Domenica e lunedì di Pentecoste, venditrici e venditori al lavoro

Due giorni festivi di apertura consecutive grazie alla nuova legge sulle aperture. E c'è chi chiede di più

I mercanti dei templi hanno avuto la meglio sullo Spirito santo. Niente pranzi con amici o gite di famiglia nel prossimo fine settimana allungato dalla festività del Lunedi di Pentecoste. Non per tutti, almeno. Dalla festiva commemorazione cattolica della discesa dello Spirito Santo è stato escluso il personale della vendita in Ticino, obbligato a lavorare il Lunedì di Pentecoste e la domenica precedente.

 

Tutto merito della nuova legge cantonale sugli orari di apertura dei negozi, voluta dal padronato e benedetta dal sindacato cristiano Ocst, annota il sindacato Unia nel volantino distribuito alle lavoratrici e lavoratori del ramo. La legge, definita dal sindacato «iniqua e ingiusta», prevede infatti la possibilità di aperture generalizzate tre domeniche l’anno e dei festivi non parificati alla domenica . Poiché quest’anno le classiche domeniche prenatalizie saranno solo due, hanno deciso di sfruttare la prossima domenica, aggiungendovi pure l’obbligo lavorativo al lunedì di Pentecoste. A beneficiarne sarà anche la grande distribuzione, indubbia vincitrice del contratto di lavoro siglato tra padronato e Ocst, non avendo dovuto concedere nessuna contropartita in cambio di orari allungati.

 

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Una grande distribuzione andata a gonfie vele durante l’anno pandemico, come attestano i dati economici di Migros Ticino appena pubblicati. Lo scorso anno, il fatturato della cooperativa regionale è cresciuto di 49 milioni (507 milioni in totale), mentre l’utile netto è quasi triplicato rispetto al 2019 (3.6 milioni).

 

Ma la nuova legge, entrata in vigore quest’anno, pare non soddisfi ancora gli appetiti del padronato che attraverso un’iniziativa parlamentare targata Partito liberale (Cristina Maderni prima firmataria), chiede di passare dalle tre aperture domenicali di oggi a quattro, di aumentare a 400mq la superficie dei negozi che possono tenere aperto la domenica (oggi 200 mq) ed estendere fino alle 19 l'orario in cui si può tenere alzata la serranda nei festivi. Il raddoppio della superficie è un assist alla grande distribuzione, ad oggi penalizzata dai limiti di grandezza che consentono le aperture sette giorni su sette, domeniche e festivi compresi, dei commerci dell’ottantina di località ticinesi (su 115 comuni) autorizzate dal governo perché considerate turistiche. Un limite di superficie pensato per salvaguardare i piccoli commerci, non condiviso dagli esponenti liberali. Tutto questo in un settore, la vendita, dove la legge più infranta è quella del lavoro.

 

Benché sia già entrata in vigore, sulla nuova legge degli orari di apertura pende ancora il ricorso inoltrato da Unia al Tribunale federale. Se il ricorso contro le aperture dei prossimi due giorni festivi non avrebbe alcun senso giuridico data la legge attuale, Unia ha informato le lavoratrici di voler fare altri ricorsi. «Facciamo ricorso alla coscienza dei consumatori, invitandoli a non recarsi nei negozi nei giorni festivi; facciamo ricorso alla storia del movimento operaio, costruitosi nella solidarietà e la lotta e facciamo ricorso al buon senso di tutte e tutti, nell’evitare di accalcarci nei centri commerciali nel periodo ancora delicato dal punto di vista sanitario».

 

Un ultimo ricorso Unia lo fa «alla decenza della grande distribuzione nel non privare i propri dipendenti dal diritto al riposo e la vita sociale». I bookmakers danno più probabile l’avvento dello Spirito Santo.

Pubblicato il

19.05.2021 16:39
Francesco Bonsaver