Equitalia è la società per azioni, a totale capitale pubblico – 51 per cento in mano all'Agenzia delle entrate e 49 per cento all'Istituto Nazionale italiano della Previdenza Sociale (Inps) – incaricata dell'esercizio dell'attività di riscossione nazionale dei tributi. Il suo fine è di contribuire a realizzare una maggiore equità fiscale, dando impulso all'efficacia della riscossione attraverso la riduzione dei costi a carico dello Stato e la semplificazione del rapporto con il contribuente. Dal 1° ottobre 2006 l'attività di riscossione è stata ricondotta sotto l'ombrello pubblico, e le relative funzioni sono state attribuite all'Agenzia delle entrate che le esercita tramite Equitalia (da ottobre 2006 a marzo 2007 il nome era Riscossione spa). In precedenza tale compito era, infatti, affidato in concessione a circa 40 enti tra istituti bancari e privati.
Fatta questa doverosa premessa per capire cosa sia Equitalia, dagli uffici del patronato Ital-Uil in Svizzera, ma non solo, veniamo a conoscenza che nella Confederazione vi sono diversi emigrati italiani che hanno ricevuto al loro indirizzo in Italia, ma anche direttamente in Svizzera in alcuni casi, una lettera raccomandata spedita da Equitalia con la quale si comunica loro che «risulta un mancato pagamento di un tributo che dovrà versare entro venti giorni dalla data della notifica del presente preavviso» e che in mancanza del pagamento entro quel termine «si provvederà, ai sensi dell'art. 86 del Decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 602, ad iscrivere, presso il competente Pubblico Registro Automobilistico, il fermo amministrativo del veicolo di proprietà con targa italiana» ed in più si dovrà poi pagare gli interessi che matureranno nonché le spese di revoca del fermo. In pratica, o si paga quanto viene richiesto oppure bloccano l'automobile. In altri casi si intima semplicemente il pagamento del dovuto, più gli interessi di mora e la relativa sanzione pecuniaria.
Lettere minacciose che sembrano dei veri e propri ricatti di Equitalia per dei pagamenti talmente lontani nel tempo che spesso gli interessati non ricordano neppure a cosa di riferiscano. Da informazioni assunte presso l'Adoc (Associazione per la difesa dei consumatori della Uil) è risultato che lettere di questo tipo sono arrivate e stanno tuttora arrivando in Italia a migliaia di cittadini anche emigrati. Se ne stanno occupando sia la stessa Adoc che tante altre associazioni analoghe che impugnano ormai quotidianamente tali lettere davanti alle Commissioni tributarie competenti. Così tante richieste di pagamento da parte di Equitalia da essere state oggetto persino di una interrogazione parlamentare dell'on.le Razzi, deputato della Circoscrizione Estero dell'Italia dei Valori, al Ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Richieste di pagamento che, peraltro, in gran parte sono cadute in prescrizione che non si comprende come possano essere inviate da una società pubblica, quindi dallo stesso Stato italiano. Tuttavia i destinatari di queste richieste di pagamento non possono certamente far finta di niente ma si devono purtroppo attivare per fare la relativa opposizione con un ricorso, con tutti gli impicci ed i costi che ne conseguono!

Pubblicato il 

05.03.10

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