Iniziamo dunque da un gigante della comunicazione, Swisscom. A novembre ha annunciato la soppressione di 400 posti di lavoro nel 2013, aggiungendo però di volerne creare altri 300 in altri settori. Resta un saldo negativo di 100 posti persi e l’incognita per le quattrocento persone a cui sparirà il posto. Qualche settimana fa il gigante della comunicazione ha annunciato di aver realizzato lo scorso anno un utile di 1 miliardo e 760 milioni di franchi. Agli azionisti sarà versato un dividendo di 22 franchi per azione, uguale a quello dello scorso anno dopo dieci anni di aumenti consecutivi. Da quando l’ex regia federale fu scorporata dalle Poste e trasformata in una società anonima nel 1998, Swisscom ha versato ai suoi azionisti, tra dividendi e riacquisti di azioni, qualcosa come 25 miliardi di franchi. Comportamento simile, pur se ben inferiore nei numeri, quello del secondo operatore delle telecomunicazioni elvetico, Sunrise. Lo scorso anno il gruppo ha registrato un utile netto di 38 milioni, circa 15 in più dell’anno precedente. A ottobre Sunrise aveva annunciato il taglio di 140 impieghi. Altro esempio, il fabbricante d’impianti dentari Straumann di Basilea ha previsto quest’anno di tagliare 150 impieghi, di cui un terzo in Svizzera. Non che l’azienda sia in perdita, ma guadagna meno rispetto all’anno precedente, registrando un utile netto di 36 milioni e mezzo di franchi. Ma se è giusto licenziare, secondo i vertici aziendali di Straumann, è ingiusto invece diminuire i profitti degli azionisti. Infatti, malgrado l’utile sia in contrazione, scrive il consiglio d’amministrazione, all’assemblea generale degli azionisti in aprile sarà proposto lo stesso dividendo dell’anno prima. Non mancano gli esempi anche nel settore bancario. Julius Baer ha realizzato profitti netti lo scorso anno per 298 milioni di franchi, il 15 per cento in più dello scorso anno. Dopo l’acquisto delle attività internazionali dell’americana Merril Lynch, la banca elvetica ha previsto di sopprimere tra il 15 e il 18 per cento dei suoi 5'700 attuali effettivi. Stessa linea nel Crédit Suisse che chiudendo l’esercizio 2012 con un utile netto di 1,48 miliardi di franchi aveva annunciato pochi mesi prima la soppressione di 300 impieghi. Un accenno lo merita anche Ubs. L’esercizio 2012 si è chiuso con una perdita netta di 2,51 miliardi di franchi, a fronte di un utile di 4,14 miliardi nel 2011. In un comunicato l’istituto ha precisato che «a pesare sui risultati economici sono stati principalmente gli accantonamenti per le spese legali dovute allo scandalo delle manipolazioni del Libor». E le multe ricevute finora per lo stesso scandalo, aggiungiamo noi, che solo negli Stati Uniti ammontano a 1,4 miliardi di franchi. Anche in questo caso, nonostante i conti in rosso, gli azionisti di Ubs saranno maggiormente ricompensati, ricevendo il doppio del dividendo rispetto all’anno precedente. Anche qui tutto come da copione: azionisti retribuiti, salariati licenziati. Ubs ha infatti comunicato che nei prossimi tre anni sopprimerà 10mila posti di lavoro, passando dai 64mila attuali a 54mila. Le aziende citate hanno motivato i tagli col fine di migliorare la redditività, ossia la massimizzazione del profitto del capitale investito dagli azionisti a discapito dei salariati. Non si tratta dunque di comparti in perdita, ma che non generano utili sempre maggiori per soddisfare la sete degli azionisti. Ovviamente vi sono aziende in rosso che sopprimono posti di lavoro perché conoscono realmente difficoltà economiche. Difficile stabilire con certezza scientifica se causino più disoccupazione le difficoltà economiche o la massimizzazione del profitto. Visto però il contesto generalmente definito di crisi economica, è interessante la previsione degli analisti della banca Sarasin sulle proposte di dividendi agli azionisti delle imprese svizzere. Citati dal quotidiano Le Temps, gli esperti stimano che il 43 per cento delle aziende elvetiche quotate in borsa aumenteranno i dividendi quest’anno, il 32 per cento li manterrà immutati, il 14 per cento li diminuirà mentre l’undici per cento non verserà niente. |