È la salute che ci preoccupa

Il sindacato Unia ha condotto un'inchiesta nazionale sulla sicurezza e la salute sui posti di lavoro nell'edilizia coinvolgendo circa 1500 operai. L'idea dell'inchiesta è partita da un gruppo di delegati sindacali Unia del Ticino, successivamente ripresa e sostenuta dai delegati nazionali. Unia ha quindi colto l'interesse espresso dalla base, traducendolo nei fatti nell'inchiesta. È interessante osservare che le preoccupazioni emerse dall'inchiesta svizzera coincidano con quelle ottenute da una indagine condotta a livello europeo, detta "inchiesta Dublino". In quest'ultima, il 35 per cento dei lavoratori edili europei ha risposto di avere la sensazione che il proprio lavoro costituisca una minaccia per la propria salute. In Svizzera, la percentuale è del 31 per cento. Un dato che conferma quanto la tematica sia sentita dalla base, non solo in Svizzera ma in tutta Europa.

Per aiutarci nella comprensione dei risultati dell'inchiesta, abbiamo coinvolto Dario Mordasini, responsabile sicurezza e salute Unia a livello nazionale.
Sono quattro le domande fondamentali su cui ha ruotato l'inchiesta:  quali sono i maggiori rischi d'infortunio percepiti dai lavoratori; quali le conseguenze per la salute; quali le cause dei rischi alla salute e di infortunio e infine quali le soluzioni e la priorità degli interventi di prevenzione secondo il parere degli operai.
Il pericolo maggiore d'infortunio segnalato dalla maggioranza dei lavoratori è il rischio di cadute di ogni tipo. «Questo dato non ci ha sorpreso. Impressiona invece che quasi la metà dei lavoratori dica di essere esposto a questo tipo di rischio per una buona parte dell'anno», spiega Dario Mordasini ad area.
Sorprende anche la seconda risposta. Il rischio legato ai problemi di salute, di ammalarsi, viene percepito come un pericolo maggiore del rischio di infortunarsi (vedi grafico sotto). Secondo Mordasini c'è una possibile spiegazione di questo risultato: «Negli ultimi anni si è lavorato molto sulla prevenzione degli infortuni, cercando di rendere i cantieri più sicuri da questo punto di vista. Mentre per prevenire i danni alla salute si è insistito molto meno». A sostegno della tesi di Mordasini della maggiore attenzione data ai rischi d'infortunio sui cantieri, vi sono i dati statistici ufficiali dai quali si constata che negli ultimi 10 anni gli infortuni nei cantieri svizzeri sono calati del 17 per cento. «Sicuramente un buon risultato – afferma Mordasini – anche se in questo campo non bisogna mai abbassare la guardia ed anzi, bisogna avere l'obiettivo di ridurli ulteriormente». Ma torniamo ai rischi per la salute emersi dall'inchiesta. Quattro sono i fattori evidenziati dai lavoratori come problematici. Il primo è la pressione psichica legata allo stress e ai ritmi di lavoro legata al minor numero di operai presenti su un cantiere rispetto ai decenni precedenti. Ben il 45 per cento degli intervistati dichiara di soffrire di stress da lavoro. Il secondo rischio potenziale segnalato è legato ai dolori fisici come il mal di schiena e agli arti in genere. Due lavoratori su tre dicono di soffrire di mal di schiena, e un lavoratore su due di soffrire agli arti superiori (braccia, mani). Al terzo posto viene evidenziato il problema dei pesi eccessivi sui cantieri. Infine, al quarto posto, i lavoratori sono preoccupati per la loro salute in relazione all'esposizione ai fattori climatici come freddo e acqua e, in misura minore, al caldo. Va sottolineato che le tendenze generali emerse da questa inchiesta coincidono con quelle evidenziate da un'indagine effettuata tra i lavoratori dell'Ue. «È un segnale preoccupante di quanto i problemi della salute siano legati al lavoro, sia esso come causa che come effetto», commenta Mordasini, che prosegue: «ciò che è altrettanto allarmante è il modo in cui gil operai gestiscono i problemi di salute». Infatti, alla domanda «Come reagisci alle malattie?» il 44 per cento degli intervistati risponde: «cerco di resistere», il 28 per cento fa ricorso ai medicamenti e solo una parte ricorre al medico. «Prevale nettamente un atteggiamento passivo e rinunciatario, che naturalmente non può essere la soluzione», osserva Mordasini.
Veniamo ora alla identificazione delle cause dei rischi. Sostanzialmente, si possono ridurre a 3 filoni principali. Oltre l'80 per cento dei lavoratori imputa ai ritmi accresciuti di lavoro e alla progressiva riduzione del numero di lavoratori sui cantieri la causa principale dei problemi legati alla sicurezza e salute. In secondo luogo, vi è la precarizzazione delle condizioni di lavoro. Oltre la metà dei muratori afferma che nelle loro squadre mancano le figure competenti e necessarie per lavorare in maniera regolare. Un terzo giudica insufficiente l'organizzazione del lavoro da parte della propria impresa. Infine, viene denunciata una carenza nell'istruzione e la possibilità dei lavoratori di partecipare alla presa di decisioni. Un terzo dei lavoratori dice che nella sua ditta non esiste la possibilità di discutere. Nelle ditte dove invece esiste questa possibilità, alla domanda: «Secondo voi, le vostre proposte in che misura vengono prese in considerazione dall'impresa?», un terzo dei lavoratori afferma che vengono tenute in considerazione, un terzo raramente e l'ultimo terzo risponde che «non vengono mai prese in considerazione». Interessante osservare la chiara correlazione nella quale emerge che i lavoratori che non vengono mai considerati sono coloro che hanno segnalato maggiori infortuni e stress. In altre parole, meno i lavoratori sono coinvolti e ascoltati, più hanno la percezione del rischio d'infortunio e di stress.
Infine, un ultimo dato allarmante:  «Oltre la metà dei lavoratori non ha seguito dei corsi di formazione o informazione nei 12 mesi precedenti l'inchiesta. Troppi. Inoltre, tra chi ha fatto della formazione, ben 4 su 10 lo hanno fatto fuori dal tempo di lavoro», dice Mordasioni. Anche in questo caso esiste una forte correlazione tra chi non fa formazione e chi denuncia di soffrire di stress. Che fare dunque? Unia ha presentato i risultati di questa inchiesta nel corso di una conferenza stampa. Hansueli Scheidegger, membro del comitato direttore di Unia, ha sottolineato che «ci vogliono regole chiare per il mercato e una maggiore partecipazione nelle prese di decisioni dei lavoratori nei cantieri». Per fare ciò, Scheidegger ha formulato le principali rivendicazioni; fermare la precarizzazione (lavori su chiamata, interinali, ecc), le attribuzioni dei mandati pubblici devono tenere in maggior considerazione chi tutela la sicurezza e la salute, nei contratti collettivi devono integrare la protezione della salute e sicurezza e infine prevedere delle sanzioni per le ditte che violano i principi di sicurezza e salute. Mordasini ha poi  sottolineato quanto sia possibile ottenere dei successi in questo campo a patto che tutte le parti coinvolte facciano la loro parte partendo da un progetto comune «Le soluzioni vanno trovate in tutto le fasi del processo dell'edilizia; dal concepimento del lavoro, alla sua assegnazione, alla pianificazione e alla sua realizzazione e infine alla valutazione finale dell'opera». L'augurio dunque è che tutti recepiscano l'importanza di tutelare la salute delle persone. Non è scontato.

Pubblicato il

30.03.2007 01:30
Francesco Bonsaver