“È ora che me ne vada”

Poco più di una settimana fa, il Comitato cantonale del Ps aveva rinviato a un’ulteriore seduta la decisione sulla data del Congresso destinato a sancire il passaggio del testimone da Anna Biscossa al suo successore. Le pressioni del partito sulla sua presidente si erano intensificate proprio in quei giorni. Non pochi hanno cercato di convincerla fino all’ultimo a restare in carica per affrontare le battaglie politiche che attendono il partito da qui alla prossima estate. Anna Biscossa ha ascoltato, si è presa una settimana di tempo per riflettere e oggi conferma ad area la decisione di lasciare la presidenza del partito che aveva assunto nel marzo del 1996. Il Congresso per la nomina del suo successore sarà convocato per il 31 gennaio. Anna Biscossa, al termine della settimana di riflessione che si era presa lei conferma di lasciare la presidenza del Ps in occasione del Congresso del 31 gennaio. Che cosa l’ha spinta a confermare la sua intenzione iniziale, a dispetto delle richieste assai pressanti avanzate dal Comitato cantonale? In questa settimana di riflessione ho accantonato totalmente le considerazioni di carattere personale che mi avevano in precedenza portato a decidere questo passo importante, concentrandomi solo sulle sollecitazioni e sugli spunti proposti dal Comitato cantonale che mi aveva chiesto di considerare un rinvio delle mie dimissioni all’inizio dell’estate. Una richiesta che nasceva dalla preoccupazione per le scadenze molto importanti della primavera 2004 (elezioni comunali, ma soprattutto votazione sull’iniziativa Avanti prevista per febbraio, pacchetto fiscale federale in votazione in maggio e, se i tempi del parlamento lo permetteranno e se sarà il caso, i referendum sul Preventivo 2004) e che teneva quindi conto esclusivamente degli interessi del Partito. Beh, dopo questa riflessione sono giunta alla conclusione che proprio per fare l’interesse del partito è meglio che io lasci la presidenza il più presto possibile. E questo perché gli appuntamenti che ho indicato sono soltanto l'inizio di una lunga stagione di conflitti politici e sociali che si estenderà almeno su tutto l'arco del prossimo anno: credo sia dunque di estrema importanza che si possano porre le basi, fin da subito, perché chi prenderà il mio posto abbia tutto il tempo di prepararsi e preparare il partito per le sfide che lo aspettano. Ciò non significa evidentemente che abbandonerò il Ps al suo destino. Soprattutto in questo periodo cruciale per il futuro del Ticino sarò a disposizione qualora la nuova presidenza o il Partito ne avessero bisogno, anche se ritengo che il nuovo presidente non debba assolutamente sentire il fiato dell’uscente sul collo. Confermata questa decisione, come si sente? Personalmente mi sento bene. Sono infatti convinta che nel Ps ci siano persone di grandi capacità che sapranno condurre il Partito nel migliore dei modi, nonostante le grandi difficoltà che si prospettano all’orizzonte in questo periodo di conflittualità sociale e politica, nel Governo nel Parlamento e nel paese. È un momento particolare che temo durerà a lungo e che, ripeto, suggerisce da tutti i punti di vista di non rimandare la successione. Posso così lasciare questa impegnativa responsabilità con una convinzione più profonda non solo sul piano personale ma anche su quello politico. Non le dispiace andarsene proprio adesso che viene “il bello”? Come già detto, credo non sia giusto per la nuova presidenza sentirsi il fiato sul collo della vecchia presidenza. Nonostante questo non mancherò di partecipare attivamente al “bello”, anche se da un’altra prospettiva! Nel Ps ha passato più anni da presidente che da militante… È così e penso ci sia un tempo per far politica dentro i partiti e un tempo per fare politica nella società. Che non significa fuori dal partito ma più staccata dalla struttura partitica. Per me, penso sia maturo il tempo per tornare a fare questo secondo tipo di politica. I quasi otto anni di presidenza cominciavano a pesarle? Il ruolo del presidente è sicuramente quello meno gratificante: deve cercare di far andare d’accordo tutti e raramente si può permettere di dire quello che pensa. Dev’essere presente su tutti i dossier. Ci sono poi considerazioni che vanno al di là di quelle che sono le motivazioni personali. Viviamo in un paese dove non è sempre facile credere di poter davvero cambiare qualche cosa… Scusi, in che senso? La politica in Ticino è piuttosto tortuosa: spesso si ha l’impressione di un Paese avviluppato in una ragnatela inestricabile e appiccicosa. E questo alla lunga pesa! È disillusa rispetto ad otto anni fa? Continuo ad essere convinta che si possa avere qui e adesso un paese migliore per tutti e sono altrettanto convinta che abbiamo le possibilità e le risorse e, teoricamente, anche gli strumenti politici per farlo. Riuscirci davvero richiede però molto tempo e tanta pazienza… Forse io ne ho persa un po’… Lei ora deve ancora fare “le pulizie in casa” prima di cedere la guida del Ps a chi le succederà. Quali sono le priorità per i prossimi due mesi e mezzo? Non ho molte “pulizie in casa” da fare, se si escludono alcune vicende locali che vorrei risolvere prima della mia partenza. In realtà, fino al 31 gennaio farò la presidente a tutti gli effetti e non intendo permettere alle altre forze politiche di pensare che possano contare su un vuoto di potere nel Partito socialista. Per il resto lavorerò per porre le basi in modo tale che chi mi succederà possa partire nelle condizioni migliori possibili per affrontare le importanti sfide politiche che ho indicato. In questo senso, il grosso del lavoro sarà concentrato sulla preparazione della nostra posizione sul Preventivo 2004 e sulle Linee direttive e sul Piano finanziario. C’è anche da preparare la sua successione: se ne occuperà lei direttamente? Assolutamente no. Me ne tengo volutamente fuori perché ho vissuto sulla mia pelle – al momento in cui sono stata eletta – la volontà di chi partiva di dire la sua su chi arrivava. Si era trattato di una scelta di campo chiara che non è stata molto utile né a me, che mi sono trovata a fare la presidente con la terra bruciata attorno, né al partito che ha dovuto ricucire in parte un ennesimo, inutile strappo. Spetterà quindi ad una commissione-cerca, presieduta dal vicepresidente Fabio Pedrina, indicare il mio futuro sostituto. Quando fu eletta lei, al di là delle polemiche, il partito ebbe comunque l'occasione di scegliere fra due candidati alla presidenza che rappresentavano anche due orientamenti politici chiaramente diversi. Ritiene che oggi possa essere utile per il Ps ripetere quell'esperienza? In questo momento mi sembra che il Ps, in tutte le sue componenti, a partire dal Consiglio di Stato fino alla più remota sezione di valle, abbia una grossa unità d'intenti e una notevole compattezza sui suoi progetti politici. Quindi non credo che ci sia quest'urgenza: il Ps mi sembra in chiaro su quello che vuol fare “da grande”. Nonostante ciò tutto resta comunque aperto, in relazione alle persone che saranno disponibili e ai progetti politici che queste persone vorranno incarnare.

Pubblicato il

21.11.2003 03:00
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