Edilizia, pronti alla lotta

Mantenere il potere d’acquisto, migliorare la sicurezza e la tutela della salute creando apposite commissioni, rendendo meno flessibili gli orari, limitando al minimo il lavoro in caso di intemperie. E arginare la precarizzazione riducendo il numero di lavoratori temporanei, limitando i subappalti e l’impiego di “falsi” indipendenti. Poggia su queste tre parole d’ordine la piattaforma di rivendicazioni che i delegati alla Conferenza professionale del ramo dell’edilizia principale del sindacato Unia si ritroveranno davanti agli occhi domani a Berna. Il documento – che sintetizza le preoccupazioni dei lavoratori raccolte sui cantieri nelle scorse settimane (si veda box) – verrà affinato, per poi finire nelle mani della delegazione di Unia che a partire dal 18 marzo discuterà del rinnovo del Contratto nazionale mantello (Cnm) dell’edilizia e del genio civile assieme ai rappresentanti del sindacato Syna e della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic). Dichiarato di obbligatorietà generale, riguardante all’incirca 100 mila lavoratori e rafforzato negli ultimi anni con aumenti salariali e con la conquista del prepensionamento a 60 anni, il Cnm attuale scadrà il prossimo 30 settembre. La bozza di nuovo contratto trasmessa a gennaio dal padronato ai sindacati prevede una deregolamentazione pressoché totale di un settore che già oggi è caratterizzato da un’ampia flessibilità. Le rivendicazioni della Ssic – che vanno dalla reintroduzione del sabato lavorativo all’annualizzazione dell’orario di lavoro, dall’abolizione del diritto a due settimane di vacanze consecutive allo smantellamento dei minimi salariali, e così via – hanno obbligato Unia ad approntare già sin d’ora un piano di lotta che si estende fino al termine del 2005, oltre la scadenza contrattuale. Anche di questo parleranno domani i delegati alla Conferenza professionale. Con Jacques Robert, membro del comitato direttivo di Unia e responsabile del settore edilizia per la Romandia, facciamo il punto della situazione. Jacques Robert, quali sono i punti sui quali si può immaginare un’intesa? Non ce ne sono. La proposta della Ssic non può servire da base per una discussione. Contiene solo peggioramenti. È un progetto di contratto che annulla tutti i progressi sociali fatti negli ultimi 50 anni. Il contratto attuale è abbastanza buono, ma prevede orari di lavoro lunghi, consente una grande flessibilità e fissa dei salari che non sono straordinari. Per queste ragioni andrebbe migliorato, non certo peggiorato. Vi aspettavate un tale approccio da parte della Ssic? No. Ci aspettavamo delle proposte di flessibilizzazione, in particolare per quel che riguarda gli orari di lavoro. Questo sì. Ma proposte del genere non erano ragionevolmente immaginabili. Come ve lo spiegate? Difficile dirlo. O si è voluto seguire ciecamente i dogmi neoliberali, oppure quello presentatoci è un cumulo di rivendicazioni, non selezionate, raccolte presso tutte le imprese del settore. Ho l’impressione che si tratti piuttosto della seconda ipotesi. Cosa vi sorprende maggiormente nella proposta del padronato? Uno degli aspetti curiosi di questa proposta è che avvantaggerebbe le imprese straniere a scapito di quelle svizzere. La liberalizzazione totale degli orari di lavoro [soppressione della durata settimanale, introduzione di un orario annualizzato di 2’112 ore, ndr] crea una situazione ideale alle imprese straniere, che potranno venire in Svizzera a fare dei lavori concentrando al massimo le ore, facendo ad esempio in due mesi ciò che abitualmente farebbero in tre mesi. Inoltre, il progetto padronale conferisce al datore di lavoro la facoltà di decidere in assoluta libertà i minimi salariali, senza più dover sottostare agli obblighi di riconoscere le qualifiche dei lavoratori e di garantire un salario minimo a chi viene assunto. Le imprese straniere ne approfitterebbero, diventando così molto meno care rispetto a quelle svizzere. Che interesse avrebbe la Ssic a favorire una situazione del genere? O non hanno riflettuto bene, oppure hanno l’intenzione di farsi attribuire dei lavori che poi subappalteranno in toto o in parte ad imprese estere molto meno care. D’altronde quello degli imprenditori “intermediari” è un fenomeno che esiste già in Svizzera. Ci faccia qualche esempio di rivendicazioni padronali che Unia considera inaccettabili. Il tempo di prova è esteso da 2 a 3 mesi, e durante questo periodo non c’è nessun obbligo in quanto a salari minimi. Ma ci sono anche numerosi “piccoli” esempi. In caso di morte di un figlio o di un fratello la Cnm attuale prevede tre giorni di congedo. La Sse ora ne vuol concedere solo uno. Nel contratto attuale, inoltre, figura il diritto a due settimane di vacanze consecutive, che già è poco per chi rientra nel paese d’origine. E adesso il padronato vuole sopprimere anche questo diritto.

Pubblicato il

04.03.2005 04:00
Stefano Guerra