altra sarà diversa per ogni paese e conterrà immagini proprie nazionali. Avranno comunque circolazione in tutta Eurolandia. Una data da tenere a mente, oltre a quella del primo gennaio 2002 (change over), è quella del primo marzo 2002. A tale data cesserà il periodo della doppia circolazione (Euro e singola valuta nazionale) e i vari marchi tedeschi, i fiorini olandesi, le lire italiane ecc. cesseranno di avere valore legale. Si consiglia quindi di affrettarsi a cambiare le eventuali valute europee che si hanno con sé entro tale data. Le monete metalliche, invece, verranno raccolte da varie associazioni umanitarie e benefiche. Punti di raccolta saranno presenti, in Italia, in tutti gli uffici postali.

Pubblicato il 

14.12.01

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