La presenza musulmana in Svizzera, che non ha mai posto nessun problema, continua ad essere occasione per profilarsi per politici mentecatti, ignoranti o in malafede. L'ultimo esempio sono le richieste, spuntate come funghi, di proibire il burka, l'indumento che copre integralmente il corpo della donna lasciando libera solo una fessura per gli occhi e che, secondo alcune interpretazioni minoritarie del Corano e delle parole del profeta Maometto, sarebbe obbligatorio indossare per muoversi in luoghi pubblici. Richieste che cercano risposte ad un problema inesistente: in Svizzera sono solo un centinaio le donne che portano il burka.
Chi avanza queste proposte dice di farlo nel nome dei diritti delle donne. Strano davvero: si tratta quasi sempre di personaggi dell'ultradestra ai quali dei diritti delle donne non è mai importato nulla. Anzi, si sono sempre opposti ad un loro rafforzamento, ad esempio quando si trattava di rendere perseguibile d'ufficio la violenza fra coniugi. E che siano poco avvezzi a maneggiare i diritti delle donne lo dimostra proprio la richiesta di proibire il burka in luoghi pubblici. Perché essa ignora da un lato che ci sono molte donne musulmane che seguono i precetti vestimentiari della loro religione per libera e convinta scelta: queste donne non hanno bisogno di nessun divieto per affermare i loro diritti. D'altro canto, se il burka in pubblico fosse vietato, proprio le donne musulmane che lo portano perché sottomesse all'autorità maschile si vedrebbero di fatto confinate in casa, e private di quello che in realtà è il loro passaporto per accedere agli spazi pubblici. Anziché liberarle, queste donne verrebbero definitivamente rinchiuse.
Agli improvvisati difensori dei diritti delle donne ricordiamo come giravano vestite le donne contadine nelle valli ticinesi e padane fino a non più di 30 anni fa: con il tipico fazzoletto in testa, o "panett", che ne copriva la chioma. Come il velo islamico. Entrambi dovevano nascondere i capelli, ritenuti la sede dell'energia sessuale delle donne, in modo da non far cadere in tentazione gli uomini. La modernità ha reso evidente in Ticino e in ampie zone del Mediterraneo che si tratta di una superstizione di cui ci si può semplicemente liberare. Lo stesso accadrà nel giro di un paio di generazioni anche con le donne musulmane che vengono a vivere in Occidente. Senza bisogno di rimettersi a cacciare le streghe.

Pubblicato il 

07.05.10

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato