Domenica pomeriggio

– Non hai qualche franco? – grida dall'altra parte della strada un uomo in tuta sperlüsenta. È seduto sul muretto della banca, accanto a un sacchetto di carta.
– Perché? – E mi racconta la sua vita.
Quarantun anni, siciliano, disoccupato, divorziato con tre figli. Il maggiore adesso vuole il motorino, chissà come andrà a finire laggiù con quelle compagnie... Ha lavorato un po' da cameriere, un po' a far traslochi in nero. Si chiama Michele e ha occhi chiari come il santo omonimo; ma ha dimenticato la spada. Sembra sempre sul punto di piangere. Puzza d'alcol. Mi mostra la sua ricchezza: un cellulare regalato. Nel sacchetto tiene le birre in offerta  comprate nel nuovo supermercato che inalbera festosi pennoni nel luogo dove un tempo c'era il campo di tennis dove sgonnellavano le ragazze ricche della città. Ormai siamo un paese di centri commerciali. Tra un po' ne costruiranno uno per educare i bambini al consumo e  gli adulti a essere bambini.
– Se continui a bere non risolvi niente, – filosofeggio.
– E che devo fare?
Mi dirà la verità ? Si sa che l'alcol fa brutti scherzi. Ma qui nessuno s'accorge di lui. E io, che posso fare? Gli do qualche moneta. Mi mostra il foglio della contravvenzione, ottanta franchi perché è stato scoperto sul treno «senza valido titolo di viaggio».
– Il poliziotto mi ha detto che se mi prende ancora una volta mi porta al carcere.
L'azzurro dei suoi occhi é sempre piovoso. Gli scrivo l'indirizzo di qualcuno che potrebbe aiutarlo.
– Scrivi anche in corsivo?
Sì – penso – scrivo anche in corsivo e sono appena stato a Como alla giornata della poesia: la conventicola dei poeti vivi. E qui questo disgraziato che puzza di birra e ieri notte ha dormito sotto la forsizia della chiesetta di Fatima, la Madonna che fa le grazie. E tornando dalla giornata della poesia – su ottantamila abitanti di Como e dintorni ci saranno state cinquanta persone, amici e parenti dei poeti oppure aspiranti poeti… –, tornando dal Sociale dove secoli fa ho visto Il giardino dei ciliegi di Cechov, ho trovato sul bus di linea quattro badanti filippine e due ragazzi slavi, anch'essi in tuta come questo siciliano. La domenica dei mezzi pubblici é per loro; tutti gli altri gasano sugli asfalti. E, sul bus semivuoto, ho stretto bene contro di me la borsa di pelle dove c'era un libro che porta due versi di un poeta persiano antico:

Se il dolore come il fuoco mandasse fumo
Il mondo sarebbe eternamente nella notte.

Ora di fronte a questo siciliano penso alla notte che cala, il pomeriggio di domenica, sui disperati. E un po' anche sui poeti che con le loro parole inascoltate danzano al buio.

Pubblicato il

11.06.2010 14:00
Alberto Nessi
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