Home
Rubriche
Dossier
Multimedia
Archivio
Contatti
Eroe in Italia, non in Svizzera
di
Jürg Frischknecht
Di testimoni oculari a Maloja nel profondo di quella notte del 12 marzo 1944 non ce n'erano. Alle 5 del mattino un uomo si calò dall'ultimo piano dell'Hotel Longhin utilizzando delle lenzuola annodate. Aveva avvolto le gambe con delle strisce di stoffa e si era legato anche dei ramponi. Giunto dall'altra parte del villaggio prese un paio di sci e proseguì di buona lena in direzione del lago Cavloccio e del ghiacciaio del Forno. Diverse ore dopo – nel frattempo s'era ormai fatto giorno, una domenica – il fuggitivo raggiunse il confine sul passo del Forno. Pochi metri dopo, già in Italia, le forze lo abbandonarono, si sedette – e morì congelato. In poco tempo la neve ne ricoprì il cadavere.
A Maloja la notizia della spettacolare fuga del misterioso straniero si sparse in brevissimo tempo. Ancora oggi la si racconta come aneddoto locale. «Un bracconiere italiano», raccontò un giorno ad una conferenza a Maloja l'ex guardiacaccia Peider Ratti, che all'epoca era un ragazzino di 9 anni. «Un tedesco delle Ss che è scappato in pigiama dal Longhin», si ricordò subito il macellaio Renato Giovanoli. «Un amico che adesso è morto ha fermato l'ebreo sul Plan Canin, durante il servizio attivo», riferì Aldo Uffer, pure lui cresciuto a Maloja. Tutti e tre dicono che è così che all'epoca gli avevano raccontato questa storia.
Nel frattempo i tre sanno che si chiamava Ettore Castiglioni quel trentacinquenne che in piena guerra tentava la fuga dalla Svizzera verso l'Italia, perdendo la vita. Era un famoso alpinista e un convinto antifascista. Nel suo ultimo giorno di vita stava probabilmente viaggiando in missione segreta per conto del Comitato di liberazione nazionale, l'organizzazione mantello della Resistenza italiana.
In Italia di Ettore Castiglioni si parla con profondo rispetto. Con il suo nome sono stati battezzati un rifugio, un bivacco, una via alpinistica e una sezione del Club alpino. Sono stati pubblicati il suo diario e una biografia a lui dedicata.
Castiglioni? Benché mi interessi in una certa misura da un quarto di secolo della regione del Maloja non mi ero mai imbattuto in questo nome. C'è voluto, una volta di più, il caso. In relazione con la storia della nascita della Fondazione Salecina mi stavo interessando di colui che per molti anni fu il maestro di Maloja, il socialista Gaudenzio Giovanoli.
Chiesi tra le altre cose all'Archivio federale se ci fosse una scheda della polizia politica su Giovanoli. C'era. A causa però del periodo di divieto di pubblicazione della scheda la consultazione non mi fu subito possibile. Una collaboratrice mi consigliò tuttavia di chiedere gli atti "Castiglioni Ettore *1908" – perché era morto da più di 50 anni.
Lessi così in verbali delle Guardie di confine e della Polizia cantonale grigionese di come, nel penultimo inverno di guerra, una persona a me sconosciuta giunse a Maloja con un passaporto falso e di come lì l'inganno fu scoperto ad un posto di controllo. In un primo momento l'italiano sospetto fu rinchiuso in una mansarda dell'Hotel Longhin. Giacca, pantaloni, scarpe e sci gli furono tolti.
Ma cosa c'entra tutto questo con il maestro di Maloja? Il consigliere di Stato ticinese Guglielmo Canevascini, una figura chiave nella lotta antifascista, chiese in quel periodo a Moses Silberroth, granconsigliere socialista grigionese, di raccogliere informazioni a Maloja su Castiglioni, di cui si erano perse le tracce. Silberroth telefonò a Giovanoli, e questi si informò presso la guardia di confine locale. Ciò bastò alla polizia politica a Berna per mettere assieme una scheda sul pacifista di tendenze religiose e sociali. Una scheda che a un certo punto ricevette il temutissimo timbro "V". "V" come "Verräter": traditore. Se la situazione l'avesse richiesto lo si sarebbe internato.
A casa Google mi ha dato quasi mille risultati per la ricerca di "Ettore Castiglioni". A Chiareggio, la località italiana situata sulla via del passo Muretto, sono passato non so quante volte camminando davanti alla grossa targa commemorativa sulla chiesa (ricorda il Castiglioni autore di pubblicazioni sull'alpinismo). Subito ho ordinato in biblioteca "Il vuoto alle spalle", la biografia di Castiglioni scritta da Marco A. Ferrari. L'ho divorata.
Castiglioni, un milanese di famiglia borghese liberale, aveva studiato diritto, ma non lavorò mai come avvocato. A lui interessavano le montagne. Nella sua vita gli riuscì di compiere circa 200 prime scalate, dalle Dolomiti attraverso la Bregaglia fino alla Valle Maria, in Piemonte. Assieme a Vitale Bramani conquistò nel 1937 la parete nord-ovest del Badile. I due arrampicarono con la suola Vibram, che avevano appena inventato. La suola avrebbe anche potuto chiamarsi Ettocast, ma furono le prime lettere di Vitale Bramani a darle il nome.
Castiglioni scrisse numerose guide per l'arrampicata che, per la loro precisione, sono ancora oggi leggendarie. Lui, a cui l'arrampicata piaceva così tanto, cercava vie il più possibile eleganti e diritte. Durante l'inverno visitava le collezioni d'arte nei diversi musei europei. E suonava volentieri e con molta passione il pianoforte.
Nel settembre del 1943 Castiglioni era istruttore nella scuola degli Alpini di Aosta. Dopo l'armistizio fuggì con una dozzina di suoi allievi su un alpe nei pressi del confine con la Svizzera. Il gruppo di cospiratori aiutò numerosi rifugiati nella fuga verso la Svizzera, fra i quali anche colui che sarà il primo presidente eletto della nuova Italia, Luigi Einaudi. In relazione ad un misterioso baule pieno di brillanti Castiglioni fu attirato per qualche metro dentro al territorio svizzero ed incarcerato per cinque settimane a Martigny (i retroscena di questa vicenda non sono però ancora stati chiariti).
Il diario di Castiglioni si interrompe all'inizio del 1944, dopo migliaia di pagine. Evidentemente non voleva più lasciare tracce. Tutto lascia credere che abbia voluto mettere la sua conoscenza della regione e della lingua al servizio del movimento antifascista, per conto del quale viaggiava per allacciare i contatti con gli alleati.
L'11 marzo 1944 – un sabato – quest'uomo solitario lasciò la capanna Porro nella Valmalenco e si diresse con gli sci verso Maloja; voleva essere di ritorno domenica sera. Oscar Braendli, un giovane svizzero espatriato che nella capanna Porro seguiva un corso di alpinismo, gli prestò il suo passaporto. «Per noi era chiaro», dice Braendli oggi, «che Castiglioni stava compiendo una missione per il Cln, il Comitato di liberazione nazionale».
Traduzione a cura di area di un testo apparso sulla Wochenzeitung del 25 maggio 2006. Si ringrazia l'autore e Andrea Tognina per la collaborazione.
Vicende ancora poco note
Alla figura di Ettore Castiglioni, alla sua attività di alpinista e antifascista, come pure alla sua morte in montagna al confine tra i Grigioni e la Val Malenco è dedicata una piccola mostra allestita all'esterno del centro di vacanze e di formazione di Salecina, presso Maloja. La mostra, che presenta testi, fotografie e alcuni documenti tuttora inediti, ha anche il merito di riportare alla memoria le vicende ancora poco note delle migliaia di profughi provenienti dall'Italia giunti nei Grigioni dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Sulla storia dei confini meridionali del Canton Grigioni tra il 1943 e il 1945 il centro di Salecina ha organizzato recentemente un convegno. È prevista una pubblicazione degli atti.
Salecina è un nome piuttosto noto negli ambienti della sinistra d'Oltralpe. Nato nel 1971 su iniziativa di Amalie e Theo Pinkus-De Sassi, comunisti zurighesi dal percorso politico e umano decisamente controcorrente, il centro divenne presto un punto di riferimento per la nuova sinistra scaturita dal Sessantotto. Fra i seminari più famosi tenutisi a Salecina si può ricordare l'incontro, avvenuto nel 1976, tra il filosofo tedesco Herbert Marcuse e lo scrittore svizzero Max Frisch. Oggi il centro, costituito da due edifici rurali risalenti al 1689 e al 1750, continua ad offrire un ricco programma di attività politiche, culturali e turistiche, rimanendo fedele al principio di autogestione che ne ha caratterizzato la storia. Salecina è anche un buon esempio di turismo ecologicamente e socialmente sostenibile. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito della Fondazione Salecina, all'indirizzo www.salecina.ch.
(a.t.)
Pubblicato il
23.06.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 25
Articoli correlati
Nessun articolo correlato