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Emmen, un anno dopo
di
Silvano De Pietro
A poco più di un anno dalla figuraccia rimediata la prima volta, i cittadini di Emmen tornano a votare sulla naturalizzazione di un gruppo di stranieri. Lo faranno domenica 10 giugno, dopo che le autorità comunali hanno reso più lunga, più complessa e più costosa la procedura per ottenere il passaporto rossocrociato, nella speranza di rendere meno "rifiutabili" le candidature alla cittadinanza svizzera. Con i suoi 27 mila abitanti, un quarto dei quali stranieri, Emmen è la seconda città del canton Lucerna ed il maggior polo industriale della Svizzera centrale. Nel giugno del 1999 gli elettori approvarono, unico caso a livello nazionale, un’iniziativa dei Democratici svizzeri che imponeva di sottoporre a votazione popolare le domande di naturalizzazione. La stessa iniziativa venne respinta nei vicini comuni di Kriens e di Horw, che con Emmen fanno parte della cintura periferica di Lucerna. Una contrapposizione simile s’è ripetuta il 24 settembre dell’anno scorso, quando Emmen ha approvato l’iniziativa popolare "per la regolamentazione dell’immigrazione", detta anche "del 18 per cento", mentre Kriens e Horw l’hanno respinta. Da tutto questo si può capire quale clima d’insofferenza verso gli immigrati si respiri ad Emmen. Sulle domande di naturalizzazione gli elettori di Emmen hanno votato una prima volta nell’autunno del 1999 e poi il 12 marzo 2000. La seconda volta il risultato è stato catastrofico per la reputazione della cittadina. Con 19 domande respinte su 23, in pratica sono state accolte soltanto quelle presentate da quattro italiani; mentre le domande relative a cittadini provenienti da paesi balcanici o dell’Europa orientale sono state bocciate. Ciò ha significato il rifiuto della cittadinanza svizzera a 48 persone, soltanto sulla base della loro origine: una decisione, questa, che contraddice il divieto di discriminazione sancito dall’articolo 8 della Costituzione federale e che rappresenta perciò un atto d’arbitrio intollerabile in uno stato di diritto. La consigliera federale Ruth Metzler aveva parlato allora di "tendenze pericolose"; la Commissione federale contro il razzismo si era espressa in modo molto critico; diverse città della Svizzera francese avevano offerto ai "bocciati" la propria ospitalità e la cittadinanza elvetica. Lo scandalo sollevato ha costretto il Municipio di Emmen a sospendere ogni domanda di naturalizzazione e a rivedere tutta la procedura. Nel febbraio di quest’anno è stato presentato il nuovo iter "secondo Emmen" verso il passaporto rossocrociato: più lungo, più costoso e più complicato — ma per le autorità locali soltanto "più selettivo" — allo scopo di garantire ai candidati maggiori possibilità di successo ed evitare alla cittadinanza un’altra brutta figura. I maggiori ostacoli previsti sono sei. Il primo è quello dei costi: oltre alla tassa calcolata sul reddito, l’amministrazione comunale pretende un tributo proporzionale al tempo che richiede l’esame della pratica (la domanda di uno scapolo costa meno di quella di una famiglia). Inoltre, a tutti viene imposta una caparra a fondo perduto di mille franchi, che in nessun caso verranno restituiti. I candidati devono poi affrontare due colloqui con due commissioni: una dell’amministrazione municipale, l’altra del Consiglio comunale. Niente prove scritte. In compenso, i colloqui devono essere sostenuti individualmente da ogni singolo componente della famiglia e non soltanto dal capofamiglia che ha presentato la domanda. L’amministrazione comunale chiede anche ai candidati, oltre al normale estratto del registro penale, un’autorizzazione a sciogliere ogni segreto professionale e persino giudiziario che li riguarda. Infine, devono aspettare più a lungo, poiché le domande messe a votazione popolare saranno ogni volta limitate nel numero (non più di 15, ed attualmente in lista d’attesa ce ne sono oltre 260). E se anche il reddito del candidato non sarà più indicato nell’opuscolo informativo che tutti gli elettori ricevono, lo si potrà tuttavia facilmente desumere dall’ammontare delle tasse di naturalizzazione pagate. Il Municipio ha così selezionato, in vista della votazione di domenica prossima, 13 domande per un totale di 22 candidati. Ma per questi "fortunati" l’aver superato la selezione non basta. L’Udc ha infatti pubblicato sul settimanale locale "Die Region" i nomi dei candidati che hanno accettato e di quelli che hanno rifiutato di partecipare ad un pubblico dibattito organizzato dall’Udc medesima: un ambiguo tentativo di condizionare l’opinione pubblica. Il "Gemeindeamman" (sindaco), Tony Maeder, s’è limitato a dire che tale pubblicazione è stata un’idea "infelice".
Pubblicato il
08.06.01
Edizione cartacea
Anno IV numero 20
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