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L'autore ha scritto 18 articoli
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Guerra e pace | 01.03.2018 |
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I dipinti sono ammassati alla rinfusa in una stanza al secondo piano, tre metri per due a lato della porta metallica che conduce sul tetto piatto con le cisterne per l’acqua. Quasi tre anni di abbandono hanno lasciato un’impronta evidente. La polvere rinsecchita dal caldo torrido riveste le opere come una patina, facendo trasparire solo gli ampi squarci inferti dai jihadisti sulle tele. Quello che un tempo era l’atelier di un artista, oggi sembra un ammasso di rifiuti, dove i frammenti di intonaco scricchiolano sotto le suole, rompendo un silenzio quasi irreale. Dal controsoffitto penzolano pannelli in gesso scivolati dall’intelaiatura a quadrati. La struttura portante dell’edificio tuttavia è integra, le granate più vicine sono cadute a qualche decina di metri di distanza. Questione di fortuna.
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Il reportage | 12.04.2017 |
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Ogni città di questo mondo è un contenitore di esseri umani. Non importa quali dimensioni raggiunge, la latitudine o la longitudine, l’età, la ricchezza o il prestigio ottenuto nel tempo. Si tratta comunque di un microcosmo in cui nascita, vita e morte si alternano attribuendo alla città stessa un carattere peculiare, quello che in un individuo chiameremmo umore. |
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La testimonianza | 02.03.2016 |
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Dopo aver trascorso diversi giorni sulla strada con i migranti, si iniziano a cogliere dettagli sino a prima ignorati, o ritenuti superflui. Talvolta è possibile intuire l’area di provenienza di una persona, l’estrazione sociale, se ha sofferto fame, sete e altre privazioni, se ha conosciuto il buio siderale della detenzione e il dolore modulato delle sale di tortura; se è sopravvissuto alle bombe, o se è riuscito a fuggire prima che l’inferno emergesse dai crateri ingoiando ogni cosa. In altri casi però, ogni tentativo di lettura finisce per schiantarsi contro un muro, una corazza impenetrabile emanata da uno sguardo, da un linguaggio corporeo diverso da tutti gli altri e in grado di scardinare le proprie convinzioni, mettendo alle corde ogni presunzione. |
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Il reportage | 21.01.2016 |
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Accostiamo l’auto sulla minuscola piazzola posta a margine di una strada sterrata senza nome, poco lontano dal villaggio di Skočić e dalla carrabile per Zvornik. Siamo in Repubblica Srpska, entità territoriale della Bosnia ed Erzegovina a maggioranza serba. Poco più a valle osserviamo il corso della Drina, e più in là i primi centri urbani della Repubblica di Serbia. Attorno a noi si estende un minuscolo agglomerato di case abbandonate, in gran parte ricoperte da vegetazione spontanea fuori controllo. Arriviamo da Tuzla assieme a Zijo Ribić, unico superstite di una famiglia di “rom neri”, musulmani, distinti dai ‘rom bianchi’ di fede ortodossa. «Questa è casa mia, ci vivevo con i miei genitori, le mie sorelle e il mio fratellino», spiega, soffermandosi su un edificio ormai fatiscente, oltre il ciglio della strada.
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Pakistan | 06.05.2015 |
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“Uccidiamo le persone che cercano di uccidere noi”, ha dichiarato più volte il premier statunitense Barack Obama per giustificare la “guerra dei droni”, i bombardieri teleguidati. Affascinato dalla possibilità di colpire il nemico senza rischiare la vita dei soldati, sin dall’inizio del suo mandato nel gennaio 2009, Obama ha puntato sui droni per colpire i nemici presenti in Pakistan, al confine con l’Afghanistan. |
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Fabbriche della morte | 21.12.2012 |
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Le fabbriche dell'Asia meridionale vengono spesso definite "trappole mortali", soprattutto da chi giorno dopo giorno si guadagna da vivere lavorandoci dentro. Strutture fatiscenti, spazi angusti divisi in celle sovraffollate di operai, anche minorenni; finestre sbarrate, poche uscite di sicurezza segnalate male e puntualmente chiuse a chiave, oppure ostruite da pile di cartoni. Poi mancanza di magazzini dedicati allo stoccaggio di materiali pericolosi, e la quasi totale assenza di sistemi di rilevamento incendi. Queste condizioni sono alla base di alcune delle peggiori tragedie sul lavoro della storia, non solo asiatica, accadute negli ultimi mesi. |
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