Dopo l'assoluzione

Dopo gli scandali autunnali che hanno riguardato la BancaStato, finalmente è arrivato l’audit primaverile ordinato dalla Commissione federale delle banche. Affidato a suo tempo ad una società di consulenza privata è stato presentato al pubblico questo martedì. Con la presentazione di quest’audit dovrebbe riprendere anche l’attività parlamentare, quindi la discussione politica, sulla revisione della Legge sulla Banca dello Stato, bloccata anzitempo dalle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto uno dei membri del Consiglio d’amministrazione, l’ex avvocato Tuto Rossi e uno dei massimi dirigenti dell’istituto di credito cantonale, l’ex vice direttore Urs Betschart. Le malversazioni avevano creato un buco astronomico nelle casse della banca di circa 20 milioni di franchi. Sotto accusa, oltre alle due personalità, anche il sistema informatico giudicato inadeguato alle esigenze dell’istituto. Di qui la necessità di una perizia indipendente ed esterna alle «cose ticinesi». La perizia c’è stata, ha impegnato una decina di revisori esterni per circa tre mesi ed è, tutto sommato, positiva. Non è entrata in merito alle vicende giudiziarie, anche perché non era suo compito, ma comunque non ha riscontrato lacune strutturali e neppure operazioni a rischio prive di controllo. Una sorta di assoluzione e un beneplacito per avviare le riforme in seno alla banca cantonale. Nel presentare il rapporto, il presidente del Consiglio d’amministrazione (Cda), l’avvocato Eros Bergonzoli ha dichiarato che «i risultati dell‘audit rimettono – come si dice – il campanile al centro del villaggio, ridimensionano molte critiche, certificano la professionalità della Direzione e la validità delle riforme decise dal Cda e condivise dal governo». Nell’affermare questo, l’avvocato Bergonzoli ha premesso che il consiglio di Stato e la Commissione della gestione sono state messe al corrente del contenuto della perizia e che anche i dipendenti della banca pubblica, per correttezza, verranno messi a conoscenza dei risultati dell’audit. «Inoltre – ha spiegato il presidente del Cda – il rapporto ha messo in evidenza che vi è la necessità di modifiche legislative tali da permettere di trasformare questa banca, da ipotecaria e commerciale, in una banca «universale». «Non entro nella discussione politica di trasformare, o meno, questo istituto di diritto pubblico in società per azioni». «A noi amministratori – ha concluso – interessa, e la perizia lo dimostra, che le riforme in atto si possano fare anche con un istituto con personalità giuridica di diritto pubblico». È quindi probabile che la discussione sulla «privatizzazione» di BancaStato non sarà segnata tra le urgenze in agenda del legislativo cantonale. Il presidente del Cda ha comunque segnalato l’urgenza di riorganizzare il Cda, eliminando uno dei due livelli in cui è diviso. O meglio, diminuendo il numero di consiglieri. La conferenza stampa è stata l’occasione anche per presentare l’attività prettamente bancaria. Il compito è toccato al direttore generale Donato Barbuscia il quale ha dichiarato che «nonostante le alterne vicende e una congiuntura negativa, l’attività nel corso del 2001 di BancaStato è stata molto positiva. Il settore che è cresciuto di più è stato quello dei crediti, In particolare quello legato al credito ipotecario». Questo per dimostrare, se ce ne fosse ancora bisogno, che è inutile lanciarsi in settori non noti e rischiosi. È meglio fare le cose che si sanno fare bene; e il settore crediti è un punto di forza dell’istituto. Le proposte socialiste Il gruppo socialista al Gran consiglio ticinese autonomamente e nella normale dialettica democratica, ha elaborato un documento che verrà presentato presto alla Commissione della gestione. L’occasione è la discussione sulla riduzione del numero dei membri del Consiglio d’amministrazione (Cda). Attualmente i consiglieri che siedono in Cda sono 15 e c’è la volontà politica di ridurli a 5-7. La ragione risiede nel fatto che, ora come ora, il Cda opera su due livelli. Un livello ristretto, denominato commissione del Consiglio d’amministrazione e uno, appunto allargato, il vero e proprio Consiglio d’amministrazione. Il Ps, di principio, è favorevole a un dimagrimento del numero dei membri a patto che siano previsti, nella nuova legge, paletti e contrappesi tali da far svolgere alla banca cantonale un vero mandato pubblico. Cosa che manca. «All’articolo 3 della Legge sulla banca dello Stato – fa notare la capogruppo socialista Marina Carobbio – si declama il mandato pubblico ma non si fissa alcun parametro per il monitoraggio del rispetto di tale impegno preciso che l’istituto di diritto pubblico deve perseguire». «Questa modifica – continua la deputata socialista – finirà per portare al vertice della banca solo dei tecnici specialisti. Questo fatto potrebbe essere poco soddisfacente dal profilo del rispetto del mandato pubblico, a meno che non si definisca tale mandato e si valuti costantemente il rispetto». Neanche dal lato dell’ampliamento della sfera di attività della banca vi è opposizione. Il fatto che la Bds diventi una banca universale è l’occasione, per il Ps, di darle la possibilità di agire in tutti i settori del mercato anche laddove non opera, per esempio nel settore del credito etico. Questa trasformazione deve essere comunque accompagnata dall’elaborazione di un documento, approvato dal parlamento, per la definizione del mandato pubblico. «Questo documento d’indirizzo dovrà essere aggiornato annualmente come pure i risultati rispetto agli obiettivi del mandato». Secondo il rapporto allestito dal gruppo consiliare socialista, mandato pubblico vuol dire: favorire il credito degli enti pubblici; dei cittadini per la prima casa; delle imprese con centro decisionale in Ticino e delle imprese che creano occupazione.

Pubblicato il

14.06.2002 04:30
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