È ora che i salari crescano

Per gli aumenti salariali non sembra mai essere il momento giusto. Quando l’economia va male i salariati devono attendere se non addirittura fare i conti con riduzioni del salario. Quando l’economia si scalda gli aumenti vengono considerati sbagliati perché stimolerebbero l’inflazione. Da due anni a questa parte viviamo però uno stato di eccezione: dopo aver preteso per anni il congelamento o addirittura la riduzione dei salari, i vertici dell’Unione europea e la corporazione degli economisti ora fanno appelli per degli aumenti. Perché la crescita necessita di essere sostenuta da un rafforzamento del potere d’acquisto.


Ma nonostante questi segnali incoraggianti, i salari reali per la gran massa dei lavoratori non aumentano. Con stupore gli economisti europei si domandano per esempio perché in Spagna nonostante la disoccupazione calante e un’economia in forte crescita i salari continuino a stagnare. Sarebbe colpa della globalizzazione, affermano gli uni; no della rivoluzione tecnologica, affermano altri; la responsabilità, dicono altri ancora, è degli stessi lavoratori che si sarebbero abituati a salari stagnanti...


Obiettivamente la situazione è chiara: gli aumenti salariali li devono decidere i datori di lavoro che finora non lo fanno. Perché nelle condizioni attuali non si sentono costretti a farlo. La Neue Zürcher Zeitung fornisce una buona spiegazione: la statistica sulla disoccupazione sarebbe «ingannevole» perché considera come occupate delle persone con un posto a termine o a una percentuale bassa. La pressione del mercato sui datori di lavoro è dunque ancora troppo debole.

 

E quella dei sindacati? «Il loro potere negoziale è indebolito», scrive il Credit Suisse quasi con delusione. «La deregolamentazione del mercato del lavoro è uno dei motivi della contrazione della componente salariale», riconosce improvvisamente il Fondo monetario internazionale. Qui sta il nodo della questione! I sindacati sanno dunque quello che devono fare: ricostruire il potere negoziale e lottare per contratti collettivi con buoni salari.


Salari più alti sono possibili, come dimostra l’Europa dell’Est. In Romania, nei Paesi baltici e in Slovacchia i salari reali crescono sensibilmente. A causa dell’emigrazione nei Paesi occidentali qui vi è una grande penuria di manodopera. E i sindacati scendono in piazza con successo.

Pubblicato il

18.10.2018 15:04
Roland Erne
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