Verso il 14 giugno

Ci siamo, è il grande giorno, oggi partecipiamo al grande sciopero femminista del 14 giugno.

Dopo quelli del 1991 e del 2019, che hanno visto mezzo milione di donne scendere nelle piazze di tutto il paese, questa terza mobilitazione si preannuncia altrettanto massiccia.

Perché, a 42 anni dall’iscrizione nella Costituzione federale (legge suprema dello Stato) del principio di parità tra donne e uomini, siamo ancora lontani dal realizzarla, sia sul lavoro, sia in casa, sia nella vita quotidiana.

 

Il sindacato Unia, che è tra i principali organizzatori della grande giornata d’azione, lavora da mesi per mobilitare le lavoratrici nei vari settori e rami professionali e nelle aziende. Dalla fondazione di Unia nel 2004, la percentuale di donne iscritte al sindacato è aumentata costantemente di oltre il 10 per cento fino a raggiungere l’attuale 30 per cento. E questo è solo un traguardo intermedio del percorso di organizzazione sindacale delle donne.


La presidente nazionale di Unia Vania Alleva in questa intervista ribadisce l’importanza di partecipare alle azioni previste in tutto il paese il 14 giugno, ma anche quella di continuare ad impegnarsi anche oltre questa data.


Presidente Vania Alleva, quali sono le richieste principali di Unia?
Il nostro grido d’allarme per il 14 giugno è “Rispetto, più salario, più tempo!” Dobbiamo assolutamente avanzare invece di arretrare (come sta avvenendo) sui temi della retribuzione, delle pensioni e di una migliore conciliabilità tra lavoro e vita familiare. E rivendichiamo tolleranza zero nei confronti delle molestie sessuali.


Nell’appello del 14 giugno la parità salariale passa in secondo piano, anche se è stata una richiesta fondamentale nel 2019. Perché?
L’applicazione della parità salariale rimane una rivendicazione centrale, ma dobbiamo agire contemporaneamente su più fronti. L’evoluzione dei salari negli ultimi quattro anni mostra che il divario salariale si sta nuovamente ampliando e che i lavoratori a basso e medio reddito stanno perdendo potere d’acquisto.

Si tratta in gran parte di salari femminili. Inoltre, lo studio presentato nelle scorse settimane dall’Uss (area ne ha riferito nel numero 9) dimostra che esiste una disuguaglianza strutturale tra i settori che non si giustifica col lavoro a tempo parziale.

La retribuzione oraria è molto più bassa nei settori in cui ci sono molte donne, nei quali anche la progressione salariale risulta meno favorevole e persino la formazione e il perfezionamento professionale sono poco paganti. È per questo motivo che, oltre alla parità salariale, chiediamo una valorizzazione dei cosiddetti mestieri femminili. Bisogna negoziare contratti collettivi di lavoro che prevedano salari minimi di 4.500 franchi per tutti e di almeno 5.000 franchi per le lavoratrici e i lavoratori qualificati.


Che forma assumerà questo 14 giugno 2023?
Per far progressi sul fronte della parità, dobbiamo esercitare pressioni nelle strade e nei luoghi di lavoro. Per questo motivo sosterremo i collettivi femministi nell’organizzazione di azioni e manifestazioni nello spazio pubblico, e metteremo in campo tutta la nostra forza per mobilitarci a livello di settori e aziende. Le azioni sul posto di lavoro non sono mai facili da organizzare, ma ce ne saranno molte, di differente portata.

 

Ci saranno scioperi in senso stretto e, se sì, queste donne scioperanti corrono dei rischi?
In molti luoghi ci saranno pause prolungate e in altri probabilmente anche interruzioni del lavoro più lunghe. Per tutelare al meglio le lavoratrici coinvolte, è importante che si tratti sempre di un’azione collettiva e che il sindacato sia coinvolto nell’organizzazione.

 

Nel 2019, 500.000 persone sono scese in piazza in Svizzera. Da allora, l’uguaglianza è stagnante o addirittura regredita. Unia spera che questa volta le cose cambino davvero?
Il 14 giugno non sarà certamente sufficiente. Per questo è fondamentale che le donne si organizzino a livello sindacale, che si mobilitino e che portino in modo massiccio la lotta per la parità nei vari settori e rami professionali e nelle aziende.

 

Cosa può dire alle persone che ancora esitano a partecipare alle manifestazioni del 14 giugno?
Dico che alle donne e alle lavoratrici nulla è regalato. E che per progredire sul fronte della parità l’impegno di ciascuna di noi fa la differenza, come ben riassume il nostro slogan “Uniti siamo forti!”.

 

Gli uomini sono benvenuti il 14 giugno?

Sì, gli uomini solidali sono i benvenuti. La lotta per la parità di genere è profondamente lotta sindacale per gli stessi diritti. È la lotta per una società migliore. È la nostra lotta comune!

 

Il 14 giugno è una tappa importante, ma dopo questa data, che direzione prenderà la mobilitazione?
Ovviamente continueremo a mantenere alta la pressione anche dopo il 14 giugno. La lotta continua nei differenti settori professionali e nelle aziende. Una prossima tappa importante sarà la mobilitazione autunnale. Abbiamo in programma una manifestazione nazionale per il 16 settembre.

 

Pubblicato il 

13.06.23
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