Pristina 25 settembre 2002 «Cerchiamo di raggiungere soprattutto i villaggi più discosti sulle montagne; spieghiamo come votare per le prossime elezioni comunali o come prendere una decisione; molta gente non sa come fare!», spiega Refki. Lavora in una Ong a Pristina in Kosovo. Si occupa di promuovere la democratizzazione del suo paese, «un lavoro difficile, ma pieno di soddisfazioni. Ogni giorno imparo qualche cosa di nuovo» commenta. In ottobre i Kosovari dovranno eleggere i rappresentanti dei propri comuni: una scelta difficile per tutti e soprattutto in un paese dove solo a partire dal 2000 si è iniziato a votare democraticamente. «Tutti i cittadini del Kosovo hanno ricevuto le informazioni necessarie per votare» così si esprime Veton. Lavora dal 1999 per l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) a Djakova. Molti Kosovari però non sono molto convinti e non hanno intenzione di andare a votare. «Non cambierà nulla come sempre», così Albinot. «È sbagliato non andare a votare, ogni voto conta. Se non si vota non si può pretendere di cambiare qualcosa» eclama adirato un altro passante. Intanto i preparativi per le elezioni di fine ottobre stanno andando a pieno ritmo: osservatori internazionali, Ong, Organizzazioni Internazionali e locali stanno concentrando tutte le loro energie per le prossime elezioni comunali. Anche in Macedonia, la nazione confinante a sud del Kosovo, si sono appena tenute le elezioni. Smentendo tutte le pessimistiche previsioni in Macedonia gli elettori hanno deciso di mandare a casa il governo nazionalista coinvolto negli scontri etnici dell’ultimo anno, premiando la linea moderata della sinistra: L’opposizione socialdemocratica ha quindi vinto le elezioni. L’affluenza alle urne è stata del 73,4 percento, un record. «Sono state le elezioni più democratiche degli ultimi anni», così si esprimono alcuni osservatori dell’Osce incontrati a Skopje. «Speriamo che adesso qualcosa cambi», questo è lo statement più sentito nelle strade di Skopje. Tutti uniti Serbi (2,3 per cento), Turchi (4,5 per cento), Albanesi (20 per cento) o Macedoni(67 per cento) vogliono un cambiamento, un miglioramento della situazione economica, più posti di lavoro, ecc. Le elezioni, che non hanno registrato grossi episodi di violenza interetnica, sono sembrate una sorta di risultato da sogno per le potenze occidentali che hanno investito molto per dare stabilità alla neonata repubblica die Balcani negli ultimi 18 mesi. Speriamo che questa stabilità raggiunga al più presto anche il Kosovo. Forse la pace nei Balcani è possibile...

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27.09.02

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