Le ultime elezioni federali ne sono la prova: i cittadini elvetici sono sempre più preoccupati per la salute del loro pianeta. Sono infatti sempre più numerosi gli elettori che nelle urne infilano una scheda "verde", tanto che al consiglio degli Stati hanno fatto il loro ingresso due candidati ecologici, Robert Cramer a Ginevra e Luc Recordon nel canton Vaud oltre alla verde liberale Verena Diener a Zurigo. Ma dopo il 21 ottobre, oltre al panorama politico diventerà più verde anche il comportamento quotidiano dei cittadini rossocrociati? E i verdi eletti riusciranno ad ampliare il consenso al di là dei partner storici socialisti? area ha rivolto queste domande a Robert Cramer e Luc Recordon, quest'ultimo candidatosi per il Consiglio federale il prossimo 12 dicembre. Nel frattempo, l'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia esorta la Svizzera da una lato a fare di più per la riduzione del Co2 ma non dall'altro esorta il governo a puntare su nuove centrali nucleari o a gas per «garantire
l'indipendenza energetica»...

A che cosa serve la vostra candidatura al Consiglio federale?
Cramer: Normalmente una simile candidatura dovrebbe servire a condurre una lotta militante attraverso la quale influenzare la politica federale in modo diverso. Di certo non deve servire, e non serve in questo caso, a soddisfare rivendicazioni di protagonismo di qualcuno che mira a essere padrone della Svizzera. In tutti i casi, senza l'appoggio di una maggioranza parlamentare nessun candidato avrà i mezzi necessari per condurre una buona politica. Fatte queste premesse, è chiaro che il candidato Luc Recordon non si iscrive affatto in questo contesto: questa candidatura non è volta ad avanzare rivendicazioni verdi perché non sussistono le condizioni politiche. L'obiettivo di questa candidatura è da un lato affermare che secondo noi Christoph Blocher non ha il suo posto in seno al Consiglio federale e dall'altro permettere ai parlamentari che non condividono le idee del ministro Udc un'alternativa da sostenere il 12 dicembre prossimo. Tuttavia è chiaro che se ci dovesse essere un candidato del fronte borghese pronto a candidarsi contro Blocher, potremmo perfettamente prendere in considerazione l'idea di appoggiarlo…. Potremmo. Tutto dipenderà da chi sarà il candidato.
Recordon: Negli ultimi mesi abbiamo potuto tracciare il bilancio della presenza in governo di una figura che ha messo in pericolo i valori fondamentali del nostro Stato, la convenzione dei diritti dell'uomo, parte del diritto internazionale, ha stigmatizzato andicappati, stranieri e persone in assistenza come fossero tutti approfittatori. Alle elezioni di ottobre i principali partiti hanno dato l'impressione di essere entrati in una fase di paralisi. In alcuni casi, dopo quella data, si è potuto uscire dall'immobilismo, come hanno dimostrato Vaud, Zurigo o San Gallo. Con la  mia candidatura vogliamo continuare a uscire dall'immobilismo e soprattutto, offrire una soluzione diversa a quel 71 per cento della popolazione "non blocheriana". Ma è chiaro che se dal fronte borghese non blocheriano dovesse spuntare una candidatura alternativa con chances maggiori della nostra, siamo disposti a sostenerla. Quello che conta è l'obiettivo finale: estromettere la linea blocheriana dal governo.
Negli ultimi mesi, un po' in tutti i partiti abbiamo visto far capolino ricette "verdi". Tuttavia nelle scorse legislature, quando si è trattato di votare su temi ambientali o di proporre soluzioni solo i socialisti vi spalleggiavano. Nel prossimo quadriennio, quale scenario politico bisogna attendersi?
Cramer: È innegabile: è il Ps a darci maggiore appoggio ed è infatti proprio con il Ps che stringiamo le nostre alleanze anche a livello cantonale in vista delle elezioni. Ora sta sia al Ps, sia a noi verdi lavorare politicamente per poter progredire ed essere influenti. Ma con i mezzi che ci appartengono: da un lato, ora possiamo portare la nostra lotta in seno al Consiglio degli Stati favorendo la ricerca del consenso. Dall'altro potremo continuare a utilizzare gli strumenti che ci offre la democrazia diretta lasciando alla popolazione la libertà di sostenerci, nei referendum o nelle iniziative, così come ha fatto votandoci ad ottobre. La nostra posizione nella lotta politica ora è decisamente migliore.
Recordon: Negli ultimi mesi, in particolare dopo la sessione di marzo alle Camere constato un certo risveglio politico. Ora sta a noi trovare le soluzioni per convincere individualmente le persone e spingerle oltre le semplici "dichiarazioni elettorali", dichiarazioni che, ad essere sincero sono state molto più pertinenti e "ecologicamente positive" rispetto a quattro anni fa…. Di certo il fatto di poter sedere agli Stati con tre rappresentanti ecologisti, dunque compresa Verena Diener, ci permetterà di concentrarci meglio su "enjeux" rilevanti come la politica dei trasporti, ambientale e energetica. Inizialmente si tratterà di convincere i colleghi caso per caso; la speranza è tuttavia quella di costruire una politica d'insieme.
I Verdi liberali vi hanno voltato le spalle: a Berna faranno gruppo con Pdc e Partito evangelico. Non è una buona notizia…
Cramer: È una notizia prevedibile: i Verdi liberali hanno bisogno di marcare il territorio. Questo tuttavia non vuol dire che non potremo lavorare bene, assieme: nella protezione dell'ambiente combattiamo la stessa lotta.
Recordon: Questa scelta può avere i suoi vantaggi: 4 verdi-liberali uniti al gruppo democristiano possono infatti essere una presenza costante in grado di riorientare su posizioni esigenti in campo ambientale il resto del gruppo…
La popolazione svizzera si è mostrata particolarmente preoccupata dalla tematica climatica. Una prima conseguenza è stata una crescita dei voti assegnati al vostro partito. Ma potete constatare anche una nuova attitudine ecologica nella quotidianità?
Cramer: Credo che nelle preoccupazioni quotidiane la popolazione inserisca sempre più anche quelle ecologiche. Separare i rifiuti è entrato negli usi, la popolazione ascolta sempre più le indicazioni che le vengono fornite in merito alle lampadine a basso consumo, al consumo degli elettrodomestici o delle auto ecologiche; nel fare la spesa il consumatore si prende almeno la briga di leggersi l'etichetta con le indicazioni del consumo energetico del prodotto. Penso dunque che la presa di coscienza energetica non si limita all'espressione di voto ma si spinga oltre. Certo è tuttavia veritiero che in Svizzera queste preoccupazioni non sono ancora veicolate dalla classe politica che potrebbe invece spianare la strada a un'attitudine ecologica quotidiana. Degli esempi? Iniziamo a vietare la vendita di lampadine tradizionali a vantaggio di quelle ecologiche. Certo queste costano di più al momento dell'acquisto ma poi durano più a lungo e garantiranno una bolletta a fine mese decisamente meno costosa. Idem per gli elettrodomestici: il costo iniziale sarà maggiore ma minore il consumo energetico mensile. Il problema è che queste lampadine o questi elettrodomestici non sono ancora presenti in tutti i negozi, né pubblicizzati a dovere o accompagnati dalle necessarie informazioni. Oggi c'è da perderci la testa se si vogliono ottenere informazioni su quale prodotto è – effettivamente – il meno costoso per il cittadino, oltre che per l'ambiente. Un altro esempio: perché non rinunciare a lasciare gli apparecchi elettrici in stand-by: spegnere la lucina rossa della Tv non riduce certamente il comfort ma ha notevoli effetti sul consumo energetico e quindi sulla fattura finale. Un piccolo gesto ma con grandi conseguenze. Vietare la vendita di prodotti ad alto consumo è la via da seguire. Non lo si farà presto? Volendo, i politici potrebbero riuscirci da un giorno all'altro. 
Recordon: Nel corso degli ultimi anni l'uso del treno è aumentato in modo considerevole. E questo non è un dettaglio da poco. Non in Ticino? Guardando il resto della Svizzera siamo addirittura confrontati con la mancanza di posti nei treni e questo obbliga a ripiegare nuovamente sulle auto private…. Certo non ci si può attendere un cambiamento di attitudine se non si offre  alla popolazione soluzioni adeguate. E lo stesso discorso vale in campo energetico.
La Svizzera intende ridurre l'emissione di Co2. Sulla carta tutti o quasi sembrano d'accordo. Ma che dire ad esempio alle 970 imprese che hanno fatto richiesta all'Ufficio federale dell'ambiente di essere esonerate dal pagare la tassa sulle emissioni di Co2, in vigore dal 2008, così da rimanere competitive?
Cramer: Se paragonata al prezzo, in costante crescita, dell'energia la tassa sul Co2 è tutto fuorché cara. A queste imprese mi sento di dire che è nel loro interesse entrare in una logica di risparmio energetico per risparmiare due volte: sulla tassa sul Co2 e sul costo degli idrocarburi. Se poi tra queste aziende ve ne sono alcune la cui sopravvivenza è legata all'alto consumo energetico, consiglierei ai dirigenti di pensare subito alle alternative energetiche "verdi".
Recordon: Queste imprese devono rendersi conto che in tutti i paesi esistono tasse sull'emissione di Co2. E in Svizzera sono decisamente ridicole  se paragonate ai nostri vicini europei, che sono peraltro i nostri principali concorrenti commerciali…
Incitare finanziariamente le aziende, i produttori, i cittadini a produrre e comperare "verde" non potrebbe essere una buona via da seguire?
Cramer: Certo si può fare, sono 20 anni che a Ginevra lo pratichiamo. Tuttavia l'effetto di questa misura è limitato e soprattutto può funzionare solo se viene inserito in un quadro normativo specifico con il quale non ci deve essere scontro. Ma in Svizzera questo sistema non esiste: nel nostro paese si oppongono le regole alle sovvenzioni e le sovvenzioni sono distribuite a innaffiatoio...
Recordon: Certo. Con questo strumento si può creare una tendenza, una pressione.
La tassa sui carburanti è da intendere – secondo Moritz Leuenbeger – "non come una strategia per circolare meno, ma per circolare meglio". Cosa dire tuttavia a chi vive in località prive di trasporti pubblici ottimali che si vede dunque costretta a utilizzare la propria auto e a pagare tasse  pesanti sul litro di benzina consumato? È una discriminazione.
Cramer: Innanzitutto chi abita in città non ha le stesse condizioni di chi abita in campagna. Entrambe le situazioni hanno i loro vantaggi e i loro svantaggi. Non si può avere tutto. Ma in realtà credo che quello della discriminazione sia un falso problema o meglio sia presentato sotto la luce sbagliata: in realtà a discriminare non sono le tasse bensì i rivenditori di auto e le compagnie petrolifere. È questa la vera discriminazione; è da qui che aumentano i prezzi. E siccome siamo confrontati a un contesto in cui l'energia diventerà sempre più rara e costosa o si decide di adattarsi in anticipo o si soffrirà enormemente quando sarà troppo tardi. Avviare oggi una riconversione attraverso una volontà politica è vantaggioso per tutti, anche per chi abita nelle regioni periferiche che si vedranno ampliare l'offerta dei trasporti pubblici.
Recordon: L'aumento del prezzo del carburante è già un dato di fatto, indipendentemente dalle tasse. Per limitare gli squilibri, a medio termine si possono anche prevedere delle tasse differenziate secondo i casi specifici; ma a lungo termine l'obiettivo finale è il passaggio definitivo da auto inquinanti a auto meno dannose: anche se si continuerà a circolare con vetture private, comunque necessarie, si dovranno privilegiare veicoli ecologici.

Pubblicato il 

30.11.07

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