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Euro 08 ci manda nel pallone
di
Libano Zanolari
Quando mandiamo questo pezzo si sono conclusi i quarti di finale e se non succede nulla di straordinario "les jeux sont faits" anche se non sappiamo chi è la più bella del reame: per "giochi" non intendiamo quelli che si svolgono in campo; quelli non interessano molto all'impresario che oggi propone un Europeo di calcio e domani potrebbe proporre una corsa di capre sui l00 m con ostacoli. Come sempre non ci potrebbe essere distacco maggiore fra il ragazzo che incolla i suoi eroi su un album e chi li propone: di questi tempi tutte le idee trovano chi le mette in scatola e molte nobili pulsioni rischiano di diventare merce. Il calcio non appartiene a queste categorie, ma ha una sua nobiltà come gioco e come mezzo di comunicazione universale. Senonché questo gioco che sostituisce la guerra fra due eserciti non ha dimenticato del tutto le sue origini belluine ampiamente documentate nel medioevo, quando le proibizioni dei re inglesi e francesi erano costanti, perché "il calcio causa risse, ferimenti e morti, ciò che Dio non vuole". E soprattutto sottraeva gente all'esercizio del tiro con l'arco. Ora, a distanza di 600 anni, la trasformazione è totale: ogni connotazione di popolo, dei suoi umori, nobili o ferini che siano, è sparita. Senza esprimere giudizi (tocca a voi) ecco quanto è accaduto: il controllo su chi vuol acquistare un biglietto è capillare: solo chi dimostra di avere il trasporto aereo o altri mezzi per viaggiare e per alloggiare ha il privilegio di entrare nello stadio dove sa di essere controllato dall'occhio del Grande Fratello: George Orwell era convinto che fosse il comunismo: non ha immaginato che ogni potere controlla i suoi sudditi. E tuttavia ciò che sta succedendo nel calcio è straordinario: la gente accetta un ruolo di figurante dello spettacolo: la televisione li ha trasformati in "claque" come in certi ignobili "show".
E la telecamera modifica la realtà perché lo spettatore si vede su enormi schermi e recita una parte: quella di chi è partecipe di una festa e pertanto deve fare la ola o dimostrare in altro modo la sua felicità. Per evitare ogni rischio l'impresario che detiene i diritti per la prima volta ha prodotto le immagini attraverso una ditta privata, tra l'altro sovente molto mediocre in materia di regia. L'ordine tassativo è di mostrare solo immagini positive, in grado di vendere meglio il prodotto e di indurre i potenziali sponsor a partecipare all'asta.
In Croazia-Turchia il cameraman ha cambiato inquadratura per non mostrare i fuochi d'artificio proibiti. Il direttore della Ssr Armin Walpen aveva già protestato in precedenza. A quando la scelta dei cronisti cantori di Platini e co.?
I giornalisti devono dire in anticipo a quale settore vogliono avere accesso: e siccome i posti sono limitati, se un giorno c'è necessità professionale di parlare con qualcuno nella "mixed zone" e sul proprio pass non c'è la lettera giusta, non c'è verso di farcela se non attraverso una lunga procedura che non garantisce il successo. Il tutto sotto il controllo di una schiera numerosa di ufficiali che sembrano cloni e assomigliano moltissimo agli inflessibili mormoni delle Olimpiadi di Salt Lake City (peraltro conquistate a suon di corruzione). Dobbiamo forse lamentarci se ora la polizia fa opera preventiva,e dopo aver infiltrato i vari gruppi di ultras fascistoidi e dichiaratamente nazisti ha ripulito gli stadi? Certamente no. Ma ugualmente fa paura la straordinaria capacità di lavare il cervello alle masse: in questo caso forse al positivo: 3 o 500'000 spettatori con le bandierine e i colori dello sponsor disposti a fare coreografia su comanda, senza cori razzisti e intemperanze:e senza la possibilità di portare all'interno del recinto sacro (allo sponsor) una bibita, un panino, un cappellino che non abbia i colori canonici. Chi è dunque questa immensa folla che si sposta fra le città della vecchia Europa? Forse è una folla che vuol essere protagonista, che sa di poterlo essere, che è omologa a un disegno di cui è partecipe, che accetta certe regole del gioco perché gli garantiscono di essere parte dei vincitori: a Vienna un russo privo di biglietto, ha proposto l'immediato acquisto del bus, dimostrando di poterlo fare...
Cacciate le masse "ruspanti" e imprevedibili dagli stadi, eccole spostate nelle cosiddette "fans-miles", 100-200'000 spettatori accalcati davanti a uno schermo gigantesco, senza gravi incidenti: anche loro ipnotizzate dallo spettacolo. In questo contesto il peggio viene dalla stampa "popolare". Prima di Germania-Polonia s'è visto in prima pagina un fotomontaggio con le teste mozze di Ballack e Loew su un vassoio retto da Benhakker e con la dicitura: "Leo, portacele a casa..."
Dopo il pareggio al 90° degli austriaci l'arbitro inglese Howard Webb è stato raffigurato con il viso racchiuso in una sagoma di bersaglio. Il premier Donald Tusk ha dichiarato: «avrei voglia di uccidere qualcuno, sapete chi...». Un deputato ha proposto di togliere il passaporto polacco a Podolski. In Turchia s'è detto che l'assedio di Vienna è partito dalle Alpi e la Gazzetta dello Sport (tutto il rosa della vita) ha pubblicato la foto della telegiornalista televisiva Monica Vanali fra il pubblico francese, con una sciarpa tricolore (francese) e con la richiesta di fornire una spiegazione del suo tifo per la Francia; aggiungendo una chiusa spaventosa: «anche se non la capiremo mai». Sicuri di essere sani? Sicuri di aver dimenticato il Minculpop di Mussolini e Hiddink che ha eliminato l'Olanda con la "sua" Russia lo decapitiamo per alto tradimento? E il vecchio Trap che con l'Irlanda potrebbe battere gli azzurri? Lo sciovinismo è duro a morire... Quasi quasi a questo punto sono meglio le masse teleguidate.
Pubblicato il
27.06.08
Edizione cartacea
Anno XI numero 26
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