Estate: è tempo di Hockey

Le lamentele di chi sostiene che giocare a calcio in piena estate è assurdo e controproducente, perché è troppo caldo, non conoscono più frontiere e confini; oramai i calendari di quasi tutti i paesi prevedono l’inizio sempre più anticipato dei campionati e così, ogni anno, si ripropone il dibattito sui vantaggi e sugli inconvenienti di un avvio stagionale che deve fare i conti con le inevitabili temperature elevate dei mesi estivi. Pure in Italia, la prima giornata, disputata domenica scorsa in una giornata torrida, ha spinto i vari addetti ai lavori – dirigenti, allenatori e giocatori – a soffermarsi su un argomento che può essere valutato in modi opposti. Se da un lato è vero che la calura incide parecchio sulle prestazioni atletiche e fisiche e sul rendimento generale dei giocatori, dall’altro non bisogna dimenticare che il bel tempo di luglio e di agosto ha favorito – e lo abbiamo puntualmente constatato in Svizzera – e favorisce l’afflusso del pubblico negli stadi. Inoltre, se pensiamo che molte discipline di fatica e di resistenza si praticano con maggior frequenza ed intensità proprio nei mesi centrali dell’anno e che addirittura in quel periodo vivono i loro momenti più esaltanti (il Tour de France, il torneo tennistico di Wimbledon, i grandi meeting di atletica leggera), si può tranquillamente affermare che i calciatori sono in buonissima compagnia nei loro sforzi sotto il solleone. Ma più che sul comprensibile e legittimo disagio di chi deve correre e sudare in condizioni climatiche oggettivamente sfavorevoli, vorrei spostare il discorso su chi invece è costretto a pattinare a fine agosto alla Resega. Martedì scorso, in uno dei giorni più caldi dell’estate con l’isoterma di zero gradi a quasi cinque mila metri di altitudine, è cominciato in effetti il Torneo Città di Lugano; ebbene, pur essendo consapevole che anche l’hockey su ghiaccio è vincolato dai ritmi e dalle date di un calendario nazionale e internazionale stracolmo di competizioni che non lasciano molto spazio alla creatività e alle pause agonistiche, mi sembra alquanto discutibile proporre uno spettacolo chiaramente «contro natura», quando la colonnina del termometro segna una temperatura oltre i trenta gradi. Mi si dirà che sono le leggi di mercato dello sport – business o sport – globale di oggi, un carrozzone itinerante dodici mesi su dodici; bisogna insomma adeguarsi perché il prodotto sport ha bisogno di essere propagandato e venduto durante tutto l’anno. La quantità offerta di avvenimenti è impressionante; la qualità, talvolta, è scadente, anche per il normale eccesso di ripetitività: sta a noi «consumatori» di eventi agonistici scegliere.

Pubblicato il

31.08.2001 12:30
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