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Ecocentri di Lugano in fiamme: scatta l'interrogazione

Non è rimasto inascoltato l'appello lanciato dagli operai degli ecocentri di Lugano, costretti a lavorare in condizioni critiche con le alte temperature di questi giorni. Otto consiglieri comunali – primo firmatario Edoardo Cappelletti, La Sinistra (Pc) – sono immediatamente intervenuti, chiedendo alla Città misure più concrete rispetto ai sali minerali, che vengono attualmente forniti ai dipendenti. 

Negli ecocentri comunali di Lugano si muore dal caldo e l’autorità è intervenuta settimana scorsa, distribuendo sali minerali ai lavoratori per idratarli. Una risposta che è sintomatica di come il problema sia reale e avvertito, ma non può certo bastare per proteggere la salute dei dipendenti nei mesi estivi, quando il sole spacca le pietre.

Il nostro articolo, pubblicato su areaonline giovedì 19 giugno, ha surriscaldato anche alcuni consiglieri comunali che oggi hanno presentato al Municipio di Lugano l’interrogazione “Esposizione al calore eccessivo presso gli ecocentri: quali misure a tutela della salute del personale?”. Primo firmatario Edoardo Cappelletti, per la Sinistra (PC), otto politici invocano «un approfondimento della problematica sollevata e l’adozione di misure più incisive». 


È una questione scottante di salute, oltre che di condizioni di lavoro dure.

Richiamato l’obbligo generale dei datori di lavoro di proteggere la salute dei dipendenti, nell'interrogazione si chiede di valutare le possibilità di disporre di un piano comunale contro la canicola, di fornire nebulizzatori, di posare un asfalto più resistente alle temperature e incrementare il verde per ombreggiare.

Avanzata anche la richiesta di confrontarsi con l’Ispettorato del lavoro e con il Gruppo operativo salute e ambiente del Cantone per dare una boccata d’ossigeno a quei lavoratori che nelle discariche sudano le proverbiali sette camicie e vengono dotati semplicemente di crema solare e cappellino, mentre la canicola toglie il respiro, rendendo incandescente le strutture e le condizioni di lavoro...

 

Nel dettaglio, i consiglieri pongono al Municipio otto puntuali questioni:

1. Le condizioni di lavoro presso i diversi ecocentri nei periodi di caldo sono già state oggetto di un’analisi dal profilo della protezione della salute del personale? Nel caso, con quale esito?

 

2. Quali provvedimenti sono stati adottati ad oggi per proteggere il personale degli ecocentri dall’esposizione al calore eccessivo, tenuto conto anche delle strutture più esposte?

 

3. Non si ritiene necessario adottare ulteriori misure tecniche e organizzative per rispondere alla problematica, sulla scorta delle indicazioni della SECO, della SUVA e dell’Ispettorato del lavoro?

 

4. Qualora non sia già avvenuto, il Municipio non ritiene opportuno attivare un confronto costruttivo con l’Ispettorato del lavoro e con il Gruppo operativo salute e ambiente (Gosa) istituito dal Cantone per affinare le proprie misure di protezione?

 

5. Come viene valutata la possibilità di disporre di un apposito piano comunale contro la canicola e di un kit di protezione specifico per il personale, come avvenuto ad esempio a Bellinzona?

 

6. Come si giudica un adeguamento degli orari d’accesso degli ecocentri in funzione dei momenti più caldi (ad es.: apertura anticipata e/o interruzione nelle fasce orarie più calde)?

 

7. Come si considera la possibilità di fornire appositi nebulizzatori, di posare un asfalto più resistente alle alte temperature e di incrementare le alberature presenti nei luoghi di lavoro?

 

8. In che misura vi è l’effettiva disponibilità ad ascoltare e a coinvolgere direttamente il personale comunale nella definizione delle misure a salvaguardia della salute dei lavoratori?

 

9. Come si reputano le condizioni di lavoro delle squadre esterne nei periodi di caldo, quali misure di protezione sono già state adottate e nel caso quali ulteriori interventi si prospettano?

 

Un problema da non sottovalutare e da affrontare con priorità visto che in futuro andremo incontro a periodi di calura sempre più estremi.

 

Un dipendente di uno degli ecocentri di Lugano ci aveva spiegato la situazione: «Con l'arrivo del caldo lavoriamo in condizioni oggettivamente pesanti, perché siamo all'esterno tutto il giorno. Siamo stati dotati di ombrelloni da posizionare sulle benne e da qualche giorno è arrivato un rifornimento di sali minerali con la raccomandazione di scioglierli nell'acqua per reidratarci. La nostra richiesta di posare vele per ombreggiare e nebulizzatori per trovare refrigerio non è stata accolta».

 

Il co-segretario della Vpod Ticino, il Sindacato svizzero del personale dei servizi pubblici e sociosanitari, era rimasto colpito della situazione di grave difficoltà vissuta dal personale e aveva subito dichiarato che si sarebbe interessato alla questione per affrontare il problema a monte e con l'adozione di misure più incisive rispetto a dei sali minerali. Edoardo Cappelletti, che oltre a essere uno dei responsabili del sindacato, è pure consigliere comunale per La Sinistra (gruppo PC), ha affrontato immediatamente la problematica anche dal punto di vista politico, sottoscrivendo l'interrogazione con i colleghi di Legislativo Jasmin Altin ed Elena Rezzonico,  La Sinistra (PS); Danilo Baratti e Marisa Mengotti, dei Verdi e Indipendenti; Luisella Fumasoli Petrini e Dario Petrini, di Avanti con Ticino&Lavoro; Tamara Merlo, Più Donne. 

 

L'interrogazione è partita oggi, allerta canicola 2, ad autorità e media: ora occorre la volontà di dare risposte chiare e strutturate. Perché come si legge nell'interrogazione «alla luce dei rischi derivanti dall'esposizione diretta al calore di determinate categorie di personale e della risposta sinora adottata dalla Divisione degli spazi urbani (Dsu), s'impone un approfondimento della problematica sollevata e l'adozione di misure più incisive». 

 

Ricordiamo, che per il momento il personale ha in dotazione crema solare, un cappellino per la testa, sali minerali e ombrelloni non giganteschi posizionati accanto alle benne. Insomma, si naviga a vista con lavoratori stremati e sofferenti.

 

Già, perché i firmatari del documento politico, riprendendo la Seco,  evidenziano che «il lavoro in ambiente caldo riduce il rendimento fisico e psichico e comporta anche un maggior rischio di infortuni. I sintomi di un surriscaldamento cronico sono la sensazione di affaticamento, le difficoltà di concentrazione, il mal di testa, l‘inappetenza, l’aggressività, l‘insonnia e i disturbi del sistema circolatorio. Un’esposizione prolungata alle alte temperature può provocare un collasso e, in rari casi, un esaurimento da calore e un colpo di calore».


Non rischi da poco. 


Pubblicato il

25.06.2025 15:31
Raffaella Brignoni
Lavoro

Negli ecocentri sali minerali contro il caldo: non basta

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