L’orchestra di fiati sta per entrare, silenzio. Pathos alle stelle. «Mamma chi è quel signore lì?» chiede il bambino di quattro anni seduto in mezzo ai genitori. «È il direttore d’orchestra, shhh» – risponde prontamente la mamma. «Ma perché ha le braccia così?» – riattacca il pargolo. «SHHH – fa il babbo – è così perché ha le braccia tatuate, sai è un direttore un po’ speciale....» «Perché speciale?» – chiede giustamente il bimbo, non appena un orchestrale attacca una delicatissima melodia su uno strumento a corde arabo. «Adesso stai zitto e ascolta» – fa la mamma, appena un po’ spazientita. Intorno, i sorrisi per quel bambino così carino che va già ai concerti, e per di lui genitori, così progressisti che ce lo portano, si stanno trasformando in labbra tirate nella speranza che il cucciolo taccia e ascolti. Strombazza all’impazzata l’orchestra di fiati, un gran baccano. «Che bello papà», urla il bambino, proprio mentre l’orchestra smette per lasciare spazio alla voce celestiale di una cantante. Sorridono la mamma e il papà del bambino che così piccolo ama già la buona musica. «Shh, che adesso canta quella signora lì, vedi che bel vestito azzurro che ha»? «Ma quella lì sembra la fatina di Biancaneve» – fa entusiasta il bambino ringalluzzito dall’orgoglio dei genitori. «Zitto. Ascolta che bella voce...» «Ma mi scappa la pipì..» – piagnucola il cocco. Nel bel mezzo del solo canoro il papà esce di sala col figliolo . CRIC CRAC, PIM PUM di passi sul pavimento di legno, STUMP dello schienale della sedia che si ribalta. PFFFF, fumo che esce dalla orecchie del vicino che ancora tace ma sul viso ha stampato il fastidio di un concerto cominciato molto ma molto male. «Scusi» cerca di mimare la mamma con un sorriso. Poco prima degli applausi papà e bimbo con pipì fatta sono di ritorno. CRIC CRAC STUMP, seduti. Il bambino sembra tranquillo, ascolta, socchiude gli occhi, sono le dieci passate. Roboante, rientra l’orchestra di fiati, il pargolo salta in aria, caccia un urlo, piange. «Non è niente – lo rassicura la mamma – ti sei solo spaventato». Ma quello non la smette. Il pianto diventa lagna, movimenti di anguilla sulla sedia, occhi che fissano facce sempre più infastidite. Adesso è davvero finita, bisogna correre ai rimedi estremi. Dalla borsa della mamma compaiono animaletti di peluche, play mobil, fogli di carta, i pennarelli, che cadono tutti per terra. In terra lungo e tirato anche il bambino che ora disegna contento. La musica l’ha dimenticata come se fosse davanti ai cartoons, e come se fosse nel salotto di casa di tanto in tanto salta su e chiama ad alta voce per far vedere i suoi meravigliosi schizzi a mamma e papà. «È incredibile, con la musica di sottofondo, cosa riesce a creare il nostro piccino!» È proprio vero che bisogna incominciare presto con l’educazione musicale.

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05.07.02

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