In questi mesi il Ticino politico è tutto preso dal referendum dell’Udc contro il modesto aggravio fiscale transitorio previsto nell’ambito del Preventivo 2005 e l’iniziativa dell’Mps di segno opposto per un sostanzioso aggravio fiscale a carico delle persone giuridiche. Il referendum dell’Udc e l’iniziativa dell’Mps, che dovrebbero essere sottoposti al voto popolare il prossimo 8 maggio, agiscono in effetti come un cuneo che tende a spaccare l’accordo sul Preventivo 2005 raggiunto da tutto il Governo e sostenuto da Plr, Ppd e Ps, ma non dalla Lega: questo era il loro scopo e questo scopo arrischia di essere raggiunto. Purtroppo in quel caso la contrapposizione della demagogia di destra e di sinistra voluta dai rispettivi partiti e movimenti per guadagnare in visibilità produrrebbe un danno gravissimo per il Cantone. Per evitarlo basterebbe probabilmente un po’ di buona volontà da parte dei partiti borghesi e del mondo economico accettando la richiesta del Ps di mantenere il modesto aggravio fiscale (che corregge solo minimamente una serie impressionante di sgravi precedenti), fino al risanamento delle finanze cantonali nel senso del pareggio della gestione corrente. Una richiesta talmente ragionevole da apparire ovvia. Liberali, popolaridemocratici, industriali e commercianti ticinesi non possono ignorare che l’accordo raggiunto sul Preventivo 2005 è solo una prima tappa di un percorso che si preannuncia irto di ostacoli e che, per affrontarlo, l’unità delle principali forze politiche appare come una premessa opportuna se non indispensabile. Il problema prioritario del nostro Cantone non è infatti quello di qualche percento in più o in meno di carico fiscale, ma di una economia in una fase recessiva da almeno sei anni con una spesa pubblica che aumenta, per ragioni in gran parte comprensibili, a un ritmo del 4-5 per cento all’anno. Il gettito fiscale delle persone fisiche per contro, mentre era aumentato del 7 per cento all’anno tra il 1980 (280 milioni) e il 1993 (660 milioni), a causa di sgravi inopportuni e della stagnazione economica è sceso dai 660 milioni del 1993 a 640 milioni nel 2003! Se non vi sarà un rilancio economico e, di conseguenza, un incremento del gettito fiscale il pareggio dei conti non potrà essere neppure intravisto e le conseguenze per i ticinesi potrebbero rivelarsi estremamente dolorose. Le forze politiche di governo, anziché lasciarsi dividere su aspetti in definitiva marginali, dovrebbero quindi dedicarsi con unità di intenti e con impegno a riflettere sulle ragioni delle nostre difficoltà di sviluppo e a costruire un progetto coerente di scelte, di sacrifici e di mentalità necessari per favorire la ripresa economica in un contesto di equità sociale. L’Unione europea in questo inizio del terzo millennio fa fatica, la Svizzera marcia sul posto spesso penalizzata dalla paura di rimettersi in discussione, il Ticino arretra, confrontato con la sua posizione marginale, con la perdita di importanza dell’asse Nord-Sud rispetto alla dorsale Ovest-Est, con le difficoltà dell’economia italiana e con una mentalità forse viziata da anni di lucrose rendite di posizione. Anche da sinistra questa situazione difficile non può essere vista in un’ottica unicamente difensiva. Il Ps ticinese deve interessarsi seriamente, come collettivo, di economia, di globalizzazione, di concorrenzialità. In modo critico, ma aperto, riconoscendo anche i problemi e i meriti di chi si assume i rischi dell’imprenditore. Il Ps svizzero lo sta facendo, noi non possiamo andare a rimorchio, dobbiamo partecipare con una nostra analisi, specifica per il nostro Cantone-Regione. Una situazione, la nostra, particolarmente delicata che deve trovare delle risposte puntuali, un governo compatto a sostenerle e una popolazione disposta a metterle in pratica. A vincere non dovrà essere solo l’economia, ma l’economia assieme alla società

Pubblicato il 

04.03.05

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