Dumping nel cantiere Ffs di Zurigo

Dopo l'interruzione dei lavori, trovato l'accordo. Operai risarciti.

Operai spacciati per indipendenti lavorano alla nuova stazione ferroviaria zurighese 60 ore la settimana per una paga tra i 5 e gli 11 euro. Allertate da luglio, autorità cantonale e il committente Ffs fanno orecchie da mercante.  Fare impresa nel ventunesimo secolo nello stile di Ponzio Pilato, vissuto venti secoli fa. È lo stile imprenditoriale emerso dal sottosuolo zurighese nel cantiere della nuova stazione di Löwenstrasse, i cui lavori sono stati parzialmente sospesi lo scorso martedì in seguito all’intervento del sindacato Unia. Un caso emblematico dei danni provocati dalla logica dei subappalti, dalle  lacune nei controlli e dal lavarsene le mani da parte dei committenti.


Riepilogo del caso. Le Ferrovie federali svizzere (Ffs) indicono un concorso per opere di protezione da incendi e isolazione per una nuova stazione a Zurigo. L’appalto è affidato alla Ab Brand­schutz Ag, scelta nella logica del minor prezzo. La sua offerta è infatti inferiore di quasi un milione di franchi a quella delle concorrenti. I dipendenti della ditta di Winterthur si contano su una mano. Nessun dubbio sul fatto che non sia in grado di eseguire l’opera con proprie maestranze. La subappalta quindi a due società bucalettere in Germania, altrettanto sprovviste di manodopera. Queste ultime pubblicano un annuncio di lavoro su portali polacchi. Agli operai che rispondono, viene  spiegato che il lavoro c’è, ma a una condizione: si devono registrare come indipendenti. Con questo statuto si possono eludere gli obblighi contrattuali di lavoro svizzeri, validi solo per i dipendenti.


Da luglio quindi una trentina di falsi indipendenti è attiva sul cantiere zurighese, lavorando undici ore giornaliere per sei giorni alla settimana per una paga variabile tra i 5 e gli 11 euro l’ora. Se arriva, perché alcuni non l’hanno mai ricevuta. I responsabili del cantiere non vedono alcuna irregolarità. Neppure i controlli dell’autorità zurighese competente portano a comprendere che a quei lavoratori ben organizzati in squadre e dotati di attrezzi e vestiti non propri, la qualifica di indipendente non si addice. Al sindacato invece questa modalità di lavoro appare chiara fin dall’inizio, e la segnala a committente e autorità.


Il 7 ottobre avviene un ulteriore controllo dal quale emerge che mancano dei documenti a comprova dello statuto di indipendente. La problematica dei falsi indipendenti, sollevata con vigore dalla Commissione tripartita ticinese qualche anno fa, aveva indotto il Seco a emanare lo scorso gennaio strumenti più efficaci per contrastare la piaga.  Tra questi, la facoltà data all’autorità cantonale di bloccare i lavori fino a che sia stato verificato il loro statuto di indipendente. Nello caso della nuova stazione, l’autorità zurighese nicchia, concedendo un periodo entro il quale la documentazione dovrà essere fornita. Risultato, le società bucalettere tedesche, fiutato il pericolo, licenziano su due piedi la trentina di operai polacchi senza nemmeno pagare loro le ore  di lavoro prestate. «È la prova lampante – spiega Nico Lutz, responsabile nazionale dell’edilizia per Unia – che le misure di accompagnamento previste dagli accordi sulla libera circolazione sono insufficienti. E quelle che ci sono non vengono applicate correttamente».


Non è solo l’autorità zurighese a comportarsi in maniera pilatesca. Le Ffs, quale committente, non sono da meno. «I nostri appaltatori hanno firmato degli accordi nei quali s’impegnano a rispettare i contratti collettivi» afferma Daniele Pallecchi, portavoce delle Ferrovie federali svizzere.
L’aver affidato un appalto a una ditta senza dipendenti deve essere un dettaglio di poco conto per il committente Ffs. Essenziale invece è che costi un milione di franchi in meno. Come lo realizzerà, non è affar suo. Basta che firmi un pezzo di carta in cui si dica di rispettare le norme e se ne lava le mani.
Senza arrivare a ipotizzare il reato d’istigazione allo sfruttamento, ci si limita al concetto di responsabilità solidale, recentemente introdotta a livello federale.


Proprio per evitare il facile disimpegno del committente da responsabilità che invece  gli competono, quest’ultimo è tenuto a pagare i conti lasciati aperti dalle ditte  a cui ha affidato i lavori. «Se non ci penserà la Ab Brand­schutz Ag, tocca alle Ffs saldare gli arretrati salariali dei lavoratori polacchi – spiega Lutz –. È quanto abbiamo chiesto alla dirigenza delle ferrovie. È impensabile che siano gli operai a doverci rimettere, aspettando anni di procedure per ricevere forse un giorno il dovuto».

 

Nella notte di mercoledì, al termine di una riunione tra Ffs, Ab Brand­schutz Ag e Unia è stato trovato un accordo. La ditta di Winterthur ha dato garanzie di un versamento retroattivo di 700mila franchi su un conto bloccato a copertura dei salari arretrati. Un primo acconto di 5mila franchi sarà versato entro una settimana ai singoli operai. L'intero scoperto sarà versato entro il 6 novembre.

Senza l'interruzione dei lavori, difficilmente la questione si sarebbe potuta risolvere in tempi brevi, trascinandosi per anni in vertenze giudiziarie mentre gli operai sarebbero rimasti a lungo senza essere correttamente retribuiti per il lavoro volto.

Pubblicato il

24.10.2013 11:26
Francesco Bonsaver
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