Dobbiamo cambiare

“Serve un cambiamento di rotta”. Questo motto sta all’inizio del progetto politico del Ps, mandato ultimamente in consultazione alle sezioni. “Dobbiamo cambiare” – non sarebbe questo un slogan più efficace? Forse gli autori del progetto avevano degli scrupoli a prenderlo in prestito dalla persona che lo ha abilmente utilizzato quasi otto anni fa per poter entrare in Consiglio di Stato. Ma siccome, adesso, il Ps vorrebbe a sua volta cambiare proprio nella direzione opposta di quella che, allora, intendeva la signora Masoni, mi sembra non solo legittimo ma pure logico che, oggi, i socialisti dicano “Dobbiamo cambiare”. Oggi il Ps ticinese può benissimo fare politica con degli slogan in voga, tempo fa, in altri partiti; lo prova anche il titolo “L’essere umano al centro”, inserito nel primo capitolo del progetto. Questa espressione, un quarto di secolo fa, stava molto a cuore al consigliere federale Ppd di allora Kurt Furgler. La pronunciava ad ogni momento, ma purtroppo il bel detto rimaneva per lo più una frase senza contenuto. Mi auguro che il Ps possa dare più concretezza a questo motto che nel suo progetto politico si riferisce all’economia. Il fatto di averlo scelto quale idea direttrice dimostra la grande fiducia degli autori nell’essere umano. Il livello e la qualità del benessere sociale, si legge nel documento, vengono presi quale unica misura per il successo economico; inoltre il lavoro – quello del salariato, dell’imprenditore, dell’artigiano – è considerato il vero motore di ogni processo di sviluppo, a differenza degli effimeri benefici che derivano dalle speculazioni finanziarie. Nel documento del Ps si trovano molte altre tesi interessanti e tanti stimoli per la discussione. Parlando della salute si nega l’assunto secondo cui più si consuma prestazioni sanitarie, più si è sani, poiché, stando a recenti studi sulla salute, sarebbero più determinanti il lavoro, l’ambiente in cui si vive e il grado di integrazione sociale. Come conclusione gli autori propongono di promuovere una politica intersettoriale che ponga la salute come bene fondamentale dell’individuo e come interesse della collettività. Qui però mi sembra che la fiducia nell’essere umano sia venuta a mancare. Perché si parla solo di misure da attuare e ci si dimentica dell’individuo e della famiglia? Quello che si legge nel documento sarà corretto, ma sulla nostra salute e sul nostro ambiente possiamo, in un ambito limitato, incidere anche noi singoli. Per esempio col cibo, con la maniera di prepararlo e di consumarlo, con il rispetto per le esigenze del proprio corpo che ha bisogno di tanto movimento, che vuol dire muoversi con le proprie forze. Se il progetto del Ps fosse in alcuni capitoli più impregnato dalla fiducia nell’essere umano, si troverebbero, forse, più persone disposte ad impegnarsi nella sua realizzazione.

Pubblicato il

15.11.2002 14:30
Beat Allenbach