Si va verso lo sciopero? Alla conferenza degli edili di Unia ogni volta che qualche delegato in sala pronunciava la parola sciopero, grève, Streik o huelga la reazione dei colleghi era immancabilmente un lungo applauso. Chiaro segno che la disdetta padronale del contratto nazionale mantello (Cnm) ha provocato indignazione e rabbia tra i lavoratori. Tutti vogliono che si reagisca con fermezza. Il sindacato ha in programma varie azioni (la prima si è svolta lunedì a Ginevra) per convincere il padronato a ritornare sui suoi passi, ma contemporaneamente consulta anche la base, per capire se gli edili sono disposti a difendersi incrociando le braccia qualora la situazione non dovesse mutare rapidamente.
Che il momento sia importante, lo si è capito sin dai primi attimi della conferenza tenutasi sabato a Berna. L'affluenza è stata superiore alle aspettative. Nell'ampia sala, tutti i posti erano occupati e gli ultimi arrivati hanno dovuto assistere ai lavori in piedi. L'improvvisa disdetta ha preso molta gente in contropiede. I lavoratori non capiscono perché la Società Svizzera degli impresari costruttori (Ssic) ha deciso di buttare alle ortiche un contratto che doveva scadere alla fine del 2008 e questo in un periodo di alta congiuntura. Che gli affari vadano bene non ci sono dubbi. Nei primi tre mesi dell'anno, il fatturato dell'edilizia è stato di 3,3 miliardi di franchi, 400 milioni (+14,6 per cento) in più dello stesso periodo dell'anno precedente. Il numero degli addetti invece è rimasto praticamente invariato. La produttività è quindi aumentata. Tutti insomma hanno lavorato di più. Adesso il padronato vuole ancora più flessibilità, anche se le previsioni congiunturali parlano per l'anno prossimo di stabilizzazione e non più di crescita della domanda edilizia. «Alcuni colleghi pensano che non sia una vera disdetta, pensano che sia uno "scherzo" e che le cose si aggiusteranno in fretta» afferma ad area un lavoratore di origine serba che abita in Romandia. Lui non la pensa così, come pure i tanti delegati che hanno preso la parola alla conferenza degli edili. Sono consapevoli della gravità della situazione. Sanno che se in ottobre salta il contratto potrebbero saltare per esempio i salari minimi, la tredicesima e gli orari di lavoro regolamentati, ma ci sarebbero anche solo diritti minimi a vacanze, giorni festivi e versamenti in caso di malattia e infortunio. Con questa disdetta si cerca anche di indebolire i sindacati, Unia in particolare, ha rilevato a sua volta il copresidente del sindacato Andi Rieger. «Qui stiamo per piombare nel buio più assoluto» ha affermato un delegato ticinese. «Il Cnm è un muro portante non solo per l'edilizia, ma anche per altri settori. Se si apre una breccia dopo tutto potrebbe venire giù per effetto domino», ha affermato. «Se salta il Cnm decadono le misure d'accompagnamento ottenute con i bilaterali. Quindi la posta in gioco va oltre l'accordo collettivo» ha aggiunto un altro delegato ticinese, sottolineando che la disdetta non è un grave colpo solo per gli edili, ma per tutti i lavoratori in Svizzera. «Qui non ci vogliono togliere solo il pane, ma anche la dignità. Per questo dobbiamo agire con fermezza» ha rincalzato un frontaliere. «Io sono tedesco. Ho visto quello che è successo in Germania negli ultimi anni. Tutti volevano essere più competitivi. Hanno ridotto all'osso i dipendenti fissi e assunto solo temporanei, perché costano di meno. Molte grosse ditte sono fallite. Adesso si vuole fare lo stesso qui in Svizzera. Io voglio lavorare qui, ma a condizioni adeguate. Se dovrà essere sciopero allora diremo sciopero» ha aggiunto tra l'approvazione generale. I delegati e i sindacati non chiudono comunque la porta in faccia al padronato. Sono disposti a dialogare, ma non alle condizioni dettate dalla Ssic. I lavoratori all'unanimità sostengono il rifiuto della delegazione sindacale alla richiesta padronale di più ore flessibili. Dopo aver eletto la delegazioni alle trattative, la conferenza ha adottato un piano d'azione. Si comincia con azioni di protesta, cui farà seguito in settembre una manifestazione a Zurigo. A partire da ottobre, quando cesserà l'obbligo di pace si passerà a misure di lotta più severe. In vista di questa scadenza, Unia condurrà una consultazione generale tra tutti i lavoratori. Lo scopo è chiaro: riportare la Ssic alla ragione e concludere un nuovo contratto collettivo di lavoro.
Saverio Lurati: "I Lavoratori sono determinati"
l termine della conferenza, gli edili di Unia hanno deciso sabato di dare un assaggio di quello che potrebbe avvenire nei prossimi mesi. Insieme i delegati giunti da ogni parte della Svizzera sono sfilati lungo le strade del centro storico diretti verso il grande cantiere della stazione, dove hanno adottato la risoluzione finale: che indica i passi da compiere per riuscire a riottenere il contratto di lavoro. È toccato a Saverio Lurati responsabile della regione Ticino leggere il testo nella lingua storica dei cantieri elvetici: l'italiano.
Saverio Lurati, che impressione ha di questa giornata molto particolare? Tutti i lavoratori sono consapevoli della gravità dell'attacco e il clima che si respirava sabato era di estrema determinazione. La risoluzione, che è stata adottata all'unanimità, è una risoluzione di lotta. La mossa padronale ha permesso all'organizzazione di ricompattarsi e di ricompattare le forze del settore in vista delle battaglie che dovremo condurre. Questo ci aiuterà a creare in tutto il paese la pressione necessaria per smuovere il padronato dalle posizioni che ha assunto. È piuttosto insolito disdire un contratto in questo modo. Come vi spiegate questa decisione? Al padronato dell'edilizia brucia ancora di aver dovuto accettare il prepensionamento. Nella trattativa successiva, noi avevamo dimostrato una certa debolezza, ma ciò era dovuto alla situazione contingente e all'arrivo degli accordi bilaterali. Inoltre siamo un nuovo sindacato e forse Messmer, il presidente della Società degli impresari costruttori, ritiene che la sua mossa possa garantire un successo alla parte padronale. Adesso sono sicuramente sorpresi dalla nostra ferma reazione. Non chiudete comunque le porte alle trattative ? Le trattative non sono chiuse. All'inizio avevamo avviato un negoziato e avevamo l'impressione che ci fossero le premesse per giungere ad un accordo. La trattativa è stata rotta dal padronato con la presa di posizione arrogante che il presidente ha imposto alla sua assemblea. Che aria si respira sui cantieri ? La gente è arrabbiata perché non tutti hanno ricevuto l'aumento salariale o ne hanno ricevuto solo una parte. Senza contratto c'è poi alle nostre latitudini un forte pericolo di dumping salariale. Ricordiamo che Milano non è lontana e in quella città vige ancora il caporalato, come all'inizio del '900. Con che spirito affronta questa sfida ? La affronto con uno spirito di fiducia, perché so che i lavoratori sono e saranno con noi, ma anche di preoccupazione, perché il dumping salariale è sulla porta di case. Credo comunque che alla fine, magari dopo un doloroso vuoto contrattuale, si riuscirà a trovare un accordo. |