Le associazioni contro il fumo attendono con speranza l’approvazione della cosiddetta Legge anti-fumo in Ticino (si veda area n.37 del 16.09.05), che verrà discussa in Gran consiglio in novembre, ma guardano con delusione all’introduzione della clausola che esenterebbe dal divieto i locali notturni, i piano bar e le discoteche. La preoccupazione è che proprio le discoteche, luogo di svago e d’incontro dei giovani, fungano da vivaio di futuri fumatori. A differenza dei piano bar e gli altri locali notturni, le discoteche sono frequentate quasi esclusivamente da giovani, spesso giovanissimi, che nel loro processo di crescita e di consolidamento della propria identità, possono facilmente incappare in sostanze che creano dipendenza. Com’è che allora in Ticino il nuovo progetto di Legge per il divieto di fumo negli esercizi pubblici esenti da tale proibizione proprio le discoteche? È questa la critica principale che anche il dottor Pascal A. Diethelm, presidente dell’organizzazione anti-fumo OxyGenève (ha raccolto nel luglio scorso 20’230 firme a favore di un’iniziativa che chiede di proibire il fumo nei locali del canton Ginevra) rivolge ai politici cantonali . «Le discoteche sono il luogo privilegiato – afferma – della promozione delle sigarette per l’industria del tabacco. Quest’industria, nell’innaffiare di soldi i proprietari o i gerenti delle discoteche e altri bar alla moda, sono riusciti a fare in modo che la norma in questi posti sia l’essere fumatore al cento per cento. Questi luoghi notturni di piacere al 100 per cento fumatori costituiscono per l’industria del tabacco un modo molto efficace di recuperare i giovani che altrimenti il prezzo del tabacco avrebbe dissuaso a cominciare presto. Escludere le discoteche e i bar dal divieto di fumare è fare un gigantesco regalo all’industria del tabacco e significa sabotare gli sforzi della prevenzione. Significa mandare un messaggio che indica come la prevenzione sia l’ultima delle priorità nella scala dei valori politici.» Ad Andrea Gianinazzi, Delegato alle tossicodipendenze e corresponsabile insieme a Marco Baudino per il settore Salute e Benessere di Infogiovani, nonché membro dello speciale Gruppo di lavoro istituito dal governo nel marzo del 2003 per l’elaborazione del nuovo progetto di legge, abbiamo rigirato la critica di Diethelm e posto alcune domande sul rapporto dei giovani col fumo. Pur essendo loro vietato, l’accesso alle discoteche è permeabile anche ai minorenni, particolarmente esposti al richiamo delle sirene del tabagismo. Come mai non vi è stato un distinguo quando si è pensato di concedere il permesso di fumo ai locali notturni? Fin dalle prime riunioni il nostro Gruppo era pienamente d’accordo sul fatto che non esistono altre vie per la protezione dei fumatori passivi se non quella della proibizione all’interno dei luoghi chiusi (in primis gli esercizi pubblici). Non abbiamo fatto nessuna distinzione sul tipo di esercizio pubblico a cui imporre il divieto, convinti dell’universalità del principio del rispetto della salute di chi non fuma. Riguardo alla presenza dei minorenni, è importante partire da una premessa: le discoteche sono accessibili dai 18 anni in poi. Non si può fare una legge per proteggere i minorenni che vi si potrebbero recare quando la loro presenza in quei locali è illegale. Un’inchiesta dell’Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie (Ispa) 1) mette in evidenza come prima si comincia a fumare più difficoltà s’incontrano a smettere. I minorenni, che in teoria non potrebbero entrare nelle discoteche, in realtà le frequentano. Non crede che il permesso di fumare in tali luoghi appaia come un messaggio contraddittorio da parte delle autorità, che indebolisce gli sforzi fatti nell’ambito della prevenzione dalle tossicomanie? Ripeto, in questi contesti non ci dovrebbero essere minorenni e non si può ragionare prescindendo da questa premessa. È vero però che il segnale che si dà in genere è che le discoteche siano luoghi “di perdizione”, una sorta di zona franca in cui viene sospesa tutta una serie di garanzie, anche personali, come il diritto alla salute. Diritto che dovrebbe valere per l’avventore del bar come per quello della discoteca. Senza contare che la sigaretta in questi contesti spesso è il passe-partout per spinelli e altre droghe. Personalmente non capisco perché si sia voluta fare eccezione per le discoteche visto che presentano degli spazi ampi e tecnologicizzati dove creare delle zone apposite per fumatori non dovrebbe essere un problema. Senza poi dimenticare il personale che vi lavora e che ha diritto alla tutela della propria salute. Signor Gianinazzi, cosa è importante tenere presente quando s’introducono norme di divieto quali quella del fumo? Soprattutto che i giovani sono molto attenti a come si comportano gli adulti. Se c’è una norma generale loro la percepiscono come tale ma se cominciano ad osservare che nel contesto in cui vivono, nel treno in cui viaggiano, ci sono persone che fumano e che creano un grosso impatto sugli altri dando fastidio, ecc. possono ricavarne la sensazione che la maggior parte della popolazione sia fumatrice e che dunque il fumare sia la regola e non l’eccezione. Allo stesso modo, un 18enne che frequenta una discoteca dove il fumo è diffuso più che altrove può arrivare alle stesse conclusioni. In Ticino i giovani che fumano (vedasi box) sono meno che nel resto della Svizzera. Cosa funge da deterrente nel nostro cantone? Probabilmente la minore disponibilità finanziaria, il frequentare contesti che fanno sì che i ragazzi abbiano meno tempi morti (minore distanza fra casa e scuola, ad esempio) e siano più vicini all’ambito familiare. Anche per la canapa c’è stata la stessa tendenza: con i nostri 70 canapai aperti, il consumo della sostanza è stata comunque inferiore che nel resto del paese. Questo significa che esistono degli ammortizzatori culturali che fanno sì che il fumo fra i giovani sia meno diffuso che nel nord delle Alpi. Fa pensare però il fatto che quasi il 60 per cento dei ragazzi che hanno dichiarato di fumare, hanno provato la prima sigaretta a casa, sull’esempio dei genitori fumatori e non con gli amici. Fra i giovani fumatori (età fra i 15 e i 16 anni) il 30 per cento ha dichiarato che, nonostante abbia provato a smettere di fumare, non ci sia mai riuscito 1). Di certo permettendo il fumo in discoteca vi è la possibilità che si rafforzi l’associazione divertimento-fumo-alcool o altre sostanze psicotrope. Non crede? Certo, come dimostrano gli studi in merito si sa che il frequentare ambienti dove si fuma renda più difficile lo smettere. Anche perché in quegli ambienti si sono vissute sensazioni di felicità, di benessere spesso correlate da chi fuma anche alla sigaretta. Esistono degli elementi cardine nella prevenzione antifumo per i giovani? Credo che bisogna evitare di fare grandi discorsi, che poi finiscono nello sconfinare nel moralismo o giù di lì. La cosa più efficace è fare in modo che ci siano degli ambienti dove la regola è “non fumare”. Negli ambienti scolastici e in casa gli adulti dovrebbero evitare di fumare davanti ai ragazzi: l’esempio diretto vale molto di più di mille raccomandazioni e di inviti ad evitare il fumo. _______________ 1) Ispa 2003, Evolution de la consommation de substances psychotropes chez les écolières en Suisse 2) “Tabacco - Guida pratica per delle attività di prevenzione a scuola” a cura dell’Ispa, Radix Svizzera italiana e Sezione sanitaria-Dss Se la “La discoteca è il locale notturno dove si balla al suono di musica riprodotta” (articolo 23 del Regolamento di applicazione Legge sugli esercizi pubblici, 03.12.1996), c’è da chiedersi se un domani per aggirare il divieto di fumo i bar non possano, dotandosi di un adeguato impianto musicale, trasformarsi in una sorta di discoteca. Si potrebbe obiettare che a proteggere i giovani vi è anche il limite d’età per l’entrata ma il limite può essere aggirato partendo proprio dagli orari d’apertura. I locali notturni possono aprire tra le 19 e le 22 e devono chiudere tra le 2 e le 5 ma c’è una deroga per le discoteche che possono aprire anche durante i giorni di sabato e in quelli festivi tra le 14 e le 21, a condizione che non vengano consumate sostanze alcoliche. Nessuna menzione al fumo: chi controlla dunque che i minorenni non restino nel locale superati gli orari a loro consentiti? «Niente si può escludere a priori – ci dice Claudio Portavecchia, capo dell’Ufficio permessi – ma trasformare un bar in discoteca richiede per il gerente anche un cambiamento di patente e l’ottenimento di una serie di permessi in base alla legge edilizia. Insomma, il passaggio da uno stato all’altro non è semplice.» Non è semplice ma neanche impossibile. Quanto prima s’inizia a fumare, tanto più difficile diventa smettere. È uno dei risultati emersi dalla recente inchiesta condotta dall’Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo e altre tossicomanie (Ispa) 1) per studiare il problema della dipendenza da fumo nelle fasce d’età giovanile e conseguentemente per studiare e suggerire nuove strategie di prevenzione. Negli ultimi anni l’industria del tabacco ha perso clienti ma ha scoperto che 9 adulti su 10 hanno cominciato a fumare prima dei 18 anni 2) ed è a loro che rivolge cercando di rimpiazzare le “perdite” subite. Sempre dallo studio Ispa risulta che dei giovani svizzeri, di età compresa fra i 15 e 16 anni, il 26,5 per cento dei ragazzi e il 25 per cento delle ragazze fumano almeno una volta alla settimana; di quelli di età compresa fra i 13 e i 14 anni, fumano il 9 per cento dei ragazzi e l’8 per cento delle ragazze. Inoltre, fra i giovani fumatori quotidiani l’83 per cento ha tra i 16 e i 17 anni e riporta il vizio anche in età adulta. Mentre coloro che non fumano a 16 e 17 anni non comincia a fumare neanche negli anni successivi. In Ticino i giovani che fumano risultano essere molti di meno: nell’età compresa fra gli 11 e i 15 anni circa il 17 per cento fuma, per contro l’83 per cento non fuma affatto.

Pubblicato il 

07.10.05

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