Edilizia: la pace è (quasi) fatta

Quasi allo scoccare della mezzanotte che segna l'arrivo del nuovo anno, la pace nel conflitto dell'edilizia è stata raggiunta. Dopo una fitta settimana segnata da incontri preparatori, lunedì 17 dicembre un'intensa trattativa notturna durata dodici ore ha infatti permesso di trovare un accordo soddisfacente per entrambe le parti. La procedura di mediazione sotto la guida di Jean-Luc Nordmann, l'incaricato proposto dalla Consigliera federale Doris Leuthard, ha così avuto esito positivo. Le divergenze relative alla flessibilità oraria e l'aumento al merito sono state dunque appianate nello spirito del tradizionale "compromesso elvetico". Ora saranno le rispettive assemblee, quella dei delegati sindacali e quella degli impresari costruttori a decidere se ratificare il risultato raggiunto. Se approvato, il nuovo Contratto nazionale mantello dell'edilizia entrerà in vigore il primo febbraio 2008.

Il vuoto contrattuale nell'edilizia derivante dalla disdetta padronale nel mese di maggio, sarà dunque colmato da un nuovo contratto nazionale mantello dal primo febbraio 2008 che scadrà a fine 2010. Sotto la direzione dell'incaricato dal Consiglio federale Jean Luc Nordmann, giudicato dai partecipanti all'altezza della situazione, si è riusciti ad appianare le divergenze tra sindacati e impresari.
La distanza tra le parti sociali verteva principalmente su due punti: flessibilità oraria e aumento salariale. La proposta iniziale della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) consisteva in una maggiore flessibilità oraria. In sintesi, il padronato chiedeva 180 ore di flessibilità oraria al posto delle 100 attuali in vigore nel resto della Svizzera (in Ticino ne sono previste 75). La soluzione, presentata in conferenza stampa alle ore 15 di mercoledì 19 dicembre, prevede una nuova normativa che «consente un adeguamento al calendario di lavoro in caso di carenza di lavoro, intemperie e guasti tecnici a condizione che venga garantito il diritto dei lavoratori ad essere consultati, la trasparenza e l'informazione. L'adeguamento non può tuttavia implicare ore negative in quanto l'orario di lavoro complessivo annuo rimane invariato di 2112 ore». In altre parole, è possibile una maggiore flessibilità ben motivata all'interno però dello stesso numero di ore annuali. Questa soluzione riguarda principalmente il resto della Svizzera, poiché il Ticino ha una regolamentazione diversa, nella quale le 75 ore flessibili sono iscritte nel calendario di lavoro annuale. Per gli edili attivi sul territorio cantonale dunque non dovrebbe cambiare nulla.
Il secondo punto di disaccordo tra padronato e sindacati concerneva l'introduzione dell'aumento salariale al merito. La soluzione scaturita, e non poteva essere altrimenti nel contesto della mediazione, è degna del tipico compromesso "elvetico": a tutti gli operai viene concesso un aumento generale dignitoso di 100 franchi e al padronato viene concessa una parte al merito dello 0,5 per cento sulla massa salariale. Previsto pure per il 2008 l'aumento del 3 per cento dei salari minimi fissati dal Cnm. Deciso pure un ulteriore aumento dei salari minimi per il 2009 del 2,5 per cento. Per quanto riguarda invece gli aumenti dei singoli salari superiori ai minimi previsti dal Cnm, è garantita la compensazione integrale del carovita. Qualora quest'ultimo dovesse superare il 2 per cento, l'aumento sarà oggetto di nuove trattative. Accettato anche un massimo di aumento individuale fino allo 0,5 per cento.
Nella fase finale del conflitto, la Ssic aveva avanzato pretese sulla gestione del fondo paritetico, volendo gestirlo in proprio. Il fondo, finanziato con un contributo paritetico dei lavoratori e delle ditte, ha lo scopo di assicurare la formazione professionale e i corsi di sicurezza per gli attori impegnati nel settore edile. La decisione finale prevede che la sua gestione rimane paritetica, ossia con la partecipazione di entrambe le parti sociali. La sua rimessa in vigore rimane subordinata al decreto di obbligatorietà del Cnm, ossia la decisione del Consiglio federale che conferisce il carattere di legge valida su tutto il territorio nazionale del Cnm per chiunque operi nell'edilizia principale. Se i tempi tecnici dovessero impedire un rapido ripristino del decreto di obbligatorietà, le parti hanno convenuto nell'accordo siglato lunedì scorso che al più tardi il fondo paritetico sarà ripristinato entro il primo luglio 2008. Tutti gli altri aspetti contenuti nel nuovo contratto riprendono le medesime disposizioni del Cnm 2006. Ora toccherà alle assemblee sindacali e padronale valutare nel dettaglio l'accordo e decidere se convalidarlo o meno. La Società svizzera degli impresari costruttori si riunirà il 24 gennaio, mentre quella dei delegati sindacali di Unia e Syna si terrà il 26 gennaio.

La produttività batte i salari

L'economia va bene. E per la prima volta da molti anni il sindacato può dirsi moderatamente soddisfatto: anche i salari reali hanno ripreso a crescere. «In diversi settori abbiamo il primo aumento generale dei salari reali da molto tempo», dice il consigliere nazionale socialista Paul Rechsteiner, presidente dell'Unione sindacale svizzera. Ma ogni trionfalismo è fuori luogo. In molti casi i progressi sono modesti e molto rimane ancora da fare, soprattutto in certi rami economici e in materia di parità di trattamento fra uomini e donne.

Poco prima della fine dell'anno, l'Uss ha voluto fare un bilancio provvisorio dei negoziati relativi ai salari del 2008 nei vari rami economici. Complessivamente, gli accordi conclusi questo autunno sono nettamente migliori di quelli degli anni precedenti. Si è ottenuta una serie di aumenti sostanziali del 3 per cento o più. Buoni risultati si sono avuti soprattutto nei servizi, secondo il capo economista dell'Uss, Daniel Lampart. In particolare nelle trattative con La Posta (3,5 per cento), con alcune aziende di trasporto e con la Coop (dal 2,5 al 3 per cento). Ad un livello corrispondente anche il 2,7 per cento ottenuto da Swisscom. E poiché il carovita per il 2007 dovrebbe rimanere sullo 0,7 per cento, è sicuro che in quasi tutti i settori economici si avrà un aumento reale dei salari.
È in particolare confortante che in diversi settori e aziende siano stati stipulati per i bassi salari aumenti superiori alla media, come da Coop, con un'aggiunta di 100 franchi generalizzata per chi riceve meno di 4000 franchi mensili. «Meschini», invece, secondo Lampart, gli aumenti di salario spuntati nell'industria, in particolare nella metallurgia (1,3 per cento) e nell'artigianato dei rivestimenti isolanti (da 1,0 a 1,3 per cento). Nel ramo principale dell'edilizia pesava l'assenza di un contratto collettivo di lavoro (vertenza risolta, si veda l'articolo sopra). Ma risultati migliori si sono avuti negli altri rami ad essa collegati, come la carpenteria (da 2,5 a 3,2 per cento) o il settore delle installazioni elettriche (2,5 per cento).
«Deludenti» sono poi stati definiti gli aumenti concessi dalle grandi banche (Ubs e Credit Suisse) e dal settore farmaceutico (Novartis). Certo, in questi due settori i salari aumenteranno del 2,5 per cento. Ma considerando i buoni risultati finora conseguiti e le enormi differenze tra le remunerazioni degli impiegati e quelle degli alti manager, secondo il capo economista dell'Uss «qualcosa in più sarebbe stata adeguata». Quanto ai negoziati salariali con le Ferrovie federali svizzere, secondo il presidente del sindacato del personale dei trasporti (Sev) si sono rivelate «difficili». Comunque, nel ramo delle imprese di trasporto concessionarie i risultati sono variabili e gli aumenti (individuali e generali) si situano tra il 2 e il 3 per cento.
Sebbene in molti campi lo svantaggio dei salari sia stato ridotto, secondo l'Uss rimane ancora molto da fare. La differenza tra i salari reali e la produttività del lavoro cresce sempre di più. «I datori di lavoro continuano ad approfittare della buona congiuntura più che i lavoratori". Secondo Lampart  ad avere maggiore bisogno di sostegno in questo momento sono i lavoratori meno qualificati. Tra il 2002 e il 2006 hanno subito una perdita di salario reale tra lo 0,9 e lo 0,4 per cento. E continua ad esistere un notevole potenziale per la pratica del dumping salariale, specialmente nell'edilizia e nelle piccole imprese di pulizia. Per questi casi il rimedio è uno solo: negoziare il più rapidamente possibile il contratto collettivo di lavoro.
Certo, l'Uss è abbastanza soddisfatta dei risultati delle sue campagne per i minimi salariali. André Daguet, responsabile del settore industriale del sindacato Unia, ha ricordato che diversi contratti collettivi di lavoro settoriali e aziendali sono stati migliorati con giorni di vacanza supplementari, maggiorazioni delle indennità, rimborsi spese più generosi e aumenti della quota padronale delle assicurazioni sociali.
I sindacati considerano però troppo elevata la parte di aumenti versata a titolo individuale: ciò comporta che alcuni dipendenti non ottengano la piena compensazione del rincaro. Daguet giudica comunque i risultati degli accordi di questo autunno «tendenzialmente migliori che lo scorso anno».
E tuttavia, secondo il presidente Paul Rechsteiner, «non si può passare sotto silenzio che in un numero non trascurabile di settori e aziende gli incrementi in busta paga sono stati inferiori al 2 per cento. Ci aspettiamo dai responsabili di queste imprese che ci spieghino perché questa soglia sarebbe troppo elevata per loro; soprattutto» – ha concluso – «quando constatiamo che il    ritardo accumulato nelle ultime buone annate non è stato colmato, e che i risultati aziendali sono stati molto soddisfacenti quest'anno».

Priorità alla parità

Vista l'ostinazione di molte imprese a voler ignorare l'obbligo legale di trattare alla pari uomini e donne, l'Uss vuole accordare una priorità particolare all'uguaglianza di busta paga fra uomini e donne. Quella delle lavoratrici è infatti di quasi un quinto meno pesante di quella dei colleghi maschi. Nel 2006 il salario medio delle donne era di 4'926 franchi mensili, contro i 6'067 degli uomini. Nel quadro dei negoziati salariali per il 2008, i sindacati dell'Uss hanno invitato alcune grandi aziende con oltre mille dipendenti ad analizzare le strutture salariali, insieme ai partner sociali, applicando lo strumento (il "Logib") creato a tale scopo dalla Confederazione. Alcune si sono mostrate ben disposte, ma per altre l'argomento rimane ancora un tabù. «È inquietante », secondo Paul Rechsteiner, «che anche Confederazione finora non abbia voluto applicare alla propria politica del personale uno strumento che essa stessa ha messo a disposizione degli altri». La conclusione è che, come ha ricordato Christine Michel, responsabile dell'uguaglianza in seno al sindacato Unia «se i salari delle donne continueranno a crescere lentamente come finora, ci vorranno ancora altri 30 anni per realizzare l'uguaglianza salariale».

Pubblicato il

21.12.2007 02:00
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